In rete: “Di Pietro come Berlusconi”

12 Gennaio 2012

Carmine Saviano

“Adesso tocca ai partiti”. Delusione. Sconforto. Ma anche la necessità di riprendere l’impegno. Per spingere i partiti a “fare tutto il possibile per cancellare il Porcellum”. A mettersi al lavoro per “rispettare la volontà di più di un milione di cittadini”. La decisione della Corte Costituzionale sull’inammissibilità dei referendum abrogativi della legge elettorale rimbalza in rete. Anima discussioni e dibattiti. Crea divisioni e confronti accesi. Tra pessimisti: “Scommettiamo che nel 2013 si voterà ancora con la Legge Porcata?”. E chi chiede di “rispettare la volontà della Corte: forse i quesiti non erano formulati come di dovere”. E sulla pagina Facebook di Antonio Di Pietro le critiche dei militanti Idv al loro presidente.

“Come Berlusconi”. Non c’è “nessuna deriva antidemocratica”. E da “ex magistrato dovresti rispettare la decisione della Corte”. Sulla pagina Fb di Antonio Di Pietro le critiche alle dichiarazioni del presidente dell’Idv sono numerose. Certo, c’è chi ne appoggia le posizioni. Ma non manca chi scrive: “Ti ho sostenuto per anni. Ma adesso è il momento di dirti addio. Usa il cervello e non fare il populista”. Ancora: “Parli come Berlusconi”, “accusare la Corte Costituzionale mi ricorda atteggiamenti, purtroppo, già visti”.

In rete. Twitter è un fiume in piena. Gli hashtag per seguire le discussioni sono tanti: #referendum, #porcellum, #consulta. E le posizioni sono diverse. Si va da “respingere i referendum è insultare la nazione”, a “i nostri amati capi-partito continueranno a fare i loro comodi”. C’è chi mette in guardia da derive demagogiche: “Prima di criticare, leggiamo le motivazioni della sentenza”. Ancora: “Non possiamo valutare le decisioni della Consulta a nostro piacimento. Dobbiamo riflettere e cercare altre strade”. Altre strade che per tanti confluiscono in un solo percorso: mobilitarsi per chiedere ai partiti di “far fronte al loro ruolo: operare per tradurre in leggi dello Stato la volontà dei cittadini”.

“Il rischio: uno sciopero del voto”. Dura l’analisi di Libertà e Giustizia. “La decisione della Corte Costituzionale crea per la prima volta in Italia una situazione di estremo allarme istituzionale. I cittadini delusi e decisi a far valere la loro volontà potrebbero essere indotti a un drammatico sciopero del voto, cioè a non accettare di andare nuovamente alle urne con il Porcellum”. La soluzione è ancora la stessa: “Le forze politiche attualmente in Parlamento immediatamente si mettano al lavoro e producano una legge che non stravolga il risultato con abnormi premi di maggioranza”. L’ultima occasione, per i partiti, “di rifarsi la faccia, di recuperare un po’ di quel rispetto e fiducia che hanno dilapidato in questi anni”.

In piazza. E un invito alla mobilitazione arriva anche dall’Acli, l’associazione cristiana dei lavoratori italiani. “Ci mobiliteremo con tutte le forze sociali disponibili per costringere la politica a cambiare questa vergognosa legge elettorale, imposta dalla peggiore partitocrazia di sempre, che ha inferto alla democrazia una ferita intollerabile”. Così il presidente Andrea Olivero. E poi: “Malgrado il parere negativo espresso dalla Consulta i cittadini italiani si sono già espressi con grande forza e chiarezza. Mai più gli elettori dovranno essere sottoposti all’umiliazione delle liste bloccate”.

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