La sfida di Fini: resterò per tutta la legislatura

08 Settembre 2010

ROMA — Enrico Mentana lo presenta così: «Il presidente della Camera, fino a prova contraria». Gianfranco Fini, sorridente, risponde: «Il presidente della Camera, per ora e per tutta la legislatura». E quanto durerà la legislatura? «Mi auguro per altri tre anni». Per Fini la giornata appena trascorsa si può definire così: «Tanto rumore per nulla: Berlusconi e Bossi non saliranno al Quirinale per chiedere le mie dimissioni. Se lo facessero dimostrerebbero di essere degli analfabeti sul diritto costituzionale e parlamentare». Ricorda Fini che nessuno ha il potere di chiedere o indurre le dimissioni del presidente della Camera e che lui non le darà, «a meno che non si dimostri che sono venuto meno all’articolo 8 del regolamento». E mostra alle telecamere il libretto blu del regolamento spiegando che il suo compito specifico è dirigere con imparzialità i lavori: «Il presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l’ordine…». Ricorda che gli ultimi due presidenti, Bertinotti e Casini, erano esponenti politici, come la Pivetti o la Iotti, e che non è vietato fare politica al presidente della Camera. Le diranno che è stato eletto con i voti della maggioranza, incalza Mentana. E lui spiega che una volta eletto non è più un esponente della maggioranza, deve garantire maggioranza e opposizione e il suo riferimento diventa la Costituzione. Quindi, «Bossi è un simpaticone: parla del “trasloco di Fini”, ma la Camera non è una dependance del governo e per fortuna in Italia c’è la separazione tra i poteri esecutivo e legislativo».

Due giorni dopo il discorso di Mirabello, Fini non cede di un millimetro. Né sui contenuti, né sui toni. Accetta l’invito del Tg de La7 diretto da Mentana, esordisce con i complimenti al direttore e ripete le enunciazioni di domenica. Con un passo avanti: «Andare al voto ora è da irresponsabili ma, se prevale l’irresponsabilità, noi siamo prontissimi alle elezioni». Il partito di Fini, dunque, è sulla griglia di partenza. E c’è perfino una sottolineatura «elettorale»: il primo punto di cui dovrebbe occuparsi un governo è «la riduzione delle tasse, con l’introduzione del quoziente familiare», in modo che non favorisca chi è solo rispetto alle famiglie.

Con Berlusconi, antico sodale, la durezza è senza requie: «Chi governa non deve cercare il consenso che ha avuto e che ha, deve dimostrare di saper governare. Governare non è comandare». E, alla fine, quando Mentana gli chiede di lasciare in deposito al suo Tg una domanda per il premier: «Crede davvero Berlusconi che si possa guidare un partito di massa, plurale e democratico espellendo il cofondatore con accuse risibili, come: “Ha concorso con la magistratura per abbattere il presidente del Consiglio?”». Fini torna a proporre il «patto di legislatura» con «Forza Italia allargata» (il Pdl, dal momento della sua uscita, «non c’è più») e Lega, perché è indispensabile occuparsi dell’economia, della sicurezza nelle città, delle condizioni sociali preoccupanti. Ribadisce che Futuro e Libertà sosterrà la maggioranza, anche se «chiederà di contribuire a scrivere i 5 punti fondamentali del programma, per evitare danni alla collettività». E se ci sarà la crisi di governo? «Parola al capo dello Stato». Futuro e Libertà sarà consultata, che cosa dirà? «Futuro e Libertà vuole che la legislatura vada avanti, dando corso al programma di governo». Fini, quindi, non esclude una legislatura che prosegua con un nuovo esecutivo. Unica concessione al premier, la stessa di Mirabello: «Un provvedimento che sospenda i processi contro il presidente del Consiglio, ma senza cancellazione di altri processi e senza attacchi alla magistratura». Poi, Mentana, che ha dedicato a Fini buona parte del suo giornale, mette il presidente della Camera sulla graticola del «caso Montecarlo». Fini dice che la vicenda dell’appartamento donato ad An, venduto a due società offshore e finito in affitto al fratello della sua compagna, quando sarà chiarita del tutto, «farà ridere». Attende sereno l’inchiesta della magistratura, e chi ha calunniato risponderà in tribunale. Ma lei c’è mai stato? «No. Chi dice di avermi visto, lo provi». Come è finito, quell’appartamento, in affitto a suo cognato, gli disse lei della sua esistenza? «No: l’avrà saputo a Montecarlo, non è certo una metropoli…». Si è detto che questa storia l’abbia fatta litigare con la sua compagna, Elisabetta Tulliani. «Lei dirige un telegiornale o Novella 3000? Comunque, questa vicenda ci ha uniti ancora di più».

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