Assalto alla Costituzione, la maggioranza sfonda

05 Luglio 2013

Il ddl della riforma lunedì in aula: corsa con dibattito (quasi) azzerato per chiudere entro ottobre. Corrono, per stravolgere la Costituzione a tempo di record. Dimezzando i tempi dell’articolo 138 e riducendo ai minimi termini il dibattito in Parlamento.

Corrono, per stravolgere la Costituzione a tempo di record. Dimezzando i tempi dell’articolo 138 e riducendo ai minimi termini il dibattito in Parlamento. La tabella di marcia della maggioranza ha tempi chiari: il ddl costituzionale va approvato tra fine ottobre e inizio novembre, per poi lasciare tutto in mano a un comitato di 42 persone, libere di riscrivere la seconda parte della Carta senza vincoli e regole. Il governo delle larghe intese va dritto che è un piacere, sulla riforma della Carta. Martedì scorso in commissione Affari Costituzionali, in Senato, Pd e Pdl si sono rimessi d’accordo dopo qualche giorno di broncetti reciproci. Soppresso l’emendamento Bruno, capogruppo berlusconiano che voleva infilare nella riforma il titolo IV (quello sulla magistratura) e spazio a quello di Anna Finocchiaro (Pd), relatrice del testo, che mette qualche paletto: la parte sulla giustizia non verrà toccata, salvo che per le norme “ strettamente connesse ” a quelle che verranno mutate. Parecchie, visto che si parla dei titoli I, II, III e V della parte seconda.
Per il resto, tutto confermato: compreso lo stop a una nuova legge elettorale in sintonia coi contenuti della riforma (ma c’è qualche malpancista) e compresa la deroga al 138. “ Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi ” recita la norma. Bene, il ddl riduce l’intervallo a 45 giorni (ma nella prima versione era appena un mese). “ Noi avevamo provato a fermarli con una ventina di emendamenti, ma i numeri sono dalla loro parte ” spiega Loredana De Petris (Sel), che parla di “ atto di propaganda ” della maggioranza: “ Con la deroga al 138 hanno voluto dimostrare che si accelera e che questa volta porteranno a casa la riforma”. Non basta: “ Il ddl vieta la possibilità di sub-emendamenti in aula da parte di singoli parlamentari, con una lesione del diritto di rappresentanza di ogni eletto”.
In Senato o alla Camera, a proporre modifiche al testo potranno essere solo i capigruppo, 10 senatori o 20 deputati. A Palazzo Madama il ddl approderà già lunedì, perché la maggioranza ha imposto la procedura d’urgenza. L’obiettivo è quello di approvare il testo entro il 15 luglio. De Petris: “ Noi di Sel presenteremo subito la pregiudiziale d’incostituzionalità: ovviamente non passerà, ma almeno costringeremo tutti a prendersi le proprie responsabilità politiche, perché questa volta non si voterà per alzata di mano”. A dire no al ddl c’è anche il Movimento 5 Stelle, che in commissione aveva presentato 103 emendamenti. “ Chiedevamo che i cittadini venissero consultati preventivamente sulla riforma, ma ovviamente hanno cassato tutto”, ricorda il senatore Francesco Campanella. Che pone un altro tema: “ Il testo istituisce il comitato dei 42 (20 deputati e 20 senatori, più i due presidenti delle commissioni Affari costituzionali, ndr) secondo un meccanismo non chiaro. Ci si baserà sulla consistenza numerica dei gruppi e sui voti presi dalle liste, ma di fatto siamo su un piano discrezionale”. Ma in aula i 5 Stelle cosa faranno? “ Ripresenteremo i nostri emendamenti, per cercare almeno di ritardare un po ’ i tempi. Ormai abbiamo capito che dobbiamo tornare nelle strade, per coinvolgere i cittadini. La prospettiva è quella di raccogliere le firme per un referendum contro il ddl”.
Una consultazione ampia è quello che propone anche Antonio Ingroia, fondatore di Azione Civile, che ieri ha inviato una lettera a Epifani, Grillo e Vendola : “ Chiedo loro una moratoria sulla riforma : fermiamo tutto, e sentiamo prima cosa ne pensa la gente attraverso delle primarie sui contenuti”. Ingroia ricorda che Azione Civile “ è nettamente contraria a questa riforma, che punta al semi-presidenzialismo”. Ma precisa : “ Ora il nodo principale è il metodo: il compito di riscrivere la Costituzione verrà affidato a una commissione extraparlamentare di 42 persone. Le aule verranno ridotte a meri notai”. E poi c’è la deroga al 138. “ Un fatto grave – sostiene l’ex pm – anche perché a detta di molti costituzionalisti questo articolo non può essere modificato o derogato. Di fatto, l’articolo 138 sancisce la differenza tra Costituzione rigida (modificabile solo con una procedura speciale, ndr) e flessibile (per cui basta una legge ordinaria, ndr) ”. Timori che non incidono sul programma della maggioranza. Il ddl lo dice nero su bianco: la riforma va approvata entro 18 mesi. I tempi ci sono. La volontà del governissimo anche. Anzi, di più.

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