LA SINISTRA, con 5mila persone ieri in piazza Santo Stefano per la manifestazione di Libertà e Giustizia, riparte da Bologna e dal referendum per sui fondi alle materne private che ha visto vittorioso il comitato promotore contro le larghe intese Pd-Pdl-Curia. «Quel referendum ha un valore nazionale» grida il leader Fiom Maurizio Landini dal palco, davanti a una piazza Santo Stefano gremita, mentre Stefano Rodotà sferza la giunta: «Tenga conto del referendum. La politica è stata cieca ad opporsi alla gente». LA SINISTRA riparte da Bologna e dal suo referendum contro i fondi alle materne private. Un referendum che «ha un valore nazionale e da cui bisogna partire» grida il leader Fiom Maurizio Landini dal palco, davanti a una piazza Santo Stefano gremita di 5mila persone (10mila per gli organizzatori), mentre Stefano Rodotà, sostenitore della prima ora dei referendari bolognesi, punta il dito contro «la politica che non ha capito nulla quando s’è opposta in modo cieco a quella consultazione ». È un bagno di folla la manifestazione di “Libertà e Giustizia”, riunita insieme a tanti vip e alle oltre 100 associazioni che hanno aderito per dire che la Costituzione “Non è cosa vostra”.
Tutti a Bologna, dove un piccolo referendum fa sperare in una nuova sinistra nazionale e fa paura al centrodestra del candidato a sindaco di Roma Gianni Alemanno, che bolla la consultazione bolognese come «inutile e pericolosa ». Invece sotto le Torri si parte da lì, dalla vittoria del piccolo Articolo 33 contro le “larghe intese” tra Pd-Pdl-Curia, per andare verso un nuovo movimento o una «Rete» come quella evocata da Gustavo Zagrebelsky. «Credo si debba tenere conto della consultazione – detta Rodotà alla giunta e al Pd – Il risultato è una volta di più il segno che tante volte la politica ufficiale non capisce quello a cui credono i cittadini. E questa volta i cittadini credevano nella Costituzione. Come ha detto Prodi, che era per la B, una volta che ha vinto l’opzione A ora bisogna tenerne conto». Più duro quando sale sul palco, dove accusa di «cecità » la politica che s’era opposta alla consultazione, che non ha capito ciò che chiedeva la città.
Annuisce Sandra Zampa, portavoce di Romano Prodi e deputata Pd presente, insieme all’assessore del Comune Amelia Frascaroli. Non c’è il Professore, che abita a due passi, in via Gerusalemme: è stato invitato alla manifestazione, «ma non è a casa oggi» dice la Zampa. Né si sbilancia sull’ipotesi che ieri circolava, secondo cui i prodiani lascerebbero il Pd, nel caso il congresso andasse male: «Non andiamo da nessuna parte adesso. Le cose inoltre cambiano continuamente. Forse anche Renzi si candida a segretario, bisogna capire come va il congresso». Difficile quindi che la strada della nuova sinistra che ieri ha provato a contarsi, tra il leader di Sel Nichi Vendola, Salvatore Settis, Roberto Saviano, Antonio Ingroia e Susanna Camusso, possa unirsi a quella dei prodiani, per adesso. Intanto però nella piazza c’è tanta sinistra bolognese. C’è il deputato Pd Sergio Lo Giudice, e molti esponenti di Sel, come Milena e Gianguido Naldi. C’è la portavoce bolognese di OccupyPd Elly Schlein, e Pippo Civati, solo pochi giorni fa a Bologna per l’analisi del voto e in corsa per la segreteria. E c’è anche il Movimento 5 Stelle. Grillini che siedono in parlamento, come il modenese Michele Dell’Orco, che «conferma la sua fiducia a Rodotà» nonostante Grillo, ed ex grillini come Giovanni Favia, che sorride: «Bello vedere tanta gente in piazza. Ecco quello che poteva essere il Movimento, se fosse stato democratico».
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