Usciamo da poco dalla notizia che la signora Manuela Marrone in Bossi ha ottenuto per la sua “scuola padana” 800.000 € di finanziamenti dal ministero dell’Economia.
Tremonti non ha avuto evidentemente problemi sull’uso di “soldi nostri”, intesi come di tutti gli italiani, per una scuola che parla di “pedagogia padana”.
Una vera sberla per le scuole statali d’Italia, dove possono mancare gessi e carta igienica, se non addiritttura banchi e sedie.
Si fa sempre più chiara per noi l’abusata espressione “Roma ladrona”: si trattava di pura e semplice invidia.
A poca distanza di tempo assistiamo ora ad un altro capitolo d’una storia ormai senza fine e senza vergogna: la decisione del sindaco di Adro di apporre nel nuovo polo scolastico dappertutto, perfino sui banchi, un simbolo politico, quello della Lega.
Sono le dittature in genere a “marchiare” con i loro simboli i luoghi pubblici, come avvenne in Italia sotto il fascismo. Ma perfino durante quel ventennio l’idea di scolpire il fascio sugli edifici pubblici era figlia di un nazionalismo rivolto all’intera Nazione, non ad una Nazione fatta a pezzi.
Di fronte al “marchio” sulla scuola di Adro si rivolterà nella tomba quel Cattaneo federalista, cui i leghisti molto spesso credono di far riferimento, ignorando però lo spirito del suo pensiero.
Come al Festival della Letteratura di Mantova ha ben chiarito il prof. Ginsborg, nulla del pensiero di Cattaneo può essere saccheggiato in modo disonesto, dato che il suo federalismo era tutto dedicato alla buona amministrazione locale, basata su un autogoverno di Regioni e Comuni visto sempre e comunque in funzione di un’Italia unita. Infatti così egli si definiva: “Sono cittadino lombardo, italiano, del mondo”.
Con buona pace dei cosiddetti padani e qualche speranza, invece, per un’Unione Europea davvero unita politicamente.
* L’autrice della lettera che è firmata anche da 22 soci di LeG, è coordinatrice del circolo di Brescia
Riportiamo anche il comunicato con cui il circolo di LeG Brescia ha deciso di aderire al presidio organizzato sabato 18 settembre.
Comunicato stampa di adesione al presidio
Il circolo Libertà e Giustizia di Brescia aderisce al presidio organizzato per sabato 18 settembre ad Adro per protestare contro l’invasione di un simbolo partitico effettuata in una scuola pubblica dall’amministrazione comunale.
Libertà e Giustizia vede in questo la lesione di principi fondamentali della convivenza civile. L’amministrazione di un bene pubblico non può diventare affermazione di parte trasformando la scuola di tutti in luogo di divisione anzichè di tolleranza, di confronto e di condivisione.
Non accettiamo inoltre che da tempo ormai Brescia e provincia vengano citate a livello nazionale solo per atti amministrativi di tipo discriminatorio. Non vogliamo doverci vergognare di essere bresciani: vogliamo continuare ad essere bresciani, italiani, europei, cittadini del mondo.
Per Il Circolo Libertà e Giustizia di Brescia la coordinatrice Gisella Bottoli.
Sono indignata dall’arrogante ignoranza del sindaco leghista che non riesce neppure lontanamente a capire la violenza ideologica esercitata sui bambini.Le autorità scolastiche,la ministra dove sono? La suola deve essere di tutti.Brava, brava Gisella Bortoli.Sono con te.
Condivido l’operato del circolo LeG di Brescia.
I drammi vissuti dall’istruzione pubblica italiana vanno in vero ricercati nella sua genesi,precisamente nella legge Lanza del 1857 e nella successiva,più complessa e fondamentale legge Casati del 1859 (v.AA.VV.- Storia della Scuola e storia d’Italia dall’unità ad oggi- Bari 1982). Quest’ultima,di ispirazione laica e liberale come la precedente,istituiva l’istruzione elementare obbligatoria aperta a tutti,avviando così di fatto la scuola di massa,come avveniva già da anni in Europa dopo l’affermazione dei principi di cui era portatore l’illuminismo.
Ma essendo essa,per tutte le esigenze del suo funzionamento ,a carico del bilancio pubblico,dovendosi altresì provvedere all’istituzione di sana pianta in gran parte della realtà territoriale del nuovo Stato giunto a unità, con le casse semivuote,ha dovuto sopportare fin dall’inizio,da un lato l’ostracismo del clero cattolico maschile e femminile che deteneva il monopolio dell’istruzione dei due sessi,dall’altro l’egoismo dell’aristocrazia terriera. Due potenti lobby che avevano l’esclusiva in materia di elezioni politiche e determinavano pertanto la qualità della classe dirigente e il suo operato.Una condizione che,con la formazione dei partiti,rimase sostanzialmente immutata negli anni,anche con l’avvento della democrazia e del voto elettorale di massa esteso alle donne.
E’ la condizione attuale in cui conduce la sua tribolata esistenza l’istruzione pubblica ovvero di tutti,in mano ad alcuni avventurieri nominati dagli oligarchi di partito,la cui ignoranza non gli consente di capire che le consenguenze disastrose dei loro cervellotici interventi sulla scuola della gioventù odierna saranno gli adulti e perciò la società di domani a scontarli. Non sanno detti avventurieri che una vera,seria riforma dell’istruzione,incidendo essa sui giovani nella fase più delicata del loro sviluppo,richiede anni di sperimentazione preventiva e che la consapevolezza di tale fondamentale esigenza indusse quanti operarono ai livelli più alti dell’amministrazione scolastica pubblica fin dagli anni trenta del secolo scorso all’istituzione e organizzazione di apposite strutture di stimolo e aggiornamento di tutto il personale didatticamente impegnato nella formazione dei giovani.
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