Una storia esemplare, un filmato che arriva dal Web a ristabilire la verità. Ora che Riccardo Li Calzi, 26 anni, è tornato libero, può dire al telefono “è andata bene”. Studente, socio di LeG, Riccardo è originario di Palermo, ma studia e vive a Bologna. La notte scorsa è finito in questura, fermato con altri 23 ragazzi, per i disordini romani. In Parlamento si discuteva la fiducia, per le strade si manifestava contro il ddl Gelmini.
Accusato di aver “selvaggiamente resistito all’arresto”, Riccardo si è ritrovato in stato di fermo. Ferito alla testa, ha punti di sutura e un mignolo fratturato, “sto meglio”, racconta, oggi. Ma il suo caso rivela i dettagli di una giornata particolare per la nostra democrazia. Dopo il caso del G8 di Genova, questi ultimi scontri a Roma mettono in chiaro, ancora una volta, i limiti superati, i confini di cui troppo spesso non si tiene più conto. Qualcuno ha parlato di “irresponsabile indulgenza nei confronti degli studenti“, spingendosi a evocare una versione aggiornata dei “compagni che sbagliano”. Le cronache hanno riportato il caso di Riccardo.
Riccardo, durante il processo per direttissima, ha giurato di essere stato preso alle spalle da una carica in via del Corso e di essere stato bastonato mentre era riverso sull’asfalto. Il Tribunale lo ha ascoltato perplesso. Finché il suo avvocato Francesco Romeo non ha mostrato su un notebook un video pescato su “You tube” che si può guardare qui. Per osservare con attenzione quel che succede occorre riguardare la scena più volte. Prima si vede Riccardo che, in posizione fetale, a viso scoperto, supplica i poliziotti di non colpirlo. In mano, nella sua sinistra, stringe gli occhiali. Il Tribunale ha acquisito il filmato e Riccardo è tornato in libertà.