Quanto vale Kakà sul tavolo elettorale? Berlusconi le studia tutte nella speranza di portare a termine la “grande rimonta”. I suoi sondaggisti non si limitano a valutare gli effetti della guerra sulle liste, che ha squassato il corpaccione del Pdl. Esaminano anche i contraccolpi che può avere sulla politica berlusconiana il calcio-mercato. Ecco: il ritorno al Milan dell’ex Pallone d’oro farebbe salire di qualche punto i consensi. Dunque, mentre annuncia di voler abbassare le tasse, minaccia i giudici e prepara un nuovo “Contratto con gli italiani”, fatto di altre inverosimili promesse, il Cavaliere non trascura gli umori dell’elettore-tifoso. Può apparire inverosimile, ma le cose stanno così. Tutto per lui offre nuove possibilità di partenze. Guardiamo a come ha trattato la questione degli “impresentabili”, quei gantuomini che, da Cosentino a Dell’Utri, dovrebbero frequentare luoghi ben diversi da quelli delle aule parlamentari. Il discorso è stato chiaro, fino alla brutalità: restano fuori dalle liste non in quanto “indegni”, ma perché potrebbero far perdere voti. Il criterio non è quello della pulizia e della trasparenza. E, del resto, come potrebbe adottarlo un leader di partito che, a sua volta, è imputato in tre processi? Vale, per il Cavaliere, solo il calcolo delle convenienze elettorali. Con Cosentino e Dell’Utri fuori, si perde qualcosa in Campania e Sardegna, ma si guadagna in Lombardia e in Veneto, quella parte del paese che non si può lasciare al centrosinistra, dove si è rinsaldata l’alleanza con la Lega e anche l’elettore del centrodestra avverte sofferenza per ruberie e scandali.
Insomma, resta immutato il modello del partito padronale. Qualche volenteroso ha cercato di trovare elementi di novità nella resistenza che agli “impresentabili” ha opposto il segretario del Pdl, Angelino Alfano. In realtà, però, nulla Alfano ha fatto senza il tacito consenso del Cavaliere. Berlusconi ha dovuto accettare qualche compromesso, ingoiare qualche rospo. Ma alla fine ha imposto il suo metodo. Certo, non è più il capo onnipotente. Ma è ancora lui quello che distribuisce le carte. Nel quartier generale del Pdl si è convinti che anche quest’ultima prova sia stata brillantemente superata. I sondaggi nelle mani di Berlusconi gli darebbero un distacco da Bersani di soli sei punti, differenza che può essere ulteriormente ridotta, fino ad annullarla. D’altra parte, per lui, il problema non è quello di dire cose credibili. Ma di rendere credibili le bugie che racconta. Allo scopo, il nuovo “Contratto con gli italiani” sarebbe pronto. Da presentare a giorni.
Non osiamo pensare a cosa ancora sentiremo da qui alla chiusura delle urne. C’è chi consiglia di non prendere sul serio le varie sortite di Berlusconi. Però, non sarebbe prudente neppure prenderle sotto gamba. Non è pensabile che possa vincere le elezioni. Ma non è da escludere che possa pareggiarle, grazie al Porcellum. La partita si gioca al Senato, dove basta che il centrosinistra perda delle “zero virgola” nelle regioni chiave (Lombardia, Campania e Sicilia) perché, pur godendo di una media nazionale nettamente superiore, la sua vittoria sia vanificata. E’ su Palazzo Madama che il Cavaliere concentra i suoi sforzi: quanto meno per sopravvivere e poter trattare quanto gli serve sul terreno della giustizia. Vedremo. Certo è che Berlusconi non mollerà fino all’ultimo. E che il centrosinistra deve mettere in atto le sue contromosse. Ultimamente ha dato l’impressione d’essere rimasto un po’ fermo, dopo il grande entusiasmo delle primarie. Ora, sembra che Bersani voglia riprendere l’iniziativa. La politica richiede chiarezza e coerenza. Ma deve anche comunicare energia per saper arrivare agli elettori.