Berlusconi e la tv, binomio inscindibile, non si può parlare dell´uno senza l´altra. E non solo perché le reti Fininvest e poi Mediaset si sono rivelate per il premier un formidabile strumento di creazione del consenso prima ancora che una fonte di enorme ricchezza. La tv nel tempo è diventata – anche al di là dei disegni di Berlusconi – la faccia esibita dell´Italia che non vuole pensieri, lo schermo eternamente illuminato che distrae dalle preoccupazioni, il luogo accessibile a tutti in ogni ora del giorno dove la realtà è rappresentata anziché descritta, spettacolarizzata ad ogni costo anche nei suoi aspetti minimali. Perché come ricorda la direttrice del Manifesto Norma Rangeri citando McLuhan «chiunque voglia dominare un paese in un certo periodo ne deve manipolare la narrazione». Un pezzo dell´altra Italia, quella che cerca di reagire all´ipnosi collettiva e guarda oltre il palinsesto, è riunito in questi giorni a Firenze per il convegno “Società e Stato nell´era del berlusconismo” organizzato dall´associazione Libertà e Giustizia di cui è presidente Sandra Bonsanti, dalla rivista “Passato e Presente” diretta da Gabriele Turi e dallo storico Paul Ginsborg, che ieri nella sala del cinema Odeon (troppo piccola per accogliere il pubblico che premeva alle porte) ha dato la parola a Norma Rangeri, Giovanni Gozzini, Laura Balbo, Guido Melis, Elisabetta Rubini Tarizzo, Marco Travaglio e al presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che si è collegato via audio con la manifestazione della Fiom in corso a Roma. Grande spazio nel dibattito ha occupato la ricostruzione delle inchieste giudiziarie che in questi sedici anni hanno visto protagonista il leader del Pdl. L´avvocato Rubini Tarizzo ha esposto nei dettagli decine di procedimenti, mentre Travaglio ha ripercorso la carriera del Cavaliere a partire dagli anni Settanta per dimostrare come la sua vita sia «una continua rincorsa mirata a coprire i reati compiuti prima di entrare in politica: o compiendone altri o facendosi delle leggi ad personam che lo salvino dai processi». Durissimo il suo giudizio sul centrosinistra colpevole «di non aver mai osato approvare né una legge sul conflitto d´interessi né la riforma della Rai». Dalla tv passa l´essenza del messaggio berlusconiano: «Per capire quanto sia importante la “disinformazione” dei tg di Berlusconi bisogna tener presente che per otto milioni di italiani la tv è l´unica fonte di notizie», dice Rangeri. Secondo la sociologa dell´ateneo di Padova Laura Balbo «in tv vengono diffusi numeri e statistiche difficilmente controllabili e capaci di suggestionare paure, ovviamente in chiave elettorale». C´è anche un preciso linguaggio che corrisponde alla visione berlusconiana del mondo, a cominciare dalla famosa “discesa in campo”, spiega Zagrebelsky: «Discesa realizzata non con i mezzi corrotti del passato ma con mezzi inediti e con compagni d´avventura nuovi di zecca. Tutto dev´essere reso “nuovo”, generato a un´altra vita. Ciò che è vecchio sa di corruzione. Per questo, si deve scendere dall´alto, dove c´è virtù, purezza, capacità di buone opere».
Questa mattina (sempre all´Odeon dalle 9,30) parleranno Marco Revelli dell´università del Piemonte Orientale, Steve Scherer di Bloomberg News e il direttore di Repubblica Ezio Mauro che dedica il suo intervento a “La democrazia minata”.
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