Sabato 12 marzo ci sarà in tutte le città d’Italia la manifestazione in difesa della Costituzione (e della scuola pubblica) promossa da cento associazioni, da Libertà e Giustizia ad Articolo 21: la mobilitazione contro questo governo inadeguato e pericoloso è sempre più vasta. La società vuole avere un ruolo attivo nel provocare il mutamento: tuttavia non basta indignarsi e manifestare in piazza, se nel palazzo della politica l’opposizione (tutta, non solo il Pd, ma anche gli altri gruppi) non combatte unita in modo determinato, continuo e perfino straordinario, per sconfiggere il governo Berlusconi-Bossi. Che adessa vara una “riforma” della Giustizia che oltre a essere dannosa, perchè scardina i principi costituzionali, non può essere fatta dagli imputati, nè dai loro avvocati. Tocca alle forze di opposizione in Parlamento impedirlo. Ma “devono muoversi insieme” dice Libertà e Giustizia.
Incontro la presidente del gruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro proprio mentre il ministro Alfano presenta la riforma della Giustizia al Capo dello Stato. Dice la senatrice che “la vera necessità sarebbe quella di far funzionare i processi; mentre questa riforma non accorcerà di un’ora nè quelli civili, nè quelli penali. E poi dovremo vedere se è coerente con il principio dell’indipendenza della magistratura e della sua autonomia dal potere politico”.
Senatrice, il segretario Bersani dice che il Pd resisterà “un minuto in più” di Berlusconi, il quale però continua a rafforzare la maggioranza in Parlamento, con un ‘responsabile’ o un ‘mercenario’ o un pentito. Intanto le elezioni si allontanano…. Dove trovare la forza e i metodi di opposizione politica per durare quel minuto in più che dovrebbe provocare la caduta del premier?
“Certo c’è la necessità di tenere un profilo parlamentare molto…teso e serio. Esiste una giusta volontà da parte dei cittadini di premere sui rappresentanti istituzionali dell’opposizione affinchè la loro azione sia tenace e vigorosa. Però le dico anche che in questi anni spesso abbiamo avvertito la sproporzione tra il livello di denuncia e di lotta che portavamo nelle aule parlamentari e le reazioni nel paese: complice una informazione spesso più attenta alla routine quotidiana che alle significative battaglie in aula. In particolare sulla difesa della Costituzione, contro l’abuso dei decreti e dei voti di fiducia, contro la convinzione del governo che il Parlamento deve solo ratificare decisioni prese altrove. Il richiamo al rispetto delle regole fondamentali, poi, viene considerato un elemento formalistico, burocratico, anche da stampa e Tv. Ma ora mi pare che la società italiana si stia muovendo, reagisce (con le manifestazioni dei mesi scorsi e quelle prossime). Si sta creando un clima diverso”.
Come è possibile che, in una situazione così seria di emergenza democratica per le istituzioni, l’opposizione non riesca a trovare i mezzi politici e regolamentari per contrastare in modo davvero risolutivo il governo? Dobbiamo rassegnarci a galleggiare ancora a lungo, sperando in un imprevisto politico o parlamentare?
“Se il Parlamento corrispondesse nella sua formazione e composizione al modello previsto dai costituenti, l’azione risolutiva dell’opposizione avrebbe buone probabilità di successo. Invece, com’è noto, una ‘legge truffa porcellum’ attribuisce una maggioranza fasulla a chi vince anche per un voto. Un Parlamento di nominati non è più il cuore del sistema democratico e, soprattutto, non è un soggetto autonomo rispetto al governo. Il partito di maggioranza, il Pdl, non ha un leader ma un padrone. La malattia, grave, di questo paese è la perdita di autorevolezza delle Camere, gremite di soggetti senza indipendenza: ci sono troppi camerieri, lacchè o addirittura servi. E oggi, purtroppo, non ci sono le condizioni politiche per fare una nuova legge elettorale”.
Non crede anche lei che Berlusconi continui a portare un “violento attacco” alle istituzioni? È una situazione allarmante, segnalata addirittura dal Capo dello Stato oltre un anno fa…..
“Lo abbiamo detto anche in aula. È in atto uno scontro istituzionale di una violenza inaudita, che in altre democrazie occidentali avrebbe portato alla caduta del governo. Questo è un paese che letteralmente rischia di non avere più le strutture fondamentali di uno Stato, sub specie della scuola pubblica, della pubblica amministrazione, del funzionamento ordinario del paese nelle infrastrutture…. Abbiamo il dovere di indicare un’alternativa per uscire da questo guado tremendo: la posta in gioco è alta. Ecco perché il Pd ha proposto un’alleanza democratica, costituzionale e repubblicana, per un governo a termine, con cinque obiettivi: riforma elettorale, riforma fiscale, attenzione al Mezzogiorno, nuova politica per la scuola e per la cultura, e soprattutto un piano per le politiche giovanili e l’occupazione”.
Secondo lo statuto del Pd, sarà il segretario Bersani il candidato premier che sfiderà Berlusconi alle urne. Eppure una corrente di opinione pubblica e anche politica, che va crescendo, ritiene che sia giunto il momento per i democratici di candidare una donna alla carica di primo ministro.Lei ha qualche nome in mente?
“Ce ne sono, certo. Siamo in molte: combattive, serie, capaci. Senza autocitazioni poco eleganti, penso a Rosy Bindi, Livia Turco, Maria Rita Lorenzetti. Hanno già avuto ruoli politici e istituzionali. Ma ora il nostro candidato è Bersani. Ma le dirò che in un momento difficile la classe dirigente del partito potrebbe avere bisogno di mostrare generosità e di ‘osare’ per aiutare il paese a superare i guai seri nei quali è precipitato. Quindi il nome, quando sarà scelto, dovrà essere espressione di quella alleanza con l’Italia che avremo costruito e di quella coalizione che riusciremo a comporre, con i gruppi e le forze politiche, che si sentiranno legati da vincoli e valori comuni, costituzionali, repubblicani, democratici e anche morali. Solo quel giorno capiremo quale sarà il candidato più adatto per rappresentare l’alternativa di governo”.
Berlusconi però è ancora molto forte nell’elettorato: ma perché la società italiana, nonostante tutto ha fiducia in questo premier privo di dignità, che inquina la vita pubblica nazionale ed è screditato all’estero? E quindi, c’è ancora la possibilità che alle elezioni – quando si terranno- Berlusconi riconquisti, con gli alleati della Lega, il governo del paese, oppure siamo ormai vicini alla “soglia del cambiamento”, come ipotizza Ilvo Diamanti?
“Siamo sulla via del cambiamento, è vero. Ma c’è una malattia dell’anima in Italia: Berlusconi passerà, ma ci sarà ancora da combattere a lungo contro il berlusconismo, che è un modello istituzionale, culturale, sociale. Quando Berlusconi finirà il suo ciclo, il Pdl esploderà…verrà fuori una miriade di formazioni politiche e immagino un sommovimento del quadro politico serio e dagli esiti incerti”.
Nelle prossime settimane il Pd, proprio a palazzo Madama, si troverà a dover prendere una decisione importante e difficile: votare a favore o contro la richiesta di arresto avanzata dal giudice, a carico del senatore Tedesco (autosospeso dal gruppo Pd). Qual è l’orientamento del gruppo senatoriale?
“Ora non c’è un orientamento del gruppo. Nessuno è vincolato ad un ordine o a un comando. Quando ci sarà da votare ci comporteremo come un gruppo parlamentare serio e rispettoso delle leggi. Ma prima è necessario leggere le carte che sono molte. E dobbiamo fare un lavoro scrupoloso. Devo dire che il senatore Tedesco si sta difendendo come un cittadino comune, a differenza del presidente Berlusconi: infatti ha chiesto al suo giudice un interrogatorio di garanzia e ha fatto ricorso al tribunale della libertà. Ci sarà qui al Senato un esame della documentazione in Giunta, per capire se nella richiesta di arresto ci sono elementi di ‘fumus persecutionis’. Poi, saremo fedeli alla legge, alla verità e alla coscienza”.