La riforma elettorale e quelle costituzionali del Senato e delle competenze legislative Stato/Regioni si sono intersecate e aggrovigliate in un’unica matassa. Sono riforme che hanno priorità diverse e che potevano essere affrontate separatamente. Col risultato che ora ci sono anche problemi di sincronizzazione temporale delle riforme stesse. Alla fine ci sorge il dubbio che forse bisogna cominciare col riformare i riformatori…
All’incontro con Nadia Urbinati, politologa e socia di LeG, c’erano tantissime persone e tutti, compreso il sottoscritto, siamo stati presi alla sprovvista quando la professoressa che insegna alla “Columbia University” ha esordito annunciando: oggi non spiego, interrogo…
Ai bei tempi si sarebbe sparso il terrore in aula ma stavolta eravamo tutti preparati ed è iniziato un dibattito teso e partecipato sulle annunciate modifiche alla composizione e al ruolo del Senato.
Composto da governatori e sindaci itineranti, ruolo di “garanzia”… tutto il pacchetto di riforme, incluso quella elettorale, forse porterà ad un sistema monocamerale nel quale una coalizione (o forse un unico partito) potrebbe avere una schiacciante maggioranza.
E’ la via italiana al presidenzialismo imperfetto?
Ci siamo interrogati sul tema e abbiamo convenuto che occorre fare qualcosa, riformare gli apprendisti riformatori, chiedere a gran forza una legge che definisca cos’è un partito e i requisiti minimi di etica, legalità e democrazia per cui un'”associazione non riconosciuta, priva di personalità giuridica e con limitata autonomia patrimoniale” si possa definire tale e possa accedere ai finanziamenti pubblici.