Il regime dell’arbitrio

06 Marzo 2010

UN DECRETO CHE VIOLA LA LEGGE // Dunque, anche questa volta il governo ha cavato le castagne dal fuoco, il potere ha salvato se stesso e i suoi inetti e incapaci manutengoli, colti con le mani nel sacco, questa volta. In flagrante.
Ma questa volta è più grave di sempre: sono state manomesse le regole supreme che assicurano la correttezza del vot0o, cioè del potere che la Costituzione affida al popolo sovrano.
Abbiamo dovuto ascoltare minacce da squadristi rivolte a opposizione, magistrati e alle più alte cariche dello stato.
Di analogie la repubblica democratica italiana può anche morire e scivolare giorno dopo giorno o addirittura precipitare in un regime.
Negli anni abbiamo documentato le analogie del sistema di potere berlusconiano con quello di uno Stato autoritario, le invasioni di campo, la soppressione di ogni forma di legalità intesa come valore concreto di governo della cosa pubblica.
Abbiamo cercato quale fosse l’aggettivo più adatto a definire il regime mediatico, economico e politico che si andava creando.
Ci siamo sforzati di non parlare di fascismo, perché nonostante le gravi analogie, quella fase storica, per chi la visse e la patì, sia pure bambino, è tuttora sinonimo di violenza, razzismo, persecuzione e morte. Noi non siamo eroi, come lo furono gli antifascisti di allora. Noi siamo solo dei cittadini che stiamo perdendo giorno dopo giorno i diritti conquistati proprio dal sacrificio di quegli eroi.

Siamo cittadini orfani della loro Costituzione, nata dalla Resistenza.
Ma in questo dire Noi, dobbiamo includere anche quei “clandestini” per i quali il razzismo sta diventando una analogia realizzata. E da oggi anche il Parlamento assomiglia sempre di più a quel luogo profanato dall’ideologia del più forte: oggi è ancora il potere del capo della destra e del governo a ferirlo, immiserirlo, renderlo se non muto inerme.
Aver previsto e aver denunciato tutto questo per tempo non ci dà alcuna soddisfazione: continuiamo a pensare che non dovevamo esser così soli, isolati, spesso persino derisi. Oggi sentiamo di avere il diritto di chiedere al maggior partito di opposizione che ha guardato con fastidio ai manifesti- denuncia di Libertà e Giustizia (“Rompiamo il silenzio” febbraio 2009 e “Il Vuoto” febbraio 2010), che da anni ormai sa solo preoccuparsi delle lotte interne per dividersi il potere ereditato da un piccolo gruppo dirigente e che oggi grida allo scandalo: ma oggi non è troppo tardi?
Su quali basi pensate sia possibile costruire oggi una diga al REGIME DELL’ARBITRIO?
E, come conseguenza diretta dell’illegittimo decreto legge elettorale varato dal governo chiediamo al Pd:
1) Ritenete ancora possibile sedersi al tavolo delle RIFORME della Costituzione con chi ha dimostrato di volerla abbattere in quanto somma di regole che il più forte può decidere di cancellare quando ostacolano il proprio interesse?
2) LeG propone: manifestazioni nei capoluoghi di regione.

Tutti insieme, in una data da stabilire insieme (domenica prossima?). Meglio di una manifestazione romana, per far salire sul palco i soliti “capi” politici e della società civile. L’Italia delle Regioni e dell’unità d’Italia, lo stesso giorno. UNITA contro il REGIME DELL’ARBITRIO.

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