Coi soldi del ponte fermiamo le frane *

Partiamo dall’ultima che ha detto Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione civile. Segnatevi queste parole molto importanti: “Arriveranno i soldi per consentire ai sindaci gli interventi urgenti, ma non dobbiamo illudere nessuno; il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio”. Lunedì 22 febbraio 2010, frazione Janò di Catanzaro. Sì, parole importanti pronunciate subito dopo un sopralluogo ad una delle innumerevoli situazioni di crisi. Dunque, il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio italiano sconvolto dalle frane e irrimediabilmente sfregiato dalla speculazione. Non basta. Non c’è proprio. E Bertolaso lo dice. Anzi, tiene a sottolineare che lo sostiene da anni. Ad un certo punto le immagini dei tg mostrano il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, accanto a Bertolaso. Anch’ella in missione nelle zone franose. Il ministro ha rincarato la dose: si parla – è il concetto – di emergenza mentre abbiamo bisogno di prevenzione. E, dunque, di ingenti risorse finanziarie.

Il fatto che ci sia necessità di ingenti risorse finanziarie lo ha ricordato in questi giorni un rapporto di Lega Ambiente. Che ha fornito un dato allarmante: in Italia il territorio è quasi totalmente a rischio idrogeologico, con ben 5.581 comuni, pari al 70 per cento del totale, che si trovano a potenziale rischio elevato. Di quanti soldi pubblici ci sarebbe bisogno? C’è chi ha quantificato una somma minimale di due miliardi di euro ogni anno per 12 anni. Insomma: 25 miliardi di euro. Allo scopo di scongiurare – se si fa in fretta – l’accadere di nuove “Giampilieri”, di altre “Maierato” o di altre “San Fratello”, ci vuole, appunto, un grande piano di prevenzione. Parole dell’onorevole Prestigiacomo, per rimediare al disastro di decenni che si può riassumere nel giudizio di Bertolaso: “Non è colpa della pioggia, si sono costruiti edifici dai piedi d’argilla senza chiedere preventivamente ai geologi”.

I grandi movimenti franosi riguardano l’intero territorio nazionale ma la Sicilia e la Calabria ne sono particolarmente colpite. Le due Regioni che dovrebbero ospitare le due grandi zampe del Ponte sullo Stretto a campata unica. Ecco, l’interrogativo si impone automaticamente. Perché uno Stato che non dispone di grandi riserve, indebitato sino al collo, quasi il doppio dei parametri consentiti (il 60% del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo) dal Trattato di Maastricht sulla moneta unica, dovrebbe destinare miliardi  di euro per la costruzione del Ponte piuttosto che dirottarli sulla prevenzione del territorio e per altre infrastrutture urgenti? L’investimento per il Ponte, secondo le ultime stime del dicembre 2009, è indicato in 6.349.802.000 di euro. Il 40%, pari a 2,5 miliardi di euro, dovrebbe essere coperto da risorse della società (la Stretto di Messina, s.p.a. in larga maggioranza in mano ad Anas) e con “contributi in conto impianti”; il 60% coperto da finanziamento sul mercato internazionale, senza garanzie da parte dello Stato. Ma, intanto, da dove arriveranno i soldi pubblici destinati al Ponte? Il governo ha già deciso di stornare 1,3 miliardi dal Fondi Fas (per le aree sottoutilizzate). Una decisione clamorosa visto che la Calabria e la Sicilia si trovano sotto una delle più micidiali emergenze idrogeologiche. Altrimenti, bisogna concludere che Bertolaso e Prestigiacomo parlano a vanvera. E sarebbe molto grave.

Le polemiche sulla costruzione del Ponte sono note. Come lo sono le forti contrarietà espresse anche da esponenti della comunità scientifica, da amministrazioni locali e autorità statali. La Corte dei Conti, per esempio, pur non entrando nel merito dell’adeguatezza del progetto sotto il profilo tecnico-amministrativo e delle risorse quantificate per il progetto e la realizzazione,  ha espresso in una recentissima sentenza alcune considerazioni su punti che “hanno mostrato significativi elementi di criticità”. Che sono: le stime del traffico sul Ponte che sembrano in forte diminuzione, la necessità di un’azione costante di verifica sugli “aspetti di fattibilità” anche alla luce degli sviluppi tecnologici, una “valutazione attenta” degli aspetti ambientali e l’”anomalia” sulla riutilizzazione di somme liquide versate dall’ex Fintecnica e che vengono destinate a “finanziare spese correnti”. Insomma, sia pure con prudenza, emergono dubbi e richieste di chiarimento rilevanti.

L’unica decisione, in questa fase storica, sarebbe quella di bloccare quell’informe cantiere che il 23 dicembre è stato aperto in sordina (forse per vergogna) nei pressi di Cannitello, sul versante calabrese, spacciandolo per la “prima pietra” del Ponte. È la proposta che “Libertà e Giustizia” si sente di avanzare al mondo politico, alla comunità scientifica, agli amministratori, agli imprenditori, al mondo accademico e culturale dell’intero Paese. Si dia vita, non al Ponte, ma a quel Piano urgente di prevenzione e difesa del suolo di cui il Paese ha bisogno. Quel Ponte, altrimenti, crescerebbe sui “piedi di argilla” ricordati da Bertolaso. Anche ammettendo che possa essere una delle meraviglie del mondo (ipotesi, peraltro, discutibile), il Ponte esalterebbe il disastro del famoso “sfasciume pendolo” di cui scrisse Giustino Fortunato. La prima pietra del Ponte gettiamola in mare prima che ci cada sulla testa.

* L’autore dell’articolo del febbraio 2010, da cui è poi scaturito l’appello, è l’amico e collaboratore di LeG Sergio Sergi

17 commenti

  • Pingback: Festa dei Fiori e delle Erbe | Libertà e Giustizia

  • Pingback: Il governo taglia i fondi agli enti locali, ma salva il Ponte di Messina | Libertà e Giustizia

  • La premessa °coi soldi del ponte fermiamo le frane° è completamente sbagliata.
    Non è coi soldi del ponte che si risolvano tutte le questioni in Italia. Ogni qual volta si deve porre rimedio a qualcosa si pensa al ponte.
    -A che serve il ponte?-
    Un’atra grande stronzata costruita dalle varie sinistre.
    A cosa servono tutti i ponti del mondo?
    A che cosa sono serviti fin dalla preistoria o da milioni di secoli?
    Si puo’ essere tutti un branco di pecore?
    Come mai non si pensa al denaro che viene investito per la terza linea della metropolitana di Roma che costa 3 volte tanto?
    Ma mentre a Roma la gente potrebbe anche prendere qualsiasi mezzo per arrivare al capo opposto, a Messina, per arrivare a Villa San Giovanni, o la si fa a nuoto o si devono prendere i traghetti privati, dato che quelli statali vanno e vengono a loro piacere.
    Avete mai provato ad andare in treno da Palermo a Roma ed imbarcarvi con tutto il treno nel traghetto per fare la traversata?
    Avete mai sperimentato di stare più di 4 ore nel vagone, senza l’autorizzazione di poter raggiungere il ponte della nave (chissà per quali ragioni), senza aria condizionata (sogno)?
    Avete mai aspettato più di sei ore (6 ore) con i bambini nei sedili posteriori, senza acqua, con un caldo che raggiunge quasi i 40° senza che nessuno ti dia una mano?
    Ma è mai possibile che in Italia non si faccia mai nulla, che le uniche cose che vengono fatte in fretta siano solo al nord?
    Ma che tipo di paese è l’Italia?
    Come si puo’ permettere di bloccare la creazione della ricchezza, come si puo’ permettere che la gente vada a rubare per sfamare la propria famiglia?
    Quanti secoli ancora bisogna aspettare per iniziare i lavori che sono stati appaltati,autorizzati, stanziati e quant’altro?
    Avete mai pensato a quanti posti di lavoro e quanta ricchezza il ponte creerebbe?
    Siete mai stati a San Francisco, dove solo per poter ammirare il ponte ci sono delle navi che fanno fare il giro in mare, per il quale si paga?
    Fino a che punto si devono proteggere gli interessi di pochi (traghetti privati) a discapito di tutta la nazione?
    Per arginare le frane, basterebbe arginare il ladrocinio autorizzato dal parlamento fino all’ultimo spazzino. Basterebbe che tutti paghessero le tasse, cosa abbastanza semplice da attuare se ci fosse la volontà politica.
    Ma per piacere, basta con queste stronzate, basta con questi falsi appelli, basta!
    La vostra è un’offesa all’intelligenza di qualsiasi cittadino italiano e chissà, persino di Annibale che il ponte lo aveva fatto flottante, come uno dei migliori progetti al mondo che, nell’idea, è stato rivisitato da un ingegnere isdraelita.
    Bisogna fare il ponte, come l’autostrada Salerno Reggio C., come tutte le opere pubbliche necessarie per l’ammodernamento delle strutture italiane.
    Provate a fare i conti di quanto costa un camion pieno di vivande che parte dalla Sicilia per arrivare al nord, ma che si blocca a Messina o Villa S. G. per i suddetti motivi, con la perdita del carico!
    Provate!
    La giustizia è anche giustizia territoriale, economica, sociale.
    Non siate contrari ai vostri principi, perchè è letteralmente offensivo.
    Ave Cesari.

  • Pingback: I soldi del Ponte per la messa in sicurezza del territorio | Libertà e Giustizia

  • Pingback: No Ponte: “Con quei soldi fermiamo le frane” | Libertà e Giustizia

  • lucio che hai scritto il 15 settembre del 2010. io sarei anche d’accordo su tutto quello che dici, ma prima di fare un’opera così mastodontica ci si dovrebbe assicurare che il territorio sia sano, che regga un impatto di tal genere. così non è, lo stiamo vedendo in questi giorni dopo le frane delle 5 terre. il territorio italiano è tutto da controllare, alcune zone più di altre- per l’appunto, come spiega LeG nel post qui sopra, proprio la calabria e la sicilia sono tra le peggio messe. dunque cosa preferisci: che il ponte crolli mentre ci sei sopra con la tua famiglia o la situazione disagevole attuale? nessuna delle due, viene da dire. e infatti, bisogna risistemare l’italia da cima a fondo. poi si potrà parlare di grandi opere.

  • …per il piano urgente per la prevenzione e difesa del suolo, per la scuola, per le pensioni, per la ricerca, per qualsiasi cosa al posto del ponte che sarà costruito dando una valanga di soldi alla mafia…
    speriamo bene
    fdc

    (ps se volete potete collegare il mio sito al vostro… saluti f)

  • Ci sono ben altri interventi da fare che non costruire un “ponte” inutile.
    L’elenco sarebbe troppo lungo.

  • La messa in sicurezza del territorio dovrebbe essere prioritaria per qualsiasi governo. Certamente più utile di un problematico ponte. Ci sarebbe lavoro per tanti e per parecchi anni. Sarebbe una cosa intelligente da fare subito, se i nostri governanti non fossero impegnati, a tempo pieno, a risolvere i propri problemi.
    Così ha voluto la maggioranza degli italiani e così sia.
    Per ora.

  • Con i soldi del ponte, della TAV e degli F35 si potrebbe sistemare gran parte del dissesto idrogeologico dell’Italia.
    Si risparmierebbero i soldi delle ricostruzioni, si darebbe lavoro a molti giovani con le più diverse capacità professionali e soprattutto si risparmierebbero molte, molte vite.
    E’ così sbagliato?

  • il titolo dell’articolo è logico quasi banale ma ci stiamo dimenticando i debiti che il “tappo” deve alla mafia, che può solo sdebitarsi con appalti al “cemento”.
    comunque è meglio il ponte che noccioli per centrali nucleari uniremmo cose inutili a cose dannose.

  • condivido appieno la proposta di dirottare i soldi dello stretto verso la salvaguardia idrogeologica del nostro martoriato territorio.

  • Mamma mia.. In che vergogna di paese ci ritroviamo a vivere..?? Sempre più allucinata nel riconoscere che alla follia e al cattivo gusto delle persone non c’è proprio limite!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e da Googlepolitica sulla riservatezza ETermini di servizio fare domanda a.

The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.