Ricambio sì, rottamare no

Io la penso così: la discussione per ora tutta interna al Pd fra “rottamare” e “conservare” rispecchia la tendenza della politica attuale. O stai di qua o stai di là. In mezzo c’è una terra di nessuno, abitata da compromesso e ipocrisia.In sostanza si chiede di dire se gli attuali dirigenti devono esser mandati tutti a casa oppure se devono continuare a guidare il Pd.Magari sorretti da un po’ di quarantenni, arruolati ad adiuvandum o fatti salire di un gradino, ma uno soltanto per non creare sconquassi eccessivi.
Semplificare è bello, la gente capisce meglio e magari ti chiamano anche in Tv a sostenere l’una o l’altra tesi. Ma semplificare troppo può essere anche da incoscienti: davanti all’ opposizione ci sono mesi e scelte molto difficili, dalle quali dipenderà la possibilità o meno di far cambiare strada all’Italia, di trovare una politica pronta ad affrontare la paurosa disoccupazione di tanti italiani e quella stabilità delle istituzioni che è stata smantellata in questi anni di attacchi alla Costituzione. Dunque, un orizzonte che deve invitare insieme alla riflessione e a scelte coraggiose.
Io capisco e condivido sostanzialmente la voce di chi non ne può veramente più delle incertezze e delle ambiguità che hanno caratterizzato la non opposizione dell’opposizione in questi anni. Capisco l’irrequietezza di chi all’interno del Pd ma anche fuori, tra i simpatizzanti, ha letto le due lettere estive di Veltroni e di Bersani in cerca di un concetto chiave: fin qui abbiamo sbagliato, d’ora in poi cambieremo. E non lo hanno trovato.
Capisco gli sbadigli; dunque, dice Renzi, rottamiamoli tutti. No, rispondono dagli Stati maggiori, siete maleducati e basta, lasciateci fare a noi.
La sostanza dello scontro è tutta qui. Bei titoli sui giornali, ma all’Italia chi ci pensa? L’Italia ha bisogno di una politica nuova, illuminata, competente, onesta, lungimirante. Chi può essere utile a questo scopo? Certamente non una classe dirigente che da almeno vent’anni (a esser generosi) tramanda se stessa, in un gioco perverso di potere che riesce a influenzare anche le cosìdette primarie. Non una classe dirigente che finge di avere a noia il Porcellum, ma non si è mai veramente opposta ad esso e ancora oggi si dilania in cerca di una ipotesi di legge elettorale che deve comunque prima di tutto essere utile alla propria parte. Una legge che assicuri a se stessi e ai propri amici e parenti la permanenza in Parlamento e nei posti chiave del potere.Certamente non una classe dirigente che non sa andare a casa, mai, qualunque cosa accada.
Dunque il ricambio è assolutamete essenziale, se si vuole voltar pagina. Ma non è tutto. Io proporrei agli attuali dirigenti e comunque agli attuali responsabili di fare importanti e visibili passi indietro. Non per esser rottamati, ma per cominciare a restituire molto di ciò che negli anni hanno ricevuto dalla politica mettendo al servizio il bagaglio importante di esperienze e nozioni che hanno accumulato.
Non li manderei a casa, ma in una sorta di pensione attiva: volontari a servire il loro partito. Come? Una volta, molti anni fa, i giornalisti e i cittadini che si interessavano a determinati argomenti, dalla politica estera a quella istituzionale dall’urbanistica alla sanità e alla scuola, trovavano dentro alle sedi locali e nazionali dei partiti quei luoghi di studio e di raccolta dati e informazioni che consentivano a tutti di saperne di più, di farsi un’opinione, di spiegare una situazione. Adesso vanno di moda le Fondazioni: ma vengono usate soprattutto per catturare l’attenzione sulla propria componente politica, sulla propria “corrente”. Non per creare un programma, non per parlare con le associazioni, con i cittadini, con i lavoratori, con i sindacati.
Ce ne sono di cose al servizio dei cittadini e del loro partito che gli attuali dirigenti potrebbero fare se decidessero di lasciare un po’ del posto che occupano da decenni ad altri. Non si tratta di applicare rigidamente il principio: due legislature e poi a casa. Che se fosse stato in funzione ad esempio negli Stati Uniti avrebbe privato il Senato di figure straordinarie, al lavoro per idee democratiche da tutta una vita.
Personalmente sono convinta che almeno due legislature siano necessarie a chi arriva in Parlamento per capire e imparare come funziona la macchina delle Istituzioni. Si tratta però di cominciare a spalancare le porte ai giovani che chiedono di entrare e hanno competenze specifiche per occuparsi della cosa pubblica.
Senza dividerli in maleducati e beneducati, ma contando soprattutto sulla loro competenza e sulla loro specchiata onestà. Oltre che, ovviamente, sulle due o tre cose che hanno in mente di fare, per il bene comune.
Puntare al cambio oltre che al ricambio. E al pensionamento in servizio più che alla rottamazione. Uscire di scena a testa alta e dicendo: sono qui, cosa posso fare per dare una mano?

Articolo pubblicato su Il Tirreno, domenica 5 settembre 2010

8 commenti

  • Mio Dio! Un ragionamento essenziale, normalissimo, intelligente. Saranno capaci i nostri eroi di sacrificarsi per il bene della collettività?
    Le ambizioni? Oh, le ambizioni… Sopite o defunte?
    Valido sia a sinistra che a destra: non c’è distinguo fra gli ambenti.

  • d’accordissimo.
    modestamente e sommessamente, sul forum dell’associazione avevo proposto la costituzione di un fondo esuberi per collocare gli attuali dirigenti della sinistra.
    rottamare è una brutta parola, facciamo pure in modo diverso. l’importante è che quelli là siano messi in condizione di non fare più danno di quello che hanno già fatto.

  • L’ARETALOGO DI MIRABELLO
    Fu Plozio Crispino a essere definito ARETALOGO (un filosofo chiacchierone dei tempi di Orazio – “cianciatore di virtù”). Sarà che il FINUS MIRABELLENSIS, ha molto del filosofo Crispino: chiacchierone virtuoso. Ma ho scavato a tempo perso nelle mie reminiscenze liceali, perché non era necessario che arrivassi a Crispino per esaltare una virtù decadente del nostro maestro di “FINIZZE”.
    I savonaroliani erano detti “piagnoni”: predicavano bene, e razzolavano male (Savonarola fu messo al rogo).
    Tutti a Montecarlo! là c’è Casino (Casini no, né Rutelli), alla roulette può anche scapparci un en plaine: trentasei volte la posta. Magari mi finanzio l’acquisto di una casetta nel principato monegasco.
    Celestino Ferraro

  • “Uscire di scena a testa alta e dicendo: sono quì,cosa posso fare per dare una mano ?”, ???.
    Pensionamento in servizio ?.

    Nel paese diegli Andreotti e dei controllori controllati,ovvero dei conflitti di interesse eretti a fondamento morale della comunità nazionale ?.

  • Pure io son perplesso sui due mandati e via né credo troppo che buone regole formino buoni uomini piuttosto che il contrario.
    E’ che l’auspicato ricambio dovrebbe essere frutto della volontà di chi lo vede come minaccia (non a torto nella loro ottica di poltrona), escludendo ovviamente la presa del palazzo (d’inverno o altre stagioni).
    I migliori leaders possibili sarebbero quelli che fan più in fretta per rendersi sotituibili. Si fa fatica a scorgerne anche uno solo, ovunque.

  • Sì, anch’io penso che il rinnovo della leadership del PD passi anche attraverso quel “passo indietro” che i dirigenti anziani dovrebbero fare in favore delle nuove generazioni senza per questo essere “rottamati”. Era, tra l’altro, anche questo il senso della mia domanda a Bersani inviata a Repubblica tv lo scorso 30 agosto in occasione dell’ intervista ( e di cui più sotto riporto il testo).

    Grazie dunque per questo articolo che esprime davvero bene il concetto.

    Un cordiale saluto
    Isabelle Vankerkove

    —-Messaggio originale—-
    Da: kerkisa@alice.it
    Data: 30-ago-2010 14.04
    A:
    Ogg: a Bersani

    Condivido sostanzialmente la sua proposta pubblicata da la Repubblica il 26 agosto 2010. E credo che, così formulata, potrà raccogliere ampi consensi . Anche Di Pietro, nonostante gli spigoli, ha reagito molto più favorevolmente di quanto non si creda a prima vista ( e l’intervista del 28 su Repubblica lo conferma. Basta leggere tra le righe).

    Tuttavia anch’io come Renzi le chiedo se non crede anche lei che la classe dirigente sia troppo vecchia e inadeguata per incarnare i tempi che abbiamo innanzi.

    E ancora, non crede che potrebbe essere un’ idea vincente quella di fare proprio della debolezza della politica della sinistra, ossia le sue divisioni interne , un punto di forza assecondando, ad esempio, l’emergere di più giovani leaders capaci di lavorare in “team”?

    In fondo, per anni , siamo andati sollecitando i giovani di lavorare in gruppo perchè così chiedevano i tempi dell’ economia globalizzata e della modernità. Viva gli staff, i team, la capacità di fare gruppo, di lavorare insieme ecc, ecc.

    E perchè allora non considerare che proprio questa esperienza giovanile così tanto richiesta sul mercato perchè “vincente” non possa essere anche in politica una carta spendibile ? Presentarsi all’ elettorato con una leadership giovane, rinnovata , plurima ma al tempo stesso coesa e determinata nel risollevare le sorti del centrosinistra sarebbe un grande segno di forza e di maturità politica per chi giovane leader non è più e decidesse di lasciare spazio ai più giovani.

    Questa immagine-simbolo sarebbe inoltre , sono certa, accolta favorevolmente dall’ elettorato del Nuovo Ulivo.

    Insomma, al centrodestra un solo leader. Al centrosinistra invece una giovane squadra di leader con una missione: quella di costruire quel Progetto politico contenuto nella sua proposta capace di sorreggere non solo una proposta di governo ma una PROPOSTA DI SISTEMA per uscire dall’attuale fase politica e culturale così dannosa per tutti.

    A fronte di tale scelta politica i leader più consumati dovrebbero fare un passo indietro e darsi da fare invece nel sostenere attivamente questo processo e nel rendere disponibile la loro esperienza a chi meno ne ha . Per che cosa? Per dare un senso compiuto al loro impegno in politica di tanti anni. Per servire la collettività . Per dare respiro al futuro. Per liberare energie. Un gesto, certo. Ma un gesto importante per ridare speranza ad uno schieramento che appare ancora troppo chiuso e in difensiva.

    L’esatto contrario di quel che dovrebbe comunicare per fare fronte al rinnovamento.

    Isabelle – Roma

  • Gentile Sandra Bonsanti, l’età avrà pure un significato, ma io non credo che questo significato sia negativo e faccio il solito esempio di Napolitano che se non ci fosse lui ora saremmo alla guerra civile, non so in quale frontiera di barbarie civile saremmo già sprofondati.
    Ma non è questo che mi preme dire. Quello che vorrei invece dire è che è un modo “vecchio” di fare le cose che non sta più in piedi. Il modo vecchio è quello della politica politicante, che sta attenta a non turbare nessuna coscienza, nessun equilibrio, perchè “forse perdo 10-100-1000 voti”.
    Perchè la sinistra quando era al governo non ha messo mano alla legge elettorale? perchè non ha cercato, non dico di risolvere, ma nemmeno affrontare il conflitto di interessi, perchè non ha ragionato sulla giustizia, sulla riforma della costituzione (riforma come apertura a un mondo che sta cambiando)?
    Abbiamo bisogno di aprire dei “cantieri di riforme”, cantieri di pensiero e ognuno dia il suo contributo, ma fuori da equilibri di potere.
    Perchè se parla Vendola subito si deve pensare che è per fare le scarpe a Bersani? La ragione credo che sia perchè la destra ci ha mal-educato all’uomo forte (Berlusconi, Bossi) e non al confronto e questo modello lo trasferiamo pari pari nella sinistra. Ma vogliamo che la sinistra esprima l’uomo forte? E’ di questo che abbiamo bisogno? di una dittatura mite e ragionevole? (che è comunque altra cosa rispetto alla democrazia autoritaria e arbitraria che stiamo vivendo).
    Cordialità.
    Silvana

  • Tornando al discorso precedente ,bisogna dare la possibilità a tutti di poter mettere in campo le proprie qualità ,altrimenti saranno solo poche persone che decideranno sempre per noi tutti.
    Se non riusciamo a migliorarci di Berlusconi e compagnia c’è ne saranno sempre di piu.

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