L’approvazione finale di quel che resta del provvedimento sulla Protezione civile, una volta che il governo è stato costretto a rinunciare alla privatizzazione attraverso la SpA, avverrà tra venerdì e sabato o forse addirittura martedì prossimo. In discussione generale stanno parlando, oggi mercoledì, tutti i deputati del Pd e dell’Idv. Giovedì saranno poste ai voti (palesi) le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni. Quindi l’esame e il voto delle singole norme di quel che resta del decreto. Ma è scontato che, ad un tratto del dibattito la maggioranza chiederà e imporrà la chiusura della discussione. Probabilmente nella stessa tarda mattinata di giovedì il governo porrà la fiducia che, a norma di regolamento, potrà essere votata (non solo a scrutinio palese ma anche per appello nominale) solo dopo 24 ore, quindi nella tarda mattinata di venerdì. Ma per il completamento dell’iter del provvedimento ci vuole la conversione in legge del decreto: sabato o più probabilmente martedì prossimo. Poi ri-trasmissione al Senato dove il centrodestra dovrà rimangiarsi gli sconci che aveva approvato una settimana fa e approvare un decreto tanto penosamente dimagrito.
Vogliamo ricordare allora che cosa è restato del decreto originario? Sparita la costituzione della società per azioni (il più importante, decisivo successo dell’iniziativa delle opposizioni e di una parte dello stesso centrodestra), è stato anche modificato l’articolo 3 nella parte contestata dal centrosinistra che garantiva a Bertolaso e ai responsabili delle gestioni commissariali un indecente scudo dalle cause penali (ora riguarderà solo cause civili e amministrative: ma anche queste si sarebbero dovute eliminare).
Ancora: è scomparsa anche la pretesa – sancita nell’articolo 15 – che la Protezione civile si arrogasse poteri di controllo sulla Croce rossa. Restano parecchie macchie: l’uso, senza sufficienti controlli, della flotta area di cui si serve il Dipartimento della Protezione civile; la norma che estende alle nuove carceri la condizione “emergenziale”; l’assunzione di altre 150 persone “con procedure straordinarie di reclutamento”; e, soprattutto, il doppio incarico che, con una capriola indecorosa di cui parleremo tra un momento, si ri-conquista Guido Bertolaso.
In parole più povere: è una pietra semi-tombale sul disegno berlusconiano di una quantità intollerabile di poteri (e di mezzi per esercitarli) che avrebbero esteso in misura ancora più abnorme quella pratica già allarmante e quasi sempre abusiva delle centinaia di ordinanze con cui, in nome della Protezione civile, il governo bypassa il Quirinale (a differenza di tutti gli altri atti di governo questi decreti, per la loro natura, non passano al vaglio preventivo del presidente della Repubblica), il Parlamento, la Corte dei Conti, l’Antitrust. A proposito di Quirinale, la credibilità e il prestigio di Bertolaso hanno subìto un nuovo duro colpo con la severa replica di Giorgio Napolitano alle dichiarazioni con cui il responsabile della Protezione tentava di coinvolgerlo nella bufera sostenendo che mai gli erano state fatte obiezioni dal Colle circa le ordinanze. Una vera e propria mistificazione, è stata la reazione: “Non rientra in alcun modo nelle competenze del presidente esprimersi” su atti “di esclusiva competenza del presidente del Consiglio” che anzi Napolitano aveva più volte esplicitamente censurato.
Bertolaso ci ripensi e si dimetta davvero, chiedono Pd e Idv.
Ma torniamo ai congestionati lavori della commissione che ha sancito la sconfitta di Berlusconi: tre ore di ripetute convocazioni e sospensioni della stessa riunione per ottenere alla fine la materiale consegna degli emendamenti del governo e della maggioranza, frutto di continui tira-e-molla per ritagliare spazi giustificatori della sopravvivenza stessa del decreto. Si è così giunti anche al salvataggio-truffetta del doppio incarico dello stesso Bertolaso. Ora sarà protetto da una specifica deroga (art. 15, primo cpv) alla legge sulla incompatibilità tra incarichi di governo e ruoli amministrativi. Sin qui Bertolaso era sottosegretario per l’emergenza Campania. Ma con questo decreto si dichiara chiusa tale emergenza. Allora viene istituita, su misura, la figura del sottosegretario “incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europea e internazionale rispetto ad eventi di interessi di protezione civile” (ultimo in ordine di tempo, il terremoto di Haiti). Il fine della norma è reso sfacciatamente esplicito: e cioè “il mantenimento dell’incarico di Capo del Dipartimento della Protezione civile” al medesimo Bertolaso! Che se costui fosse rimasto formalmente sottosegretario alla Protezione sarebbe scattato il conflitto d’interessi. Ma chi sarà in grado di negare che resta controllore-controllato?
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