«CARA Sandra, rispondi un po’ a queste accuse contro di te, che tanto ricorrono in certi ambienti: è vero che sei una conservatrice? Che ti attardi nella difesa di una Costituzione che va invece riformata, che invece di mettere una pietra sul passato e guardare avanti fai di tutto per ostacolare la pacificazione nazionale? ». Comincia così, con una sorta di gag provocatoria, «da avvocato del diavolo», la presentazione di Gustavo Zagrebelsky, ieri a Leggere per non dimenticare, de «Il gioco grande del potere », il nuovo libro di Sandra Bonsanti dedicato ai grandi misteri insoluti d’Italia, ripercorsi attraverso gli articoli e i taccuini messi insieme in 40 anni di lavoro giornalistico su tutti i fronti caldi della politica e della cronaca giudiziaria nazionale. Un’operazione della memoria offerta all’oggi «per non perdere la speranza», dice l’autrice, replicando al suo interlocutore che la incalza dando voce ai detrattori della ricerca della verità, accusandola, a nome loro, di aver scritto un libro «senza speranza e con molti rimpianti». E nonostante, le riconosce il costituzionalista, «la tua attività instancabile come presidente di Libertà e giustizia sembri dimostrare il contrario…». «Nel nostro paese c’è stata gente che ha seminato talmente tanto, che non è possibile che non sia rimasto qualcosa » è la replica della Bonsanti, che sta al gioco e accetta di indossare i panni dell’«accusata», spiegando così anche il suo impegno sul fronte dei grandi misteri italiani: «Guai rassegnarsi all’idea che in questo paese non ci sia più niente da fare».
PUR non essendo il suo «un libro con delle verità, ma piuttosto pieno di domande» spiega Bonsanti, l’intento è stato di «rintracciare il filo che, dall’immediato dopoguerra, arriva fino ai nostri giorni», legando fra loro fatti e misfatti nazionali: dal modo di configurarsi della politica italiana nell’era dei blocchi contrapposti, col «più grande partito comunista dell’occidente e il conservatorismo anche fascista che si infiltra nei gangli dello Stato», su su, attraverso lo stragismo e il caso Moro, la P2 e gli attentati di mafia dell’92, fino al famoso incontro del ’93 ad Arcore fra Berlusconi e Craxi alla presenza del «garante » Dell’Utri, al patto fra potere mafioso e potere politico con cui si fanno ancora oggi i conti. Il tutto in presenza di una «Costituzione ‘miracolo’», dice Bonsanti, «fatta da esponenti di parti politiche diverse», che per dotare l’Italia della sua legge fondamentale «furono capaci di abbassare le armi ». Ma a cui ora si vuole metter mano perché, come ricorda Zagrebelsky, «tutto è cambiato». Da qui l’accusa di «conservatorismo» e «antipolitica» rivolta a chi, come Bonsanti e le associazioni scese in piazza in difesa della Carta, cerca di difenderla da chi vuole modificarla in senso presidenzialistico. E quanto alla «pacificazione», «per me» chiarisce Bonsanti, «si fa solo facendo luce davvero sui grandi segreti, non dimenticandoli». Oggi intanto all’Istituto turistico Marco Polo (ore 10), Marisa, la sorella di Angela Fiume, la mamma morta con le sue due bambine nell’attentato dei Georgofili, incontra l’Associazione familiari delle vittime e i vecchi compagni di classe di Angela.