Vorrei ringraziare il Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, per la lettera, molto articolata e meditata, qui allegata, aggiungendo un particolare ringraziamento anche a Michele Sarli e agli altri amici del Circolo Pd di Gubbio centro, che in occasione di un incontro su “Bellezza e giustizia” da loro organizzato, mi hanno consegnato la lettera in questione. Essa risponde in effetti a una Lettera aperta (che avevo indirizzato al Segretario del Pd in occasione della sua venuta a Milano, a un incontro con Libertà e giustizia, nello scorso mese di luglio), sulle devastazioni irreversibili dei nostri paesaggi storici, una fra le poche risorse anche economiche rimaste al futuro di questo Paese, provocate purtroppo in modo ormai bipartisan, da una ventina d’anni almeno, da troppe amministrazioni locali – comunali, provinciali, regionali – dedite a cementificazioni, lottizzazioni, consumo di suolo e dissipazione di risorse comuni (litorali e spiagge, pinete, colline, montagne, borghi storici, siti archeologici attuali e virtuali, parchi faunistici e botanici): paesaggi insomma che costituivano il volto stesso dell’Italia ed erano considerati patrimonio dell’umanità.
Oggi la notizia di due fatti di segno opposto, che meritano tutta la nostra attenzione, ci aiuta a vedere l’estrema attualità, anzi l’urgenza, di mettere a fuoco con precisione le questioni che la lettera di Bersani ripropone, e di sviluppare un’opposizione adeguata e adeguati programmi alternativi in materia.
Da un lato si prevede purtroppo per questi giorni, se non ci sarà una valida opposizione, l’approvazione del “secondo pacchetto di semplificazioni” per lo sviluppo e la crescita, che con berlusconiano abuso di linguaggio chiama purtroppo “semplificazioni” quelle che sono a tutti gli effetti abolizioni di vincoli ambientali e paesaggistici. Il pacchetto prevede infatti, sotto l’ingannevole titolo “Snellire le procedure burocratiche”, la re-introduzione del principio del silenzio-assenso (dove vige attualmente invece il silenzio-rifiuto) da parte dei Comuni del permesso di costruire in caso di esistenza di un vincolo ambientale, paesaggistico o culturale, e addirittura la cancellazione dell’ obbligo per i sindaci indire conferenza dei servizi in assenza del parere delle soprintendenze (Fonte: “Corriere della sera”, 18 settembre, pagina 6, pezzo non firmato).
Dall’altro lato occorre segnalare il disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo (“Decreto Salva-suolo”) proposto dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Mario Catania, che è stata approvato il 14/09 in via preliminare dal Consiglio dei Ministri. Oltre a una serie di misure per porre fine all’andazzo che ha portato all’aumento del 166% del territorio nazionale edificato dal 1956 al 2012, con un aumento che si calcola oggi in cento ettari al giorno, il Ddl Catania contiene un punto potenzialmente rivoluzionario, e che bisognerebbe vegliare con estrema attenzione a che non sia cancellato nella fase finale. E cioè l’abrogazione della norma che consente che gli oneri di urbanizzazione siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale. E’ infatti soprattutto questo “permesso” che sta inducendo i Comuni, prosciugati dalla sciagurata abolizione dell’ICI, a distruggere l’Italia a furia di cemento, per assolvere alle spese correnti.
Ecco perché mi permetto un’unica osservazione a commento della parte della riflessione di Bersani che riguarda le misure concrete previste dal Pd in questo settore, come ad esempio “battersi insieme contro i tagli lineari, per eliminare la piaga dell’uso degli oneri di urbanizzazione al fine del sostegno di bilanci sempre più grami”. Non basta adoperarsi contro le tentazioni, occorre proprio proibire di cedervi se veramente la si vuole eliminare, questa piaga. Su questo punto il Ddl Catania è più avanti del programma del Pd: voglia il cielo che questo non sia un cattivo auspicio quanto alla grande speranza che il Decreto Salva-suolo venga approvato definitivamente nella sua integralità, compreso questo punto – che da solo equivale a una rivoluzione verso la virtù.