Cominciamo col dire alcune cosette facili facili: se a inizio legislatura non si fossero buttati fior di miliardi nel calderone Alitalia adesso saremmo messi meglio; se non si fosse abolita l’Ici per quelli che potevano permettersi di pagarla avremmo parecchi soldini in più; se non si fosse sprecata un’altra montagna di quattrini nel trasloco del G8 dalla Maddalena all’Aquila forse il baratro della crisi sarebbe meno spaventoso. E si potrebbe continuare se non fosse, tutto sommato, un esercizio inutile.
Piangere sul latte versato non serve, si sa. Ma magari potrebbe servire che chi ora si accinge a varare una manovra economica pesante riconoscesse di aver fatto errori gravi, che hanno accresciuto di molto il peso della crisi su tutti quelli che saranno chiamati a pagarne il conto. E cioè gli incolpevoli cittadini.
Sarebbe un atto di responsabilità e di serietà. Perciò, mettiamoci il cuore in pace, non lo vedremo. Stiamo vedendo, invece, una sorda lotta tra fazioni all’interno della maggioranza, dove le asprezze della crisi economica vengono piegate alle convenienze politiche dei vari protagonisti. E assistiamo allo scontro tra Berlusconi e Tremonti, il primo incapace di rinunciare alla retorica dell’ottimismo, il secondo costretto dalla realtà e dai vincoli europei a battersi per rimettere a posto i conti.
Il rischio, per l’opposizione, è dividersi tra partigiani dell’uno o dell’altro contendente. La verità è che nessuno dei due merita tanto, perché entrambi sono corresponsabili degli errori che ci hanno portato a questo punto. Quel che si deve fare è pretendere rigore e sincerità, e in base a ciò valutare le proposte che verranno avanzate. E’ stato detto da autorevoli economisti che le crisi sono l’occasione perfetta per cambiare la struttura economica di un paese, correggendone le distorsioni e indirizzandola verso un percorso virtuoso. Le ricette possono essere molte, ma è a questo imperativo che devono rispondere.
Vedremo se questa classe dirigente, che finora è stata molto al di sotto delle necessità, saprà compiere un salto di qualità. Dubitarne è lecito, visti i precedenti. Ma un primo banco di prova è a portata di mano.
Si parla tanto di tagliare gli sprechi, e chi potrebbe dire il contrario? Nessuno è favorevole allo spreco, solo che non è affatto chiaro che cosa significhi questa parolina magica. Il pericolo è che vengano iscritte sotto la voce “sprechi” parole come sanità, scuola, pensioni, e via elencando. Bisogna invece dire a voce alta che, oggi in Italia, lo spreco maggiore è la corruzione. Qualcuno ha fatto i conti di quanto ci siano costate tutte le “cricche” all’opera in questo paese? Qualcuno sa spiegare perché in ogni appalto i costi preventivati lievitano regolarmente a livelli stratosferici? Perché altrove non succede?
Ecco, basterebbe smascherare le cricche per far tirare il fiato all’economia italiana. Basterebbe punire i furbi e premiare gli onesti. Forse è un’ingenuità, ma è sempre meglio che continuare a tartassare i soliti noti.