Mercoledì 17 luglio 2013, mattino presto: è il giorno della retata dei Ligresti. Salvatore, il capostipite, rimane bloccato in casa ai domiciliari, a Milano. La figlia Jonella, è nel Tanka village di Costa Rei e viene trasferita nel carcere di Cagliari. La sorella Giulia viene spedita al penitenziario di Vercelli. L’unico che riesce a sfuggire all’arresto è il fratello Paolo: da venti giorni, strana coincidenza, è diventato cittadino elvetico.
Mercoledì 17 luglio 2013 ore 16.42: la ministra Cancellieri alza la cornetta e chiama la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni. «Sono Annamaria, sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene…ho sempre detto: ora la vado a trovare, ora la vado a trovare. Ma poi non so manco come mi chiamo». La compagna di Salvatore Ligresti piange e si dispera. Nel tentativo di consolarla il ministro della giustizia si lascia andare: «Ah senti, non è giusto, non è giusto, lo so… Guarda, qualsiasi cosa possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda sono veramente dispiaciuta».
La segnalazione delle precarie condizioni di salute di Giulia Ligresti sono di un paio di settimane dopo, tanto che il 7 agosto, il gip di Torino respinge la prima richiesta di revoca degli arresti in carcere per Giulia.
E’ il 17 agosto quando Gabriella Fragni dà questa indicazione ad Antonino Ligresti «Vorrei che tu raggiungessi quella nostra amica. Penso che potrebbe fare qualcosa ». L’amica ministro risponderà: «Ho fatto la segnalazione».
Il 28 agosto Giulia Ligresti viene scarcerata.