Il ribellismo siciliano è sempre stato portatore di disgrazie. Anche per l´Italia. Ogni volta che laggiù si parla di «zona franca» e rigurgiti indipendentisti si materializzano con moti di rivolta, c´è da stare sicuri che non si annuncia mai nulla di buono. La sommossa partita dall´isola – per fame e per disperazione dicono loro, gli insorti – è una febbre che ha contagiato il resto del Paese. Dalla Calabria al Piemonte, l´Italia è ferma. Sta accadendo tutto in questi giorni, con rivendicazioni e obiettivi che solo apparentemente sono gli stessi. In Sicilia si è acceso un fuoco che sarà molto difficile da spegnere.
La testa del serpente è lì. Non sappiamo se dietro ai disordini «ci sia la mafia», come ha subito avvisato il presidente di Sicindustria Ivan Lo Bello. Di certo ci sono forze e milizie che hanno bisogno di farsi vedere, di farsi riconoscere a Roma da Monti e dal suo nuovo governo. Vogliono aprire un «tavolo». I blocchi dei padronicini e dei “forconi” portano solo un messaggio: siamo qui e siamo tanti, voi di Roma dovete fare i conti con noi.
Noi chi? E´ la solita Sicilia che cambia e non cambia mai. Con un Pdl allo sbando, con un Berlusconi che non è più garante e non è più condottiero, il ventre molle dell´isola ha la necessità di una sua rappresentanza. E quali facce e quali personaggi più adeguati e convenienti avrebbero potuto simboleggiare meglio questa voglia di «rivoluzione», se non questi vecchi arnesi del sottobosco politico siciliano?
Mariano Ferro, allevatore di cavalli di Avola, ex Forza Italia, ex Movimento per l´autonomia, in buoni rapporti con l´ex ministro dell´Agricoltura Saverio Romano sotto inchiesta per mafia. Giuseppe Richichi, quello di Tir selvaggio, consulente di Totò Cuffaro quando era il padreterno della Regione prima di finire a Rebibbia. Martino Morsello, un passato da socialista, ma un presente di estrema destra con Forza Nuova.
Eccoli gli uomini senza macchia e senza peccato che innalzano barricate, la “Forza d´Urto” che marcia su Roma sputando sulla «vecchia politica», scavalcando sindacati e associazioni di categoria.
E´ una Sicilia dei Gattopardi raffigurata, questa volta grossolanamente ma efficacemente, da questi uomini che hanno messo in ginocchio una regione con i suoi cinque milioni di abitanti. Sono cresciuti tutti nel brodo del sicilianismo reclamizzato negli ultimi anni dal governatore Raffaele Lombardo, anche lui un altro ferro arrugginito della Dc più preistorica ma che è riuscito furbescamente a riciclarsi come moderno.
Il 13 marzo del 2008, alla vigilia della sua trionfale elezione a Palazzo d´Orlèans, era nella sua patria – Caltagirone – davanti a un coloratissimo carrettino siciliano con issato un grande cartello: «Benzina a metà prezzo in Sicilia». Lo stesso slogan gridato in questi giorni a ogni incrocio fra Palermo e Catania. Come quell´altro, di ieri mattina: «Vogliano una moneta siciliana». Il governatore Lombardo non è solo in questa battaglia secessionista. C´è anche l´ex uomo immagine di Berlusconi a Palermo, Gianfranco Micciché. Da Forza Italia al Pdl, dal Pdl al “Grande Sud”. Un altro «rinnovatore».
In nome della Sicilia ai siciliani.
Perciò dovremo farci i conti altresì con il vasto sottobosco neofascista e quello massonico affaristico deviato, che in questi vent’anni è giunto al potere mascherandosi da democratico,di fatto avviando l’opera di demolizione della Costituzione repubblicana del 1948… con il contributo,purtroppo,di una classe dirigente allocata nei partiti di sinistra,alquanto miope e incapace di condurre una politica efficace tendente a limitare i danni all’economia,alla libertà e alla giustizia prodotti dallo strapotere mediatico abusivo in mano ad un solo protagonista della vita politica del Paese a cui è stata consegnata con tanta dabbenaggine la chiave della cassa dello Stato.
Vergogna! Un articolo vergognoso che non ha cognizione di ciò che accade sulle strade, dove le persone che denigra hanno passato ore e ore nel tentativo di far sentire una voce inascoltata dai più importanti media nazionali! C’ero anche io il 25 gennaio, a Palermo! Io sono un laureato in antropologia con 110 e lode, DISOCCUPATO, nonostante qui in Sicilia esista una potenziale quantità di lavoro per me a dir poco INGENTE: musei, biblioteche, siti, beni materiali e immateriali sono però quasi per la loro totalità affidati a dei netti INCOMPETENTI, sottopagati, sì, ma talvolta sprovvisti addirittura di un diploma! Sono un disoccupato a causa del clientelismo dilagante di questa Regione! Lo urlo da anni, da molti anni, da molto prima che scoppiasse la crisi! Pochi, con me, si rendevano conto di dove stavamo andando… E adesso che tutto sta finalmente scoppiando, ecco che persone come lei tentano di sminuire il tutto pubblicando i curricula di chi ha avuto il coraggio di iniziare, finalmente, tutto ciò? Allora, se protestiamo perché nulla cambi, dovremmo attendere che cambi qualcosa stando a casa, in pantofole? Io non sono né fascista, né socialista, né comunista: so io qual è la mia ‘fede’ politica e non posso essere giudicato per questo! E NEMMENO CHI HA ORGANIZZATO TUTTO QUESTO PUO’ ESSERLO, perché contro ogni tentativo di delegittimazione da parte della stampa, la popolazione avvilita E’ CON LORO, che lo vogliate o meno!