Doveva entrare nel programma istituzionale, con la stessa dignità delle altre materie. “Cittadinanza e Costituzione”, vanto della nuova scuola della Gelmini, resta invece una materia di serie B. Proprio come l’Educazione civica, compressa nei programmi di Storia, e troppo spesso dimenticata. Una circolare del 28 ottobre prevede che Cittadinanza e Costituzione non abbia un voto e neppure ore di lezione ad essa dedicate. L’ennesimo attacco alla Costituzione? O soltanto un agguato a quella democrazia di comportamento, come l’aveva definita il presidente onorario di LeG Zagrerbelsky, che questa materia poteva contribuire a consolidare?
È il primo agosto del 2008 quando il ministro Gelmini annuncia: “Dal prossimo anno scolastico, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, sarà introdotta la disciplina Cittadinanza e Costituzione, che sarà oggetto di specifica valutazione” e per la quale “sono previste 33 ore annuali di insegnamento”. La novità in materia di studio della Carta costituzionale e di diritti e doveri dei cittadini arriva al termine di un movimentato Consiglio dei ministri che approva il ritorno al voto di condotta e l’introduzione della Carta dello studente. In quell’occoasione i ministri leghisti Bossi e Calderoli protestano per l’Educazione civica, materia che giudicavano come “roba superata, lontana dagli studenti”.
La discussione si riaccende in autunno, quando con l’inizio della scuola si torna a parlare di Cittadinanza e Costituzione come materia da inserire nel programma. Ma subito si accende la polemica.Ernesto Galli della Loggia, dalle colonne del Corriere della Sera muove critiche pesanti, parla di base etica omologata, di imposizione politica e boccia l’idea stessa di Ora della Costituzione. Guastavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale e presidente onorario di LeG replica a botta calda: “Un ethos democratico è fondamentale; un sentire comune democratico cioè è la base di ogni possibile discussione. Montesquieu diceva: il dispotismo ha bisogno dell’uomo impaurito; l’oligarchia si fonda sulla lealtà, sul mantenimento dei patti; la democrazia invece si basa sulla virtù, cioè su quell’insieme di pratiche che è democrazia di comportamento. La democrazia di tutti i regimi è il più difficile, richiede rinunce, chiede di mettere in comune qualcosa di sè per costruire un patrimonio condiviso di energie, competenze, anche di denaro. Senza lealtà fiscale, per esempio, una democrazia non esiste. E’ insomma il regime dell’altruismo. Dà molto in termini di rispetto, ma prima di tutto esige rinunce. Se non si coltiva un ethos di questo tipo, un sentire condiviso, la democrazia ha basi debolissime. Costruire uno spirito pubblico è una necessità fondamentale. E lo spirito pubblico è creato anche dalle associazioni di volontariato”.
Ora, la retromarcia del ministro Gelmini, con quella circolare numero 86, misteriosamente sparita dal sito del ministero, subito dopo essere stata pubblicata. Vi si legge che Cittadinanza e Costituzione è “un insegnamento con contenuti propri che devono trovare un tempo dedicato per essere conosciuti e gradualmente approfonditi”, che “si colloca nell’ambito del Sé e l’altro nella scuola dell’infanzia, nell’area storico-geografica della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, nell’ambito dell’area storico-geografica e storico-sociale della scuola secondaria” superiore. Non è quindi una materia con un orario ad hoc. E che “tale insegnamento rientra nel monte ore complessivo delle aree e delle discipline indicate”. Per poi ammettere che “non è una disciplina autonoma e dunque non ha un voto distinto” e che “la valutazione trova espressione nel complessivo voto delle discipline delle aree storico-geografica e storico-sociale di cui è parte integrante”.