la sua nomina a Ministro della Giustizia ci era sembrata una cosa potenzialmente positiva. Seconda donna nella storia repubblicana al dicastero di via Arenula. Ci erano sembrati una garanzia la sua competenza e il suo passato di prefetto al servizio delle istituzioni, la sua aggressione ai patrimoni mafiosi e la decisione di sciogliere per infiltrazioni criminali il comune di Reggio Calabria. Ma gli ultimi avvenimenti, le sue telefonate a Giulia Ligresti, la sua storica amicizia, di cui siamo venuti a conoscenza solo ora, con una famiglia che ha turlupinato migliaia di investitori traendone illeciti profitti, non si conciliano con la sua carica. Anche se non si configurano al momento fatti penalmente rilevanti la sua figura politica e istituzionale ci appare irrimediabilmente incrinata. Speravamo che la sua sensibilità di donna l’avrebbe indotta a comportamenti più trasparenti, lontani da logiche di potere per il potere e che avrebbe potuto essere un esempio per tutti. Così non è stato e anche se come pare lei rimarrà al suo posto, non avrà, per quel che conta, né la nostra stima né la nostra fiducia.
Le donne di Libertà e Giustizia