I fatti che non verranno

28 Ottobre 2011

Fino a quando durerà la commedia degli inganni che Berlusconi ha messo in scena? Il Cavaliere sta cercando di sfruttare, in un crescendo propagandistico, il “sì” di Bruxelles alla lettera d’intenti del nostro governo

Fino a quando durerà la commedia degli inganni che Berlusconi ha messo in scena? Il Cavaliere sta cercando di sfruttare, in un crescendo propagandistico, il “sì” di Bruxelles alla lettera d’intenti del nostro governo. Prima “Porta e porta”, poi il Tg1, quindi Canale 5… Non passa giorno che non si veda in Tv il presidente del Consiglio. Ma la grinta non è quella di un tempo. Il tono è meno sicuro, il sorriso si trasforma in smorfia, gli occhi si stanno riducendo a due fessure. Usciamo dalla propaganda: la lettera mandata ai nostri partner europei si sta rivelando una mossa fatta per salvare le apparenze. Difficilmente gli organismi comunitari avrebbero potuta respingerla senza aprire un pericoloso processo a catena, destinato a far precipitare l’euro. Ma Berlusconi sa che l’avallo dato alla nostra missiva pone una serie di condizioni difficili. Che ora non bastano più le parole e  i pezzi di carta, ma ci sono richiesti i fatti. L’azzardo è sempre più alto per un governo allo stremo, aggrappato a una maggioranza parlamentare frantumata. Sul centrodestra si moltiplicano gli indizi imbarazzanti. Buon ultimo il “giallo” del documento mandato da una pattuglia di parlamentari “dissidenti” (e poi smentito dai presunti firmatari), allo scopo di chiedere al premier di fare un passo indietro e consentire l’allargamento della maggioranza. Berlusconi è assai abile a cambiare le carte in tavola. Probabilmente, è il più grande tappetaro che mai sia apparso sulla nostra scena pubblica. Ma i giochi di prestigio non durano all’infinito.

Questa volta l’opposizione appare compatta. Bersani e Casini dicono le stesse cose quando denunciano il “libro dei sogni” che il governo ha trasmesso a Bruxelles per tentare di guadagnare un po’ di tempo. Denunciano l’accordo di potere tra Berlusconi e Bossi, che si è tradotto in un compromesso al ribasso per accontentare il “senatur” e al tempo stesso garantire la reciproca sopravvivenza. Tutto pur di durare. Di conseguenza, le pensioni di anzianità, che erano il punto discriminante ed emblematico, non  sono state toccate, non potendosi mettere a rischio il serbatoio elettorale del Carroccio nelle aree del Nord. In cambio, porte aperte ai “licenziamenti facili”: la “dolorosa riforma” che, a questo punto, è stata indicata dalla Bce, passa senza neppure pensare a introdurre, contestualmente, un sistema di assicurazione della disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro. Ecco, il “patto scellerato” (come lo ha definito Casini) tra il Cavaliere e il capo della Lega. Ma lungo questo programma gli ostacoli si moltiplicano. I sindacati si sono mobilitati  e minacciano lo sciopero generale. Le opposizioni non faranno sconti. Che farà un governo senza coesione politica, che sta perdendo anche la sua base parlamentare, al cui interno si aprono continue faglie?

Per tradurre in fatti la lettera d’intenti,  questa maggioranza dovrebbe lavorare ventre a terra, senza esitazioni, intoppi, fronde. Uno scenario al quale nessuno crede, anche se Berlusconi ha continuato a ripetere in tv che lui e Bossi hanno “un programma e un accordo per 18 mesi”, quanto manca alla naturale scadenza della legislatura. Il quesito principale piuttosto è un altro: non tanto se il governo farà le cose descritte nella lettera, ma quale sia il vero piano del premier e del suo alleato. L’obiettivo principale è giocare sui tempi, bruciare quella decina di giorni, o poco più, che ancora restano, per mettere in campo l’ipotesi alternativa di un esecutivo di salute pubblica o comunque di transizione. Mano a mano che il calendario scorre, la finestra, per questa opportunità, si restringe. Il Cavaliere conta di restare in piedi almeno fino a quando non sarà definitivamente chiusa. Poi,  potrebbe giocare  la carta delle elezioni anticipate a marzo.. E’ vero: tanto lui, quanto Bossi, non godono di sondaggi favorevoli. Avrebbero, però, il vantaggio di mandare a monte il referendum e di votare con la legge attuale, l’orrendo Porcellum, così da potersi nominare le proprie liste elettorali e da regolare i vari conti interni.

Altro elemento da non trascurare. Stando a questo itinerario, il premier avrebbe comunque il tempo per sistemare qualcuna delle sue faccende giudiziarie, grazie alla prescrizione breve e ad altre possibili leggi ad personam. Finchè si è sul ponte di comando, è meglio approfittarne. Vi pare davvero troppo? Ma il sistema di potere berlusconiano non ha mai avuto come obiettivo un serio programma. Ha sempre puntato a conservare e promuovere quel che gli giova. “Lui non ha idee, ha interessi”, diceva Montanelli. Così dovrebbero, dunque, andare le cose. A meno che un improvviso “incidente parlamentare non rimetta tutto in discussione. Formalizzando, finalmente, la crisi. E facendo franare questo progetto come un castello di sabbia.

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