È la “goccia che fa traboccare il vaso”. Così Libertà e Giustizia definisce l’arresto del consigliere lombardo del Pdl Massimo Ponzoni nell’ambito di un’indagine che minaccia di demolire la credibilità delle istituzioni regionali. L’ex assessore, e componente dell’ufficio di presidenza, arrestato per bancarotta, corruzione, concussione e finanziamento illecito è solo l’ultimo di una serie di casi che hanno sollevato legittimi dubbi sul tasso di “pulizia” della politica locale lombarda: da Filippo Penati a Nicole Minetti, dal San Raffaele alle mazzette di Franco Nicoli Cristiani. Ombre che chiedono di essere spazzate via, con le dimissioni immediate del governatore, della Giunta e del Consiglio. È questa la richiesta dell’associazione presieduta da Sandra Bonsanti: che «si torni alle elezioni, per ridare la parola ai cittadini».
Da parte sua, il presidente della Regione Roberto Formigoni, ormai al potere da diciassette anni consecutivi, davanti all’evidenza dei fatti non ha potuto fare altro che utilizzare i metodi dell’amico Silvio, ovvero prendersela con i “comunisti”, con i “giornali comunisti” e con i “magistrati comunisti”. Un inutile e indegno balletto dell’irresponsabilità. Diciassette anni di potere non permettono di dire “io non sapevo”. Per questo fa bene Libertà e Giustizia a chiedere le dimissioni del “Celeste” Roberto. E il governatore, anziché agitare ridicoli complotti, farebbe bene ad ascoltare il consiglio e mettere fine a una lunga carriera ai vertici della sua regione. Per il bene della Lombardia (e in fin dei conti anche suo): un po’ di aria nuova non farà certo male al Pirellone…