“Ci risiamo”, è il commento di chi ricorda il 17 febbraio del ’92, quando Mario Chiesa, passato alla storia come il “mariuolo” (definizione craxiana) fu arrestato con in mano la mazzetta di sette milioni e altri trenta appena buttati nel gabinetto. E meno Craxi e più Berlinguer è la parola d’ordine che dovremmo tutti adottare, oggi e nel futuro.
La scoperta della ondata di corruzione che non ha niente di nuovo ma molto di antico, deve farci riflettere su come si è arrivati a questo punto per poi trarne alcune considerazioni. Ci siamo arrivati perché da allora, da quel 1992-1994, hanno consentito (destra e sinistra) l’emergere lento e all’inizio soltanto sommerso, poi addirittura prepotente, dei giudizi di chi stava capovolgendo la storia. Una posizione che il capogruppo del Pdl Cicchitto ha definito così solo pochi giorni orsono nel dibattito a Montecitorio: ”Nel ’92-’94 ci fu una deriva eversiva, noi lavoriamo per ricomporla. La premessa a questo è la riforma della Costituzione”. Grazie, Cicchitto, di essere così chiaro e incisivo. Così trasparente, mi verrebbe da dire.
Dunque in Italia furono i magistrati a sovvertire il sistema, e non i corrotti o i corruttori. E oggi questa pagina va scritta e va cambiata la Costituzione per chiudere i conti. Non ce la farete.
Giorno dopo giorno Libertà e Giustizia ha documentato gli attacchi alla democrazia, alla Costituzione, ai magistrati.
Giorno dopo giorno le nuove orrende definizioni di libertà, l’esaltazione di chi infrange le regole, i condoni, i rientri dei capitali, i progetti di annullare le intercettazioni, i bavagli, i favori alla criminalità. L’abilità comunicativa è stata dispiegata al massimo: no al ricordo di un martire del terrorismo fatto in Tv dal figlio pericoloso avversario politico, sì alle esternazioni sovversive del presidente del Consiglio.
Questa è la politica negli anni che stiamo vivendo. Ma a questa deriva non ha corrisposto una forte, decisa e compatta opposizione, occupata a dividersi e spartirsi un opaco potere ereditato. E’ questa la odierna denuncia di Gustavo Zagrebelsky nel manifesto “Il vuoto”, attorno al quale si stringe convinta l’associazione, amici e sostenitori vecchi e nuovi.
E a tutti, veramente tutti: meno immunità, meno impunità. Meno Craxi e più Berlinguer.
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