Nella condotta del ministro Cancellieri con riguardo alla famiglia Ligresti colpisce l’apparente indifferenza per il contrasto, a nostro avviso evidente, tra il ruolo pubblico e i legami privati. Quand’anche l’intervento presso gli uffici competenti, al fine di segnalare il caso della detenuta Giulia Ligresti, risultasse inquadrarsi in una serie di analoghi interventi posti in essere dal ministro per detenuti a lei meno vicini, rimane inescusabile la telefonata partita dal ministro e diretta alla moglie di una persona imputata di gravi reati e per ciò stesso da poche ore arrestata. L’improprietà di questa telefonata, l’incapacità di vedere come la grande responsabilità pubblica di cui il ministro Cancellieri è investito sia inconciliabile con le parole pronunciate in quell’occasione – “non è giusto” “sono a disposizione” – ci fanno ritenere che il ministro Cancellieri dovrebbe, domani in Parlamento, fare pubblica ammenda e riconoscere la distanza che corre tra la sua condotta in questo caso e la condotta che si richiede ad un pubblico funzionario del suo livello. Subito dopo, trarne le conseguenze.
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