Mancava solo la scuola pubblica

Nelle aggressioni del presidente del Consiglio a tutto ciò che è pubblico, che non si limitano mai alle esternazioni verbali, mancava ancora il tema della scuola. Le forze progressiste italiane hanno spesso sottovalutato la rilevanza istituzionale e sociale del tema della formazione, lasciando che di ciò si occupassero prevalentemente gli “addetti ai lavori”; chi pensa che ciò sia stato un grave errore deve oggi ringraziare Berlusconi, che ci ha dimostrato come l’attacco alla Costituzione sarebbe incompleto se esso non comprendesse il ruolo della scuola pubblica.
Le reazioni dell’opposizione sono state, questa volta, pronte. Quella del capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, che per primo ha proposto una risposta di massa, con una grande manifestazione di specifico sostegno alla scuola pubblica, è particolarmente importante; Franceschini viene infatti dall’esperienza della Democrazia Cristiana, e per la prima volta dopo molti anni viene esplicitata – su un tema particolarmente caro alle gerarchie ecclesiastiche – una forte differenziazione dell’area cattolico-democratica  rispetto alle istanze clericali incautamente riproposte dal presidente.
In qualche momento del passato questa differenziazione ci fu; alcuni risultati alti del riformismo italiano nel settore educativo sono stati raggiunti quando le istanze della cultura progressista laica hanno trovato non dei compromessi purchessia, bensì terreni di confronto serio, e perciò proposte comuni, con quelle aree del cattolicesimo democratico che scelgono di puntare sul rafforzamento della scuola di tutti, convinte che i propri valori devono entrare in un dialogo pluralista e non rinchiudersi in enclaves confessionali. Il maggior successo, che ha cambiato la storia sociale dell’Italia, è stata la Scuola Media del 1962, ma anche l’istituzione della Scuola materna statale (a conclusione di violenti contrasti con chi difendeva il monopolio ecclesiastico nel settore) porta il segno di quella stagione. Si riconduce a nomi importanti di entrambe le aree la costruzione, poco dopo, di innovativi modelli di programmazione scolastica; purtroppo a causa di successivi momenti involutivi ne è stata scarsa l’implementazione concreta, e di ciò ancor oggi paghiamo rilevantissimi prezzi (la diffusione del precariato ne è la conseguenza più grave, ma non la sola).
In epoche più recenti le posizioni si sono confuse. L’arrendevolezza con la quale la sinistra ha accettato di mescolare pubblico e privato in un ambiguo “sistema nazionale di istruzione” ha tagliato le gambe proprio ai cattolici democratici: come potevano questi prendere le distanze dalle pretese del Vaticano e dei vescovi, se non lo facevano i laici? La risposta a Berlusconi del presidente della CEI, Bagnasco, tesa proprio a valorizzare l’indistinto insieme di tutte le scuole, è emblematica: agli interessi che le gerarchie ecclesiastiche difendono non conviene rilanciare la contrapposizione tra scuola pubblica e scuola privata.
La diversa risposta che dobbiamo dare noi non si deve perciò limitare a denunciare la devastazione che Berlusconi-Tremonti-Gelmini hanno provocato nel sistema scolastico: vanno rilanciati i valori della scuola di tutti, primi tra questi il pluralismo e il pensiero critico. Non tutto è perduto: i tentativi della Lega Nord di inserire elementi di localismo e di chiusura etnica, quando non proprio di razzismo, finora non hanno avuto successo. Ma siamo stati costretti a posizioni di difesa.
Il rilancio deve vedere una forte attenzione alle idee di fondo. Porre la scuola pubblica come un tema centrale nella battaglia del prossimo 12 marzo per la valorizzazione dei principi costituzionali si ricollega alle lucide enunciazioni di un maestro, Piero Calamandrei. Rileggiamole e cerchiamo di trarne le debite conseguenze.

8 commenti

  • La mancanza di autoanalisi, autocoscienza e autocritica all’interno dell’ “opposizione” ci farà sempre più perdenti di fronte a ogni tiranno, che infatti da Mussolini a SB, si è ripresentato puntualmente in ogni sua forma sempre più carnefice , nel nostro tragico paese .

    Credevo che la madre del bambino salito sul palco del 5 feb 2011, fosse una persona umile,ottima preofessionista e anche molto intelligente , ma la stupidità del male colpisce ovunque.

    Cosa ci voleva a capire ,prima di farsi prendere dal falo della vanità da mamma a figlio, in pieno familismo all’italiana, che avrebbe fatto male a sè come all’altro, il suo bambino?

    Scopro di chi è figlio , mi prende un colpo.

    Cosa credeva con quel palco?che ne guadagnasse la sua dignità “democratica”? Credeva cioè che quel gesto , quel discorso , quel microfono fosse una ribalta senza boomerang? come si fa a non pensare alla propria stessa immagine sostanza visto che è una grandissima professionista? e come si fa a non prevedere che qualcuno avrebbe scoperto di chi era figlio Giovanni e dove andava a scuola ?
    altro colpo, un sancarlino! noooo!

    ma come si fa a non pensare che anche se fosse nato a quarto oggiaro da una famiglia anonima , gli si sarebbe fatto cosi tanto male?
    ho profonda tristezza e compassione per questo bambino così usato e cosi scollato nella sua famiglia dalle parole recitabili come slogan vuoti di vita .

    Il problema che ormai dovremmo conoscere da anni ,sul piano delle soluzioni fin dalle reazioni, è quello che una determinata parte – sb e qualsiasi dei suoi smutandati ante 12 feb dal verme ,durante e dopo- lancia da ventanni i suoi anatemi contro comunisti, giudici, insegnanti, sinistra ecc ecc …la ripetizione di azione , sempre la stessa ( e vincente) ha dterminato sempre la stessa reazione ( e perdente) ; è ormai come il giorno delle marmotte che tale e quale e peggio si ripropone ogni volta ,

    per primo motivo, la ormai assoluta mancanza di credibilità da parte di chi doveva essere /fare / intepretare , il dissenso disorganizzato e renderlo di presa popolare con la stessa credibilità, ovvero avere / essere in una vita INTONSA / INCONTAMINATA di esibizionismi, doppie morali , comportamenti completamente scollati rispetto a parole di indignazione ripetute a pappardella solo nella facciata .

    E’ sulle viscere “buone” del paese che occorreva impattare con altri nutrimenti e digestioni , invece possono continuare quelli che puntano “credibili” sulle viscere peggiori .

    Inoltre , sulla scuola pubblica ,come per la sanità e qualsiasi BENE COMUNE, bastava richiamare da parte di qualsiasi Bersani Vendola Di Pietro di turno ,l’art 33 della costituzione soprattutto nel suo terzo comma :

    “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato”.
    che significa SENZA SE E SENZA MA che non possono essere distratti fondi dello Stato per i famosi aiuti ad altri Stati, quali il Vaticano o imprese private che esercitino come oggetto sociale quello dell’insegnamento . Cosa che invece viene sempre esercitata a danno del bilancio dello Stato , quindi di tutti i suoi soci ( =cittadini) , non solo dal piano di rinascita democratica della destraccia italiana, ma anche dall’altra parte e se ci fosse l’ultimo dei mohicani, Calamandrei e i suoi, si farebbe grasse risate dei molti ( tranne le debite eccezioni) che nella società civile contaminata anch’essa dal fasciocleroberlusconismo , lo citano a sproposito .

    le caste civili politiche si spartiscono gli stessi privilegi , dall ascuola alla salute a tutto il resto dei beni che dovrebbero essere COMUNI ,e ad un’ipocrisia ne corrisponde un’altra , non so fra le due quale quella che piu mi dà nausea del dna marcio di questo paese.

  • Le parole di Bagnasco, quel “ci sta a cuore l’educazione integrale in qualunque sede statale o non statale” suonano più come un avvertimento a chi, nella scuola statale, volesse prescindere dalla visione educativa cattolica che una difesa della scuola di tutti o per lo meno ci spieghi cosa intende con “educazione integrale”, la parola educazione da sola non bastava ?

  • C’era una volta l’ADESPI : associazione difesa e sviluppo della scuola pubblica italiana.E’ tempo di farla rivivere?

  • “Complimenti” all’autore dell’articolo per l’accumulo di tutti i luoghi comuni possibili.. Un po’ di storia: la scuola media unificata, lungi dall’essere stata un grande successo, è stata invece il prodromo del livellamento al basso che ha avuto il suo massimo effetto negli anni Settanta, livellamento di cui tutta la gauche di allora era entusiastica sostenitrice (salvo oggi deplorare il “vuoto culturale” della società italiana..); sul punto vorrei ricordare, altresì, che Luigi Einaudi alla scuola media unificata era contrarissimo.. Ma passiamo oltre. A parte il fatto che buona parte della nomenklatura di sinistra manda i suoi teneri virgulti a scuole private (da Nanni Moretti alla Melandri ecc.), ci sono troppi casi di insegnanti che ritengono che fare propaganda antiberlusconiana invece di insegnare sia espressione del loro diritto di espressione; questo è un errore e una scorrettezza, perché chi riveste un ruolo delicato come quello dell’insegnante non può trasformarsi – in nome di una malintesa libertà d’insegnamento – nel propagandista di questo o quel politico, di questa o quella idea, e ciò anche per rispetto dei suoi allievi, nei confronti dei quali l’insegnante non può compiere prevaricazioni. Solo che voi gauchistes siete tanto accecati dal furore antiberlusconiano che non capite più la differenza tra insegnamento e propaganda; vorrei vedere se ci fossero dei professori di centrodestra che si facessero agit-prop del PdL e tuonassero in classe contro Bersani e il PD! Ne sareste certamente (e giustamente) indignati.. Ebbene, quel che noi elettori di centrodestra chiediamo è che gli insegnanti siano rispettosi di tutti e che in aula, pur non nascondendo le proprie idee, non si facciano prevaricatori profittando della loro autorità; una volta usciti dall’aula, sono invece liberissimi di scrivere libri e pamphlets contro il governo, firmare appelli e petizioni ecc. E tale distinzione nell’uso della propria libertà di espressione corrisponde esattamente a quanto scrisse Kant nel suo saggio “Che cosa è l’illuminismo”, ove distingue l’uso privato della ragione dall’uso pubblico della stessa; rileggetelo, e vedrete che non vi farà male.

    Luigi Tirelli

  • Da antiberlusconiano radicale – ma al tempo stesso da persona dotata di buona memoria e di capacità di pensare liberamente-,mi chiedo : come mai,improvvisamente,proprio da parte di quelle frange che,dal ’68 in avanti, hanno sempre disprezzato concetti come quelli di Nazione,educazione civica,senso del dovere (non parliamo poi di Patria) ; da parte degli eredi di quei professori che in certi Licei (esperienza personale),anzichè far lezione,imponevano la lettura dell’Unità, che hanno annientato il concetto di selezione,di merito,di qualità personali in nome di un capzioso e ridicolo “sentire egualitario”: come mai questo improvviso dietro-front? Giusto per ribadire il principio che i Berlusconi non nascono per partenogenesi,ma sono il prodotto dei decenni che li hanno preceduti. Decenni per molti aspetti sciagurati,ma i cui responsabili,ancora in gran parte presenti sulla scena politica (ed anche su questo bisognerebbe meditare) si guardano bene dall’esprimere critiche ed ammissioni di responsabilità. In questo modo,credete,non si andrà da nessuna parte. E’ solo l’eterno teatrino miserabile e straccione.

  • La scuola pubblica e’ molto malata! Troppo trascurata con insegnanti mal pagati e vilipesi. Troppo facile promuovere gli studenti senza farli studiare!
    Pero’ non deve morire: deve tornare il fiore all’occhiello dell’Italia, di fornte all’Europa e all’America, come e’ sempre stata.

  • La difesa della scuola pubblica e’ uno dei cardini di una democrazia perche e’ il primo tassello che garantisce la possibilita’ per tutti di una promozione sociale che non dipenda strettamente dalla classe sociale di provenienza.

    E’ questo il chiaro motivo dell’attacco alla scuola pubblica, perche una delle caratteristiche di questa destra e’ il desiderio di mantenere (o ampliare) le divisioni di classe garantite dalla classe sociale (o ricchezza se volete) di provenienza. Questo criterio e’ centrale in tutte le iniziative del governo, a cui possibilmente aggiungere l’ereditarieta delle cariche (alla gheddafi..). In periodi storici come questo in cui le mazioni piu ricche dovranno scontare una certa decrescita nei confronti dei peasi emergenti e’ evidente questa tendenza della destra a impoverire grossa parte della societa per mantenere un elevatissimo livello di ricchezza di una minoranza, facendo cioe’ pagare la decrescita esclusivamente sulle classi sociali piu deboli; perche e’ evidente che una decrescita e’ in atto e dovra anzi fare il suo corso, ed e’ probabilmente anche giusto che avvenga.

    La difesa della scuola pubblica inoltre costringe l’intera societa (classi sociali ricche comprese) a occuparsi di migliorarla, pena il peggioramento per tutti, ricchi compresi; e’ pertanto la migliore garanzia che si cerchi di migliorarla. Il discorso e’ abbastanza analogo per la sanita pubblica: si va avanti assieme limitando le corsie preferenziali. Ed e’ noto a tutti che e’ anche la soluzione che risulta economicamente piu vantaggiosa.

    I vari discorsi su meritocrazia sono inappropriati qui: la ricchezza di una nazione si misura sulla cultura e sulla competenza della sua popolazione, non le capacita di pochi “bravi”, che magari se ne vanno pure all’estero..

    Spero questi spunti siano utili, saluti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e da Googlepolitica sulla riservatezza ETermini di servizio fare domanda a.

The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.