Bene fa Marco Travaglio a ironizzare sulla incapacità della sinistra a muoversi in modo coerente.
Meno comprensibile è che trascuri le motivazioni che hanno portato i movimenti per la scuola pubblica e il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale a formalizzare il dissenso sulla scelta di Civati di lanciare
da solo i suoi personali quesiti referendari e l’appello a costituire invece un grande movimento unitario per consentire finalmente ai cittadini di esprimere la loro volontà.
Travaglio è certo informato che mentre Civati era ancora un indeciso parlamentare PD (cioè fino a qualche giorno fa) alcuni ‘ignavi’, in particolare del Coordinamento, si davano concretamente da fare presentando ricorsi sulle leggi elettorali regionali (volute dal PD), predisponendo il ricorso di incostituzionalità per lo stesso italikum, lavorando alla predisposizione di quesiti referendari che non corressero il rischio di essere respinti dalla Consulta e, soprattutto, tentando di dialogare con tutti i soggetti che, per le loro competenze e rappresentatività, possono garantire il successo di una campagna referendaria di questa importanza.
La responsabilità che Civati si è assunta, operando da solo e poi attaccando tutti coloro che non accettano di accodarsi a lui, è riuscire a raccogliere e presentare alla Cassazione, entro il 30 settembre prossimo (termine previsto dalla legge) almeno 500/600.000 firme. Impresa che, come sa chi ci è riuscito in passato, appare molto rischiosa tenendo conto dell’attuale periodo estivo.
Se, malauguratamente, la raccolta firme non riuscisse, si rischierebbe un effetto boomerang, che potrebbe impedire il successo di un ulteriore e più meditato tentativo. Per questo molti dei soggetti che pure lavorano per realizzare i referendum hanno ritenuto più opportuno non rischiare e impegnarsi invece per una iniziativa unitaria. Anche se il rinvio della presentazione dei quesiti (magari per sostituirli con altri più efficaci e centrati su non meno importanti problemi delle ‘riforme’ da cancellare) comporta lo slittamento di un anno, con inevitabili conseguenze negative.
Ci sono delle responsabilità in questa situazione che obbliga a scegliere fra la padella e la brace? Sicuramente sì e stanno proprio nella polverizzazione della sinistra, ma non si cancellano improvvisando iniziative che hanno il sapore di una scommessa di grande effetto mediatico.
Auguriamoci che Civati con questa sua decisione – politicamente….. sciagurata anche se formalmente ineccepibile – di accelerare i tempi del referendum senza consultare chicchessìa , si sia almeno posto il più elementare degli interrogativi di chi fa politica in modo serio e adulto : ‘ cui prodest ‘ ? E, da persona onesta qual è, si sia anche dato la risposta più ovvia : Renzi, diamine. E auguriamoci, quindi, che la cosa gli secchi un po’ e gli insegni che – qualche volta – confrontarsi con gli altri, soprattutto se tanto più esperti di lui, è ‘ cosa buona e giusta ‘.
Giovanni De Stefanis, Libertà e Giustizia-Napoli
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“Pippo”, cioè Civati, non ha affatto “scelto di stare da solo”: in realtà ha sollecitato per mesi altri partiti, movimenti, associazioni a partecipare alla stesura dei quesiti referendari e alla loro promozione, ma nessuno – nemmeno SEL o il M5S – ha risposto all’appello…
E’ evidente che la raccolta delle firme in piena estate non è ottimale; ma purtroppo è stata dettata dalla necessità. Solo in questo modo è possibile incidere sull’Italicum (o, se il quesito fosse dichiarato ammissibile, cancellarlo del tutto) prima che esso entri in vigore: nella nuova legge elettorale, infatti, è scritto che essa diventerà operativa il 1 luglio 2016; depositare le firme entro il 30 settembre serve a far tenere il referendum entro giugno 2016, magari associandolo alle amministrative o a quello costituzionale (con indubbi vantaggi, sia in termini di risparmio di denaro pubblico che di aiuto nel raggiungimento del quorum).
Il rischio di non raggiungere le firme necessarie esiste, soprattutto perchè molti non hanno voluto appoggiare l’iniziativa di Civati (che poteva essere arricchita da altri quesiti, o da proposte di modifica di quelli presentati da lui: ma nessuno si è fatto avanti fino al momento nel quale sono stati depositati… malgrado fossero stati annunciati fin da maggio. Chissà perchè…). Ho la sensazione che pochi abbiano voglia di spendersi e di “mettere la faccia” in un’operazione faticosa e il cui successo è tutt’altro che scontato.
Noi di Possibile ci impegneremo il doppio, per supplire alla mancanza di “compagni di strada” – sempre aspettandoli e pronti ad accoglierli con entuiasmo. Nessuno ha mai “attaccato chi non si accoda”: c’è stata una sollecitazione forte a partecipare, per il momento purtroppo non ascoltata. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire…