Assistendo da fuori alla tensione dentro il PD sulla riforma elettorale, e in particolare sulla questione se ci debbano essere candidati imposti dalle segreterie dei partiti penso che si possa dire che ci sono moltissimi cittadini che sostengono chi resiste alla madre di tutti gli inciuci (il patto Renzi-Berlusconi) e che spera che questi resistenti vadano fino in fondo, anche a costo di votare contro il rex. La fedeltà è alla costituzione democratica quando i suoi principi sono in ballo, non al partito o alla sua reggenza. Si deve far valere il principio che gli elettori devono poter sapere prima chi sono i candidati, anche per poter essere in contatto con loro dopo averli votati. Chi sono i rappresentanti della mia circoscrizione? E come posso rivolgermi a loro presentando problemi o istanze che ritengo rilevanti e sapere quindi di avere una voce udibile da parte di chi siede in Parlamento? Certo, i parlamentari sono liberi e non vogliamo imporre le nostre visioni o i nostri interessi; ma la loro libertà non contraddice il fatto che ad eleggerli siamo stati noi, e lo abbiamo fatto per varie ragioni, tra le quali quella per cui pensavamo che ci fosse una comunanza di propositi tra loro e noi, e quindi che avessero disponibilità ad ascoltarci quando esercitano liberamente il loro mandato. E’ questa circolazione di legittimità e di opinioni tra dentro e fuori le istituzioni che tiene la rappresentanza in rapporto con la partecipazione. Altrimenti, invece di elettori-cittadini, noi saremmo solo elettori. Voteremmo per poi tornare a fare il nostro lavoro, senza alcuna influenza e presumibilmente anche senza alcun interesse per quel che succede nelle istituzioni. Questa alleanza tra plebiscito e apatia è quanto il modello confezionato da Renzi e Berlusconi prevede e propone. Come un partito che si dice democratico può sostenere una posizione che minimalizza in maniera così radicale il suffragio? Qui non si tratta di Sinistra o non Sinistra; si tratta dell’interpretazione e dell’estensione della democrazia.
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