In Italia negli ultimi quindici anni vari elementi essenziali di una democrazia moderna sono venuti a mancare. La manipolazione dei media, l’iniezione di ingenti risorse patrimoniali a servizio di una parte politica o di un singolo candidato, la preselezione dei candidati affidata solo ai segretari dei partiti … Tutto ciò ha contribuito a dare alla democrazia italiana un aspetto drogato, sbilanciato, sempre più lontano da una classica democrazia liberale, fondata su ‘fair, just and free elections’.
A queste ferite si rischia ora di aggiungerne un’altra, piena di conseguenze: lo scippo dei referendum. In un sistema di democrazia rappresentativa, esiste sempre il pericolo che il cittadino rimanga troppo distante dai palazzi di governo, diventi spettatore passivo e sempre più scettico. I referendum sono uno dei pochi meccanismi al di fuori delle elezioni che gli permettono di far sentire la propria voce. Ora, in modo dichiaratamente strumentale, il governo Berlusconi vuole liquidare il referendum sul nucleare, mettendo così a gravissimo rischio il raggiungimento del quorum per gli altri due.
Qui viene a sollevarsi una questione costituzionale. Se la prassi usata dal governo in questa occasione dovesse diventare un precedente per ripetersi regolarmente in futuro, il referendum come strumento democratico verrebbe eliminato. In altre parole, se ad ogni richiesta di referendum fatta dai cittadini, la risposta della maggioranza parlamentare fosse quella di ritirare temporaneamente la legge in questione, per far venir meno le ragioni del referendum, dichiarando l’intenzione di riproporre la legge successivamente quando si saranno “calmate le acque”, il referendum perderebbe la sua funzione e non potrebbe mai più avere luogo. Tanto più che, per il referendum sul nucleare, l’argomento del clima di allarme creato dall’incidente di Fukushima è un argomento fallace, perché non si può subordinare lo svolgimento di un referendum a una valutazione del governo circa l’idoneità o meno delle circostanze contingenti.
LeG denuncia questa ennesima insidia e chiama i cittadini a contribuire a un movimento unitario di opinione pubblica che informi e diffonda l’allarme per un furto di democrazia che ci riguarda tutti, oltre ogni schieramento di appartenenza politica.
Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg
Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Sandra Bonsanti, Filippo di Robilant, Umberto Eco, Aldo Gandolfi, Giunio Luzzatto, Claudio Magris, Stefano Pareglio, Simona Peverelli, Elisabetta Rubini, Salvatore Veca.