Il dinosauro Dorfles: “Io ribelle nella palude Rai”

25 Maggio 2010

Il giornalista e critico letterario Piero Dorfles presenta il suo libro: un’occasione per parlare della Tv di Stato e di come ha tradito il suo ruolo di servizio pubblico

Giovedì 20 maggio, nella Libreria Minerva di Trieste, Libertà e Giustizia ha organizzato un incontro con Piero Dorfles, che ha presentato il suo ultimo libro “Il ritorno del dinosauro – una difesa della cultura “(Garzanti).  Dorfles, giornalista e critico letterario, è stato per molti anni responsabile dei servizi culturali del Giornale Radio Rai ed è conosciuto al grande pubblico per la sua decennale partecipazione al programma televisivo “Per un pugno di libri”.

Formato in un’epoca ancora non dominata da internet, pur non essendo pregiudizialmente avverso alle nuove tecnologie, rappresenta se stesso come una sorta di dinosauro. Incalzato dai moderatori e dal pubblico, numerosissimo e attento, molta la gente in piedi, Dorfles ha sottolineato il momento buio che stiamo attraversando, analizzato soprattutto nel rapporto tra televisione e cittadino, materia che conosce molto bene per la sua lunga permanenza in Rai, e il declino verticale dei valori culturali. Il quadro che ha delineato non è certo positivo ma, rispondendo ad alcune domande del pubblico, si è detto moderatamente ottimista sul futuro, poiché ogni ciclo negativo – e nella storia ne abbiamo esempio – è destinato a modificarsi.

Il ruolo di ciascuno di noi, con la capacità individuale a indignarsi, a non sottostare alle ingiustizie, a non arrendersi alla omologazione, a denunciare la corruzione è fondamentale nell’accelerare il cambiamento. Dorfles ha illustrato con precisione anche la sua personale esperienza di lavoro in Rai, l’isolamento al quale è stato sottoposto dopo che gli sono state tolte le mansioni che svolgeva da anni (oggi è praticamente confinato in una stanzetta di due metri per tre e senza aver nulla da fare); il tutto perché ha osato ribellarsi al disfacimento del servizio pubblico. Si è detto amareggiato del silenzio di tanti suoi colleghi che per tornaconto personale o “perché tengono famiglia”, o “perché devono pagare il mutuo della casa” non fanno nulla per fermare il degrado.

A proposito del suo libro ha scritto: “Mi sembrano vecchi quelli che pensano che la conoscenza della storia, della letteratura del passato, dei processi sociali e culturali che ci hanno preceduto non servano per vivere nel presente. Ci deve essere una strada per coniugare progresso tecnologico e cultura. E non voglio tornare indietro: voglio andare avanti, in un mondo che abbia più cultura, più consapevolezza, più coscienza di sé. Mi ribello perché senza ribellione c’è accettazione, e se non ci si riscuote, si soccombe. Se non si riflette, si progetta, si analizza e si critica, allora sì che si è estinti”.

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