E così, stando agli annunci di Francesco Nucara da Reggio Calabria, il governo Berlusconi potrà contare, al momento del voto sulle dichiarazioni in aula dello stesso Presidente del Consiglio, del sostegno di un altro gruppo parlamentare composto da una ventina di deputati. Un gruppo parlamentare del tutto nuovo frequentato da deputati già fedeli ma anche da colleghi assoldati per il nuovo grande compito. L’annuncio del giovanile settantenne Nucara non deve essere una bufala o una vanteria del sunnominato funzionario della ex Cassa del Mezzogiorno essendo stato diffuso proprio al termine di un abboccamento di due ore presso la residenza privata del capo del governo.
Come è stato sottolineato da più parti, il reclutamento di deputati con il metodo del 118 – soccorso urgente – è una pratica non proprio edificante. Tuttavia è una pratica legittima: al di là delle motivazioni e della natura della contrattazione, passare da una maggioranza all’altra è un movimento del tutto consentito. Non dice infatti la Costituzione vigente che il parlamentare esercita la sua funzione “senza vincolo di mandato”? Dunque, si può.
Ora facciamo un piccolo passo indietro. Per settimane, nel corso della movimentata estate politica, tutto il centro-destra, sfidato dalla presa di posizione di Fini, specie dopo il discorso di Mirabello, ha riempito tg e giornali con un ammonimento da ultimatum: se cade il governo Berlusconi si va al voto, non c’è altra strada. E alte grida si sono levate al solo pensiero che il presidente della Repubblica, com’è nei poteri che la Costituzione gli attribuisce, potesse chiedere di verificare se in Parlamento ci potesse essere una maggioranza anche differente per un dopo-Berlusconi. I vari Cicchitto, Gasparri, Bossi hanno dato vita ad una campagna di intimidazione nel caso si fosse tentata la strada di un governo che si potesse dedicare alla legge finanziaria e a modificare la legge elettorale. Una campagna mirata sul Quirinale.
E l’operazione Nucara? È la stessa identica cosa. La formazione di un nuovo gruppo parlamentare che soccorre il governo è, appunto, la ricerca di una nuova maggioranza in seno al medesimo parlamento. Se la maggioranza teme di perdere il drappello dei finiani, il darne vita ad una nuova sarebbe stravolgere il voto del “popolo sovrano”; e se la maggioranza recupera altri deputati a suo favore non significherebbe più stravolgere il voto del “popolo sovrano”? Dove sta allora la differenza? La differenza non c’è. Ecco, sarebbe molto interessante se qualcuno ponesse questa domanda ai Cicchitto-Gasparri e ascoltarne, soprattutto, le risposte.
Ovviamente, l’operazione Nucara è ancora tutta da verificare. E già il ministro Maroni ha sparato a zero su una soluzione politica che farebbe risaltare l’inesistenza di una maggioranza di centro destra, dopo la diaspora dei finiani. La famosa quota 316 potrebbe essere ardua da scalare.