A lezione di antiberlusconismo. Con Travaglio

Copie de Il Fatto quotidiano, spettatori assiepati anche per terra con i suoi libri pronti per l’autografo: bastava un’occhiata alla platea per capire che ieri pomeriggio all’Odeon, il più atteso sarebbe stato l’intervento di Marco Travaglio. L’occasione era la tre giorni intitolata «Società e stato nell’era del ‘‘berlusconismo’’», organizzata dall’associazione Libertà e Giustizia e dalla rivista Passato e presente. Insomma: 16 anni di berlusconismo e a Firenze ci si chiede il perché. Oggi la giornata conclusiva: a tirare le fila, con la presidente di LeG Sandra Bonsanti, saranno il docente di scienza dell’amministrazione Marco Revelli, Steve Scherer di Bloomberg news ed il direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Un convegno moderato dallo storico Paul Ginsborg e totalmente autofinanziato: dopo la notizia del contributo di alcuni politici locali a titolo personale, il pubblico stesso è stato invitato a donare con tanto di volontari muniti di cestino per le offerte. Ieri mattina si è parlato di «culture emass media», al pomeriggio, si è discusso di «Istituzioni e giustizia». Prima dell’atteso giornalista torinese, a parlare è stato Guido Melis, docente di storia delle istituzioni politiche, con una riflessione sulla pubblica amministrazione e dei tentativi di riformarla, ieri e oggi. Per la serie corsi e ricorsi storici, ha iniziato raccontando di Attilio Brunialti, consigliere di Stato che, a capo di una commissione arbitrale sulla costruzione del palazzo di giustizia di Roma, nel 1913 ricevette dall’impresa vincitrice un grazioso villino liberty. L’allora premier Giovanni Giolitti, cui Brunialti era vicino, ne pretese il giudizio, la condanna e l’allontanamento, preferendolo alla più semplice scappatoia delle dimissioni che avrebbero interrotto le indagini (ovvi i riferimenti alla vicenda Scajola). Poi, sul palco, Elisabetta Rubini Tarizzo, avvocato milanese già parte civile in alcuni dei processi del signor B., che ha ripercorso le vicende giudiziarie del premier: un percorso iniziato negli anni 80 «in cui confliggono — ha detto — il potere politico e quello giudiziario che lo mette sotto accusa». Poi il saluto in diretta audio-video ai manifestanti della Fiom a Roma, del giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky: «Spero siate molti, forti, responsabili e miti» ha detto, per poi concludere: «La vostra battaglia è anche la nostra». Poi il Travaglio show che, nello stile dei suoi monologhi di Annozero, ha cercato di rispondere alla domanda alla base dell’intera manifestazione: perché a 16 anni dalla discesa in campo di Berlusconi siamo ancora a parlare di berlusconismo? «Perché ancora oggi— ha spiegato — Berlusconi viene frainteso, sottovalutato e scambiato per ciò che non è». E chi è? «Un traghettatore gattopardesco e trasformistico che da 16 anni cerca di far combaciare la norma alla propria biografia» in un sistema di cui però Travaglio, grazie alla crisi economica, ravvisa l’inizio del tramonto «Sono finiti i soldi: i ladri non possono superare il numero dei derubati» ha detto ricostruendo, in una galoppata giunta fino al recente strappo con Fini, la storia del Cavaliere. Nella conclusione Zagrebelsky ha inchiodato il pubblico «travagliano» con un’analisi della neolingua del Cavaliere: dall’utilizzo del verbo «scendere» (in politica) come una sorta di sacrificio del «salvatore» per gli infelici, al concetto di «amore», altro leit motiv berlusconiano, o il suo contrario «l’odio» di chi non corrisponde l’affettuoso sentimento.

6 commenti

  • LE RAGIONI DELL’ANTIBERLUSCONISMO

    La sottovalutazione irresponsabile e sistematica del “berlusconismo”, non solo da parte della cittadinanza ma (ben più grave), di alcune alte cariche dello Stato, li rende complici, ad ogni effetto, dell’imminente bancarotta fraudolenta dissipativa del paese e della sua deriva morale e sociale. Come meravigliarci, a questo punto, dell’impennata di criminalità organizzata nelle civili regioni del nord quando, il nostro parlamento, oggi, è la roccaforte del malaffare, dove si organizzano oscure trame, complotti e si smistano pizzini?
    E’ inimmaginabile che, in un paese normale, come i tanti in Europa, un figuro del genere, sia potuto approdare al parlamento e investire una tale carica politica ne, tanto meno, essere l’imprenditore di successo che oggi é.

    Oggi, l’antiberlusconisimo (come l’antifascismo) è una moderna forma di resistenza. Un atto dovuto, un dovere civile dal quale, nessuno si può (o si dovrebbe) sottrarre.
    Ma la storia, inesorabilmente si ripete e, come allora, la stupidità, il qualunquismo e la malafede degli italiani, ritorna ad accanirsi su questo povera e sciagurata Italia. Come allora pagheremo il prezzo, della nostra irresponsabilità e coltivata cecità.
    Propaganda e populismo, mistificazione e contraffazione della realtà, ritornano di nuovo ad essere le efficaci armi di persuasione e di seduzione – invitanti come il canto delle sirene, e le lusinghe del maligno.
    Il “berlusconismo” è una patologia infettiva e virulenta che agisce sui lati peggiori degli individui, legittimandoli e sdoganandoli come normalità – una visibilità insperata, venduta al prezzo di servilismo, omertà e cieca obbedienza.
    Una congrega, di cialtroni e reietti, che contrappone la furbizia all’intelligenza e il mercimonio alla dignità. Il rischio, poi, che un tale precedente, possa attecchire, ed essere preso ad esempio nel resto dell’Europa, è una possibilità da considerare.
    Il problema, di fatto, non è tanto Berlusconi, ma il “berlusconismo” – un concentrato (unico caso nella storia delle democrazie occidentali) della peggiore feccia unita della società italiana. Una banda di avventurieri, farabutti, traditori della propria patria e dignità, affaristi e mafiosi, asserviti al capo Clan, in cambio di privilegi, impunità, visibilità e potere. Oggi, questi personaggi, sono ai vertici di comando di ogni settore economico e produttivo, non che, detentori di tutto il capitale in circolazione. Una spada di Damocle sulla nostra testa e sul futuro di questo paese. L’eredità di Berlusconi sarà, per drammaticità, più devastante di quanto non sia stata la sua permanenza alla guida di governo.
    Il calcio mercato di deputati e senatori, è l’ennesimo e non ultimo atto di uno sconcertante, indicibile e perverso imbarbarimento della morale e dell’etica che, oggi, nel “berlusconismo”, trova la sua patria naturale.

    Silvio Berlusconi, consapevole del dopo, tenterà in tutti i modi e con tutti i mezzi, di rimanere in sella, pur di non affrontare la realtà. Se in uno slancio di buon senso, si fosse messo da parte (anche se fuori tempo massimo), quel gesto di tardiva responsabilità, lo avrebbe in parte assolto dalla sua condotta, restituendogli un briciolo di dignità. Ma codardia e infamia, hanno preso il sopravvento sulla ragionevolezza e il decoro, inserendolo, a buon diritto, fra la lista, dei personaggi più inquietanti e riluttanti della storia d’Italia.

    Gianni Tirelli

  • CHI SONO I TRADITORI?

    L’avversione e la contrapposizione nei confronti di Silvio Berlusconi non è di natura politica o ideologica, ma legale, di verità e giustizia. E’ come se Provenzano (seguendo lo stesso percorso e modalità del Cavaliere), fosse giunto a ricoprire la carica di Primo ministro e, gli italiani, si spaccassero fra sostenitori e detrattori. Ai criminali non è concesso di ricoprire una carica politica e tanto meno di circondarsi di fedelissimi che delegittimano la magistratura e le istituzioni per salvare il culetto del capo. Al massimo (e per loro responsabilità personale), possono onorarsi di tifosi, di servi e di ruffiani.
    E’ questa la sconcertante realtà! Uno spaccato della società, che ci offre la misura del livello di, ragionevolezza, discernimento e buona fede del popolo italiano. Sono fuori discussione le responsabilità oggettive, penali, sociali e civili di Silvio Berlusconi e mercenari, ma gli italiani che, in tutti questi anni, lo hanno sostenuto e osannato, si sono macchiati di codardia, viltà e tradimento e, niente potrà cancellare un tale infamante marchio. L’intervento contro questo clamoroso atto di ingiustizia, sistematicamente disatteso ( evaso), ha prodotto, nei cittadini onesti, un profondo senso di indignazione, smarrimento e credo, di vendetta, umiliando e mortificando la loro buona fede e civile condotta, vanificando così, i fondamenti ineludibili, della costituzione italiana.
    Quei parlamentari, poi, che Berlusconi induce alla prostituzione per rimpolpare la sua maggioranza, non sono forse l’espressione di una diversa volontà popolare? E i loro elettori, come replicano, ad un tale atto di tradimento indotto? I Gasparri e banda, appartengono a quella razza di soggetti che, senza un padrone o meglio, un pappone, si sentono perduti e dissociati. Il servilismo e il leccaculismo, sono pratiche a loro più congeniali e distintive del carattere, atte a sopperire a quell’incolmabile vuoto di intelligenza, pudore e consapevolezza, che li contraddistingue dall’origine. Gasparri propone l’arresto preventivo dei manifestanti e tace sui parlamentari condannati in via definitiva.
    Vederli schierati a scalare, a mo di falange romana, partendo da Bondi (m. 1’65) fino allo gnomo Brunetta (m. 0’98), offrendo il petto al nemico, tutti uniti e compatti, a difesa del piccolo escremento, mi produce una tale pena, congiunta a disgusto e ad un senso di schifo, da vergognarmi di essere italiano. Se il piccoletto, non fosse stato il proprietario di un tale patrimonio e di reti televisive, nessuno di questi infamoni lo avrebbe mai preso in considerazione, neppure per un solo istante. Sanno bene che, al di fuori del nanerottolo, che li ha sdoganati da quel perenne stato di ignavia, dando loro una insperata visibilità e sicurezza economica, ritornerebbero ad occupare quel limbo gelatinoso che, da tempo memorabile, li ha ospitati! Questa compagine ci citrulli e allocchi, è l’atto ufficiale di un terrorismo culturale e sociale, unico nella storia politica italiana.
    Chi sono i traditori?

    Gianni Tirelli

  • ACCORATO APPELLO A TUTTA LA SINISTRA ITALIANA

    Il premier Berlusconi , in uno dei suoi sempre più patetici, retorici e avvilenti interventi, sostiene le ragioni e l’indubbio valore e merito della sua scalcinata maggioranza, ritenendo l’opposizione, priva di idee, contenuti e senza un leader. Io, da osservatore disincantato, sono più propenso ad accreditare, per il bene del paese, una sinistra immobile, confusionaria e lacerata dai pluralismi, anteponendola a questa maggioranza serva e cialtrona che, al bene comune, ha preferito il privilegio, l’impunità e l’interesse particolare. L’Italia, oggi, è un paese avulso da ogni prospettiva, progetto e passione. Quindici lunghi e interminabili anni di berlusconismo reale, hanno spaccato l’Italia in un continuo e sistematico scontro fra poveri e poveracci, fra licenza e legalità, fra menzogna e verità, innescando una deriva etica e di valori mai riscontrata, prima d’ora, in nessuna democrazia occidentale in tempo di pace.
    Gentili rappresentanti della sinistra italiana, mi appello, ancora una volta, al buon senso e alla ragionevolezza, auspicando, inoltre, un provvidenziale intervento divino perchè, finalmente e, in uno slancio di orgoglio, possiate ricomapattare le fila in un unico blocco coeso, determinato e pragmatico, abbandonando ogni sterile personalismo e anacronistica ideologia.
    Vorrei inoltre fare presente che, la tesi che qualifica Berlusconi come un “leader populista” è un luogo comune da sfatare. Niente di più falso! Se fosse un autentico populista, dovrebbe riconoscere piena sovranità al popolo, in ogni caso, quando lo appoggia e quando lo contesta – non basato su convenienze politiche, ne sbandierato in termini di annunci e promesse elettorali menzognere, puntualmente disattese: Per questo, Berlusconi, non è un populista, ma un nemico del popolo, un impostore che ha fatto regredire il popolo italiano di oltre 50 anni, ingannandolo e impoverendolo. Dobbiamo smascherare il populismo ipocrita e parolaio di questo ducetto di provincia e contrastarlo su un terreno politico e culturale, proponendo un modello alternativo e speculare, insieme, sospinto da un’autentica ispirazione populista, intesa come, non demagogica, paternalista o sciovinista, ma bensì, in un’ottica gramsciana, avanzata e rinnovatrice. Un populismo moderno, sociale e, rivolto ai valori della democrazia partecipata – L.G. -. Per rendere, dunque, possibile e fattibile tutto ciò, è necessario che la sinistra allontani per sempre (disertandone gli inviti e le seduzioni), da ogni improvvida e stridente alleanza, esterna e contrapposta alle sue vere ragioni ideali, per rendersi finalmente credibile di fronte agli occhi di un elettorato da troppo tempo mortificato, inascoltato e al limite della sopportazione.

    Gianni Tirelli

  • CHI SARA’ LA RAGAZZA DEL CLAN?

    In questo mondo al contrario, il servilismo, la sudditanza e la piaggeria sono sinonimi di garantismo. Attraverso questo miserabile escamotage, i rappresentanti di questa maggioranza politica, fanno scudo intorno all’essere più rivoltante che una democrazia abbia mai partorido, e non tanto per amore di verità e giustizia, ma per difendere i loro privilegi e interessi particolari, acquisiti dal mercimonio della dignità, dei valori morali e dei principi etici. Quale normale persona di buon senso può garantire i comportamenti di un personaggio come Silvio Berlusconi , le cui frequentazioni sono a dir poco criminogene? Basterebbe la mai abiurata amicizia con Marcello Dell’utri e lo stretto rapporto con lo scudiero Vittorio Mangano, perchè ogni possibile garantismo venga vanificato. L’avvocato personale, Previti, il medico di fiducia Scapagnini, il padre spirituale (ex) Don Gelmini, il protetto politico, Cosentino e, per non dimenticare, il venerabile maestro Licio Gelli, sono alcuni nomi altisonanti di lunga lista di loschi figuri che hanno costellato la sua vita privata e politica. Possiamo ragionevolmente definire, un complotto, l’azione della magistratura nei confronti di un tale individuo che, di legale, non ha neppure la suola delle sue scarpe? Affermare che i magistrati sono comunisti e quindi di parte, è la barzelletta più divertente del Cavaliere dei miei stivali. In verità, la loro, e la parte della giustizia e della legge uguale per tutti. Il nano laido, ha assunto la menzogna a pratica relazionale, imponendola, a fronte di una cieca obbedienza, come regola numero uno a tutto il suo entourage di falliti e accattoni della vita.

    Siamo oramai alla resa dei conti, alla farsa finale e a un punto di non ritorno. L’anacronistica e retorica metafora del “boumerang” ha perso ogni sua forza propagandistica e, di fronte all’indifendibilità di una realtà schiacciante e lapalissiana rischia, se ripetutamente tirata in ballo, di accelerare la capitilazione di questa cricca di malfattori e di cortigiani cialtroni.

    L’ennesima, ma la più triviale e miserabile delle boutades di Berlusconi, fa riferimento alla sua nuova compagna di vita che, il Cavaliere afferma, mai e poi mai, si sarebbe sognata di partecipare ai baccanali “bunga bunga.” Se mai, questa moderna “ragazza del Clan”, dovesse esistere per davvero, consiglierei giornalisti e novelli apprendisti investigatori, di indirizzare le loro ricerche fra le maitresse di esclusivi e altolocati postriboli.

    Gianni Tirelli

  • UN IRRINUNCIABILE ATTO DI RIBELLIONE

    E come non parlare della piaggeria puttana di seguaci, cortigiani e accoliti ossequiosi che, come rapiti da incantamento, inebriante e vanesio, si sperticano, con sistematica quotidianità, in lodi e riverenze, offrendo riti propiziatori e offerte sacrificali, dono di immortalità e di sempiterna abbondanza, al Vitello d’oro! E come non vedere, nei tratti e nei gesti di Bondi, di Cicchitto, di Capezzone, di Lupi, Vespa, Belpietro, Feltri e Sallusti, la serie completa dell’immagine iconografica di checche isteriche e chiassose di un primitivo lupanare, al servizio di un pappone egocentrico e imbroglione!
    E come non guardare, senza avvertirne inquietudine e turbamento, alla vita di un uomo senza scrupoli e dal torbido passato piduista che, oggi, martirizza Vittorio Mangano, esalta la figura di Marcello Dell’Utri, fiducia Cosentino e delegittima le istituzioni! Lui, il “grande Silvio”, ometto attempato, che si trapianta e pittura i capelli di un nero corvino, anteponendo il trucco a una decorosa pelata – il Silvio con l’eterno cerone, le scarpe rialzanti e le pompette stimolanti – il Silvio dalle mille cravatte a pallini e gli eterni doppio petto blu. Un vero trattato ambulante di psicopatia, frustrazione e perverso e morboso narcisismo. Con quale dignità, un tale individuo, rappresenta in nostro paese? E’ dunque questo lo status symbol di virilità e machismo, autorità e potere nel quale si riconoscono tanti italiani e italiane, e che esibiscono come modello di moderna cultura e punto di riferimento socio-esistenziale? Visti i presupposti, è più verosimile pensare a un facoltoso transessuale al tramonto, osannato da una folla di pervertiti, squattrinati e senza futuro!
    E’ quindi questo, il salvatore della patria, l’uomo della provvidenza, il mito trascendente da sempre celebrato nell’immaginario degli italiani o, piuttosto, un millantatore da quattro soldi, un incantatore di serpenti e un traditore della patria? Uno scaltro piazzista che, nel mercimonio della dignità altrui, incarna l’archetipo della peggiore specie umana? Non sono forse gli italiani, le vittime predestinate di un masochismo perverso che, come Seneca affermava, “godono nell’affidare il potere al turpe?” Che significato assume oggi, il consenso popolare, quando una portata di fuoco mediatica (senza precedenti) si accanisce in un’opera diseducatrice e di omologazione delle coscienze, intervenendo sui lati peggiori dei cittadini e sdoganandoli come libertà e diritti.
    L’antiberlusconismo, non è un movimento politico o ideologico, ma un irrinunciabile atto di ribellione sociale, etica e morale.
    Si dissocia, da ogni personalismo, rivendicazione o appartenenza culturale per elevarsi oltre la retorica e la bagarre. L’antiberlusconismo (come l’antifascismo) è una moderna forma di resistenza – un atto dovuto, un dovere civile dal quale, nessuno, si può (o si dovrebbe) sottrarre.

    Gianni Tirelli

  • A ME NON LO PUO’ DIRE!!!
    Lo può dire ai suoi colonnelli, ai suoi cortigiani e servi, ai direttori dei giornali, al presidente della Repubblica, a Bersani, a Vendola, a Casini, a destra e a manca, e prendere per il culo l’Italia e il mondo intero, ma a me, al sottoscritto Gianni Tirelli, non lo può dire!
    Mi ha dato del coglione (per non averla votata), dello sporco comunista, dello sporcaccione che non si lava – ha chiamato porco, il Dio in cui credo, definito i giudici, brigatisti rossi, dichiarato che “il fascismo è stato meno odioso di questa burocrazia togata” delegittimando, così, le istituzioni che mi rappresentano come cittadino. Ha trasformato il parlamento in un mercato delle vacche – ha sottoscritto pubblicamente un contratto con gli italiani che non ha mai rispettato e per tanto dovrebbe essere citato in giudizio per inadempienza contrattuale, mistificazione, raggiro e abuso di potere.
    A me, dunque, non può dire che il denaro versato sul conto di Giampi Tarantini è un gesto, uno slancio di una generosità connaturata, alla quale, un profondo sentimento di carità cristiana, gli impedisce di sottrarsi! No! E’ una presa per il culo inaccettabile!

    Lo può dire a Papa Ratzinger, ma a me, Gianni Tirelli, no!
    Solo una gran “faccia di merda”, può permettersi dichiarazioni del genere, ma non il Presidente del Consiglio di uno stato libero, laico e democratico!

    I nostri figli non possono davvero credere che, pagare delle puttane e congiunti magnaccia (un tempo parrucchieri e giornalisti), abbia qualcosa a che vedere con il sentimento di solidarietà! Questa è infamia! Messaggio negativo e destabilizzante di una gravità spaziale! ! Una presa per il culo inaccettabile!
    Lo può dire a Emilio Fede e Lele Mora, ma a me, Gianni Tirelli, no!
    Solo una gran “faccia di merda”, può permettersi interpretazioni del genere, ma non il Presidente del Consiglio di uno stato libero, laico e democratico!

    Non può dire che la signorina Ruby (prostituta riconosciuta) ha mentito sulla sua vera età e sulla presunta parentela con Mubarak! Una delle farse più rivoltanti e grottesche che un parlamento abbia potuto ospitare in periodo di pace!
    (Trecentoquattordici deputati, hanno ritenuta legittima la richiesta di sollevare davanti alla corte costituzionale un conflitto di attribuzione nei confronti dell’autorità giudiziaria, per spostare il processo “Ruby” dal tribunale di Milano al tribunale dei ministri, sulla base di una grottesca motivazione che ha ridicolizzato l’intero paese agli occhi del mondo).

    Lo può dire all’amico Putin, ma a me, Gianni Tirelli, no!! ! E’ una presa per il culo inaccettabile!
    Solo una gran “faccia di merda”, può permettersi dichiarazioni del genere, ma non il Presidente del Consiglio di uno stato libero, laico e democratico.

    Non può dire che il mafioso Vittorio Mangano è un eroe, e lo spacciatore di droga, pappone e cornuto, Giampi Tarantini, un amico in difficoltà finanziarie che non ha esitato ad aiutare, spinto da un’irrefrenabile pulsione francescana!
    Lo può dire a Marcello Dell’Utri, ma a me, Gianni Tirelli, no!! ! E’ una presa per il culo inaccettabile!
    Solo una gran “faccia di merda”, può permettersi tali dichiarazioni, ma non il Presidente del Consiglio di uno stato libero, laico e democratico.

    Il mio professore di religione (se la memoria non mi tradisce!!) ci insegnava ad amare e soccorrere i poveri, i diseredati, i derelitti, gli ammalati, gli affamati e gli assetati; gli ultimi, insomma che, per diritto, avrebbero presenziato al cospetto di Dio, in prima fila – ma non rammento che, fra le categorie sopra citate, ci fosse anche quella delle zoccole e dei loro protettori e mecenati, dei mafiosi e degli spacciatori cornuti, dei ladri e dei corruttori, degli infami e dei traditori, dei “falsari di parola” e degli imprenditori evasori.

    Questo lo può fare credere alla Marcegaglia e a Bonanni, ma me, no! E’ una presa per il culo inaccettabile!
    Solo una gran “faccia di merda”, può permettersi mistificazioni del genere, ma non il Presidente del Consiglio di uno stato libero, laico e democratico.

    Gianni Tirelli

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