Se Marcello Dell’Utri fosse un imputato come tutti gli altri, la sentenza di ieri della Corte d’Appello – sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa – non lascerebbe spazio a tante interpretazioni lontane e contrastanti tra di loro. Il reato è chiaro, il responso dei giudici pure, visto che – in sostanza – conferma l’impianto accusatorio del primo grado con un piccolo «sconto» (due anni) che nei processi d’appello è quasi fisiologico.
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