Nel codice dei boss si chiama avvertimento: non parlare, non te la “cantare”, perché fai una brutta fine. E anche se non è linguaggio di mafia ma linguaggio di Stato, la sostanza non cambia: la migliore parola è sempre quella che non si dice.
La decisione del Viminale fa venire i brividi per la contemporaneità delle indagini sulle stragi che tre procure della Repubblica italiane – Caltanissetta, Palermo e Firenze – hanno riaperto e stanno sviluppando in direzioni molto ministeriali.
Gentilissimo Signor Gaspare Spatuzza,
Le scrivo a nome dell’Associazione che rappresento, quella dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.
Lei sa bene cosa è successo ai nostri parenti in Via dei Georgofili il 27 Maggio 1993, perché Lei c’era in quella nefasta notte.
Lei conosce bene la nostra sofferenza durante il processo di Firenze, dalla Sua gabbia nella quale stava, guardava tutti noi e allora forse con disprezzo, ma non poteva non percepire il dolore che ci pervadeva per la perdita dei nostri cari e il sentimento di rivalsa verso la vostra spavalderia di mafiosi che traspariva da quelle gabbie.
Poi un giorno Sua moglie Le ha portato il Vostro bambino aveva pochi mesi, credo otto.
Si diceva che lei non lo avesse mai visto, in quel momento io lo so, la Sua spavalderia è venuta meno e mi creda nessuno di noi ha provato se non tenerezza verso quella creaturina che non aveva colpa di nulla.
Oggi Lei collabora con la giustizia, nella quale fortemente confidiamo e malgrado tutto da quando le Procure l’hanno dichiarata attendibile, a Lei guardiamo riponendo tutte le nostre speranze di verità e quindi giustizia completa.
Il momento è terribile per Lei e per tutti noi, lo Stato applica la legge in questo caso sia pure amministrativa e noi non possiamo farci nulla , possiamo protestare, ma la legge è legge e nessuno più di noi ha imparato a rispettarle.
Solo chi ha concepito 180 giorni per far dire tutto ai soggetti come Lei deve oggi vergognarsi, il restante degli italiani può solo aspettare la conta giusta dei famigerati 180 giorni e auspicare che esista un Suo verbale datato prima dei 180 giorni in questione , o che qualche illuminato con un decreto cambi la norma.
Detto questo , quello che a nome di tutti noi , voglio dirLe è :
– non si tiri indietro adesso, Signor Spatuzza ,così come ha lasciato intendere che farà ai Magistrati di Firenze.
Non abbia timori sia se stesso come lo fu il giorno in cui incontrò per la prima volta Suo figlio e se è vero che è stata la nostra Caterina a mettere in crisi la Sua coscienza, lo dimostri con coraggio perché noi siamo con Lei, lo dobbiamo ai nostri di figli.
Cordiali saluti
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
Continua il teatrino intorno alle stragi del 1993 , invece di essere vissute da chi conta come la vera tragedia che ha investito prima di tutto le nostre famiglie e poi l’Italia intera, sono oggi oggetto di analisi politiche che tirano l’acqua al mulino di chi in quelle analisi si cimenta.
Non è vero che dopo le stragi del 1993 “rimasero in piedi solo due forze” :
“da una parte il potere giudiziario di alcune procure , dall’altra la forza politica del Pds” – come asserisce il Presidente dei deputati del PDL.
Intanto se fosse così la Magistratura dopo 17 anni ci avrebbe dato la verità completa scritta su carta bollata e invece non ce l’ha ancora fatta, in secondo luogo le stragi del 1993 non furono fatti politici di rossi contro neri o viceversa.
Il massacro di via dei Georgofili, secondo noi i parenti delle vittime innocenti del 27 Maggio 1993, fu un attentato terroristico eversivo con un innesco fortemente economico fatto di grandi ruberie e i soldi frutto dei grandi traffici, da sinistra a destra, chi li ha portati all’estero defraudando le casse dello Stato è sotto gli occhi di tutti.
Siamo stanchi di litanie vogliamo verità e giustizia e quindi un Processo con la P maiuscola sulla base dei documenti che la Procura di Firenze ha messo insieme nel corso di questi 17 anni di indagini .
Vogliamo la verità, senza se e senza ma, soprattutto senza troppe analisi di comodo che ci fanno venire la nausea, perché i nostri morti hanno diritto ad essere seppelliti, e noi abbiamo il dovere di farlo con una sentenza in mano.
Cordiali saluti
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili