Non mangiamoci il nostro territorio

22 Febbraio 2012

Non possiamo più delegare a ‘terzi’ i temi che riguardano l’uso della risorsa territorio. Dobbiamo trovare le energie per dedicare parte del nostro tempo a questi argomenti ed essere ‘intransigenti’ con chi specula sul paesaggio offendendolo, e come Sara Simeoni nel ’78 ‘volare sul tetto del mondo’.

Sì, lo ripetiamo da tempo, non possiamo più delegare a ‘terzi’ i temi che riguardano l’uso del territorio, l’uso della risorsa territorio. Dobbiamo trovare le energie per dedicare parte del nostro tempo a questi argomenti ed essere ‘intransigenti’ con chi specula sul paesaggio offendendolo.
Quando alcuni esperti ci hanno raccontato la ‘fragilità del nostro territorio’, durante l’incontro organizzato da Libertà e Giustizia del 6 dicembre 2011 a Firenze, quello che maggiormente ci ha stupito, è sentir dire che molte delle catastrofi naturali che si sono verificate, erano prevedibili e che possediamo le conoscenze culturali e tecniche per difenderci da questi eventi.
Associazioni, Centri di Ricerca, Movimenti Ambientalisti, Professionisti e pure l’Associazione Nazionale Costruttori, suggeriscono che la ricerca e l’innovazione tecnologica, passa attraverso l’idea di una “città nuova” che dovrà essere pianificata coniugando la necessità di preservare il territorio e mettere un serio freno al consumo di suolo; sviluppo e trasformazioni urbane improntate alla manutenzione, alla riqualificazione energetica degli edifici, a garantire ambienti urbani più vivibili, più verdi e più adeguati alle esigenze dei cittadini”.
Tutti gli argomenti che hanno a che vedere con le programmazioni e le trasformazioni di un territorio, devono essere considerati di pubblico interesse e quindi ampiamente trattati e diffusi, non possono essere patrimonio culturale dei soli addetti ai lavori e non possono essere utilizzati per rispondere a mere valutazioni di bilancio.
Le conoscenze culturali e tecniche le abbiamo, le sensibilità e le coscienze sono progredite e nel frattempo si sono già adeguate a un possibile cambiamento di rotta, cosa manca per fare quel salto di qualità?
Che bello sarebbe se anche i politici potessero guardare verso orizzonti temporali più lunghi di quello che passa tra una elezione e l’altra, verso ipotesi di crescita globali, aperte e lungimiranti… e come Sara Simeoni nel ’78 ‘volare sul tetto del mondo’.

Leggi anche l’articolo del Sole 24 Ore

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