Bernardi e Onida. Le dieci condizioni per la crescita

20 Maggio 2013

L’industria italiana si salverà se saprà esportare. I segnali positivi, in una situazione economica difficile come quella attuale infatti, arrivano soprattutto da aziende che si propongono con decisione e metodo sui mercati esteri. E’ quanto emerso nell’incontro “La crisi economica italiana nel contesto europeo: le possibili vie d’uscita”, organizzato dal circolo “Libertà e giustizia” di Bassano e Vicenza

L’industria italiana si salverà se saprà esportare. I segnali positivi, in una situazione economica difficile come quella attuale infatti, arrivano soprattutto da aziende che si propongono con decisione e metodo sui mercati esteri. È quanto è emerso durante l’incontro dal titolo “La crisi economica italiana nel contesto europeo: le possibili vie d’uscita”, organizzato dal circolo “Libertà e giustizia” di Bassano e Vicenza presieduto da Enrica Visintainer. Sono intervenuti Fabrizio Onida, docente di economia internazionale all’università Bocconi di Milano, già consigliere Cnel e presidente Ice, e Francesco Bernardi, presidente del raggruppamento bassanese
di Confindustria Vicenza. «Tra i tanti dati negativi sulla nostra economia – afferma Onida – ve ne sono alcuni di positivi. L’Italia per esempio rimane il secondo Paese esportatore in Europa nell’ambito manifatturiero, dopo la Germania, ed è il primo a livello mondiale in alcune nicchie di prodotti». «C’è un cosiddetto “quarto capitalismo” – prosegue – formato da gruppi medio grandi, che lavora bene con l’estero perché non si limita a esportare in Europa, quale sarebbe la tendenza italiana, ma guarda anche ai mercati in via di espansione come Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Turchia ed Emirati Arabi Uniti». È sbagliato quindi giudicare negativamente le imprese
che fanno investimenti all’estero e creano lì nuove sedi, secondo Onida, perché sono quelle le industrie in grado di aumentare l’export e l’occupazione anche in Italia. «Un’azienda che non si muove per cercare e conoscere i mercati emergenti – concorda Bernardi – si fa del male, perché solo in questo modo può crescere». Difficilmente però questa strada è percorribile da società piccole, in quanto richiede un impiego di capitale umano e finanziario non indifferente. «Nella nostra zona il 90 per cento delle aziende ha meno di dieci dipendenti – sottolinea Bernardi – e purtroppo persiste molto individualismo tra gli imprenditori. Spesso si lavora conto terzi, senza un proprio brand». Nonostante ciò la provincia di Vicenza è al secondo posto in Italia per densità
industriale e Bassano è la seconda città in provincia, dopo il capoluogo. Bernardi ha indicato quindi le dieci condizioni ideali perché l’industria prosperi: spirito e cultura imprenditoriale diffusi, mercato interno attivo, un sistema della giustizia che funzioni, sicurezza, imposizione fiscale equilibrata, burocrazia non onerosa, un governo con un chiaro ruolo di indirizzo, legislazione del lavoro snella, flessibile e stabile, capitale umano con giusta formazione e disponibilità di credito alle aziende.

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