Un incontro sollecitato dalle «parole di disperazione e rabbia dei ragazzi sulla gru e dei loro compagni, che hanno avuto il merito di portare sotto i riflettori un problema vero che va affrontato alla base, cioè dalla Bossi-Fini» spiega Gisella Botttoli, coordinatrice del circolo Libertà e Giustizia di Brescia nel presentare l’incontro organizzato per mercoledì 24 novembre. «Partendo dall’articolo 1 della Costituzione, valido per tutti i lavoratori e non solo per quelli italiani» prosegue, criticando il fatto che oggi «circola l’idea che una persona è tale solo se lavora, ignorando la sua vita al di fuori dell’ambito lavorativo, nelle sue relazioni».
DISCUTERE di Bossi-Fini quindi per poter avere gli strumenti per valutarla come «una legge inapplicabile, perché prevede l’ingresso di lavoratori con modalità improponibili per i datori di lavoro; quindi ipocrita, fatta per rendere la regolarizzazione un percorso ad ostacoli». All’incontro Adriana Apostoli, docente di diritto costituzionale all’università di Brescia, assieme a Clemente Elia del dipartimento immigrati della Cgil, motiveranno nel dettaglio i loro giudizi negativi sulla Bossi-Fini, «un terno al lotto che, se sei fortunato permette di lavorare in nero, altrimenti ti espelle». Aderisce il Movimento Nonviolento che «riconosce forme di lotta che esulano dalla legalità ma che fanno parte della disobbedienza civile» come precisa Adriano Moratto del movimento. Appuntamento alla sala Piamarta di via San Faustino alle 20.30 di mercoledì.
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