Filippo Civati, la sua gioia per la vittoria di Alexis Tsipras non è guastata dall’alleanza tra Syriza e i conservatori destrissimi del partito dei «Greci Indipendenti»?
«È una scelta che è un azzardo, ritengo. Dopo di che, in parte è anche fondata: la sfida di Tsipras è sulla lotta all’austerity, e da quel che capisco quel partito era l’unico partner che non avrebbe creato problemi. Ho visto che Formigoni, con molta ironia, fa confronti con le larghe intese italiane…»
Appunto: anche Renzi per fare le riforme, giustamente, fa il Patto del Nazareno. Tsipras sì, Matteo no?
«Intanto Tsipras ha vinto le elezioni, a differenza di Renzi. Che peraltro ha recuperato le larghe intese che c’erano con chi ha perso le elezioni, e deciso di farle durare per cinque anni. Sono paragoni del tutto inappropriati. Proprio volendo trovare una similitudine tra Grecia e Italia, se noi del Pd riuscissimo a trovare una forza politica disponibile a fare con noi una battaglia in una alleanza spuria, si dovrebbe pensare al M5S. Detto questo, ripeto, quello di Tsipras è un azzardo. Mi chiedo come farà a far marciare il governo su temi come l’immigrazione o i diritti civili. Ma in ogni caso quella tra Tsipras e Anel è un’alleanza programmatica limitata; da noi si è fatto un patto di legislatura per varare leggi e riforme su cui noi non siamo peraltro d’accordo».
Ci si chiede: in Italia si può ripetere l’operazione politica riuscita ad Alexis Tsipras?
«Non credo alle imitazioni. OggiAggiungi un appuntamento per oggi c’è ancora chi cerca di imitare Blair vent’anni dopo; prima si imitava Zapatero, ci si “obamizzava”, si confidava in Hollande… I suoi segreti sono stati un fortissimo radicamento sociale, e la capacità di unificare su una linea di nuova socialdemocrazia radicale un campo molto diviso».
E da noi? Serve una Syriza più moderata?
«Da noi bisogna ricostruire un centrosinistra che oggiAggiungi un appuntamento per oggi non c’è, innanzitutto per indisponibilità del Pd e per la divisione della sinistra».
Ma lei è interessato a un nuovo soggetto politico?
«Io sono interessato a un progetto di governo per cambiare le cose in modo radicale in Italia e in Europa. Con questo governo non credo che sia possibile riuscirci. Serve un progetto di governo e un progetto di coesione sociale. C’è un lavoro politico da fare, prima ancora di trovare un ipotetico candidato premier o individuare un progetto di organizzazione. Chiusa la vicenda del Quirinale, lavoreremo a questo programma di governo da sottoporre al Pd e alle forze di sinistra e centrosinistra. Siamo in tanti ad avere dubbi rispetto alle scelte del governo, ma l’elaborazione non si è ancora completata».
Il Quirinale, diceva. Lei propone Prodi.
«Io ho fatto una proposta altissima – Romano Prodi – solo i maliziosi possono leggere come un attacco al Partito Democratico. Mi pare la persona più autorevole per rappresentare il Pd e il Paese. Secondo, Prodi è anche quel centrosinistra di cui parlavo, e che non c’è. E in Europa sarebbe un interlocutore molto scomodo per certe impostazioni di iperausterity».
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