Le nostre colpe

02 Maggio 2015

In questi giorni di anormale democrazia, coloro (una evidente minoranza) che mal sopportano tale andazzo hanno detto tutto il male possibile di partiti, classe dirigente, parlamentari, ma non hanno colto a sufficienza l’altra faccia della medaglia: l’indifferenza, l’ignavia, il disinteresse, il disimpegno, l’assenza della stragrande maggioranza degli italiani.
Il disegno politico/istituzionale che fu di Berlusconi e che il PD di Renzi oggi sta realizzando, incanalando il paese in una fase che con una brutta parola viene indicata come “democratura” (una parvenza di democrazia su un potere forte gestito da una sola persona)

imageIn questi giorni di anormale democrazia, coloro (una evidente minoranza) che mal sopportano tale andazzo hanno detto tutto il male possibile di partiti, classe dirigente, parlamentari, ma non hanno colto a sufficienza l’altra faccia della medaglia: l’indifferenza, l’ignavia, il disinteresse, il disimpegno, l’assenza della stragrande maggioranza degli italiani.
Il disegno politico/istituzionale che fu di Berlusconi e che il PD di Renzi oggi sta realizzando, incanalando il paese in una fase che con una brutta parola viene indicata come “democratura” (una parvenza di democrazia su un potere forte gestito da una sola persona), passa ormai senza una reale opposizione e, appunto, nell’indifferenza della maggior parte degli italiani.
Oggi, il partito non partito che trionfa nei fatti è quello del “mi faccio i fatti miei e ciascuno si faccia i suoi senza rompere”. Ed il potere non può che giovarsene ed esserne immensamente felice.
La filosofia che sottende alla legge elettorale in votazione va proprio in questa direzione: non si pensa minimamente di creare le condizioni per un recupero della partecipazione, per dare maggior libertà di espressione, per assicurare maggior rappresentanza ai cittadini. Al contrario si approfitta di questo stato e ci si acconcia a trovare i meccanismi per far diventare maggioranza una minoranza anche esigua con cui si “vince” prendendosi tutto il piatto.
Sta nei fatti che il combinato legge elettorale/ riforme costituzionali porta non al superamento del bicameralismo perfetto (che da anni si chiede), ma al superamento dello stesso parlamentarismo ed apre ad un presidenzialismo di fatto per giunta senza quei necessari bilanciamenti di poteri che negli altri stati dove esiste si hanno.
Riassumendo.
Una legge elettorale come quella che avremo produrrà i 2/3 dei parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti (che, non dimentichiamolo, sono tutti, chi più chi meno, in piena deriva oligarchica e personalistica) ed uno di questi, con qualunque risultato, finirà con l’avere la maggioranza assoluta alla Camera ed il suo leader sarà automaticamente premier.
La riforma costituzionale consentirà a questo premier di avere nelle proprie mani tutto il potere: la Camera così formata diventerà luogo di ratifica delle decisioni del Governo (se non lo facesse, verrebbe mandata a casa) confondendo potere legislativo e potere esecutivo ed invertendo di fatto la questione della fiducia: non sarà più il Parlamento a concederla al governo, ma viceversa; il governo avrà nelle sue mani la possibilità di condizionare pesantemente gli attuali organi di garanzia essendo in grado da solo, in forza della sua maggioranza, di nominare il Presidente della Repubblica ( che avrà di fatto comunque meno poteri) e buona parte dei membri della Corte Costituzionale e del CSM, della “nuova” RAI, ecc., ecc.
Tutto ciò sta avvenendo nel sostanziale ossequioso consenso della stragrande maggioranza dell’informazione e nella pressochè totale indifferenza dei cittadini.
La cattiva politica ha rotto il rapporto fiduciario eletto / elettore trascinando con sé le stesse istituzioni e, in un quadro etico e culturale devastato da anni di qualunquismo sparso a piene mani, ha sostituito il valore del bene comune con l’individualismo che porta al disimpegno.
Nella storia l’individualismo è sempre stato foriero di pessime conseguenze: ricordiamoci che il fascismo in Italia non è stato un colpo di stato, ma il progressivo sgretolamento delle garanzie, l’indebolimento delle istanze e dei luoghi del dibattito e del confronto, la filosofia dell’uomo che decide e del popolo che obbedisce, la demonizzazione del pensiero diverso che, anziché arricchire, destabilizza e diventa nemico del progresso.
Ci sono evidenti e forti responsabilità degli uomini di cultura che hanno disertato per troppo tempo l’impegno sociale e politico, dell’informazione troppo spesso ossequiosa del potente di turno quando non addirittura a libro paga del padrone, di parte del potere economico e finanziario ( penso alle cooperative) che anziché fare argine alla dilagante corruttela vi si è miseramente accodato.
Ma tutto ciò e tanto altro ancora non giustifica la deresponsabilizzazione di ciascuno di noi e se il popolo non lo ha capito ed accetta, come sta facendo, di restare ai margini della vita pubblica e sociale in nome del proprio piccolo tornaconto di bottega, non ci sarà argine alla progressiva deriva oligarchica ma complicità in una storia non felice per la nostra democrazia.

* Alessandro Monicelli è coordinatore del Circolo LeG di Mantova

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