Corrado Stajano – Ferrara, un illumista dei nostri tempi // Ho conosciuto Giovanni, e insieme Sandra, in una sera di giugno del 1995. Ci incontrammo a via dei Mille, alla sede del comitato per il referendum sulle televisioni, dove si seguivano in tempo reale i risultati. Fu gioco forza incontrarsi e presentarsi. Mentre si delineava con sempre maggiore chiarezza la sconfitta, i big del comitato e dei partiti andavano via, uno ad uno. In breve tempo rimanemmo quasi solo noi tre, oltre ai molti giornalisti e alle molte telecamere; e ci trovammo cosí a rispondere alle loro domande. Non avendo esperienza politica, da un lato fui felice di aver incontrato dal vivo, in una sola volta, quelle che fino a quel momento erano state per me due importanti firme del giornalismo italiano; dall’altro provai immediata simpatia per due don Chisciotte che, pur non avendo un ruolo chiave nel comitato o nei partiti, affrontavano virilmente, insieme a me, domande cattivissime di giornalisti e faccia a faccia con baldanzosi protagonisti della vittoria, come Pannella. Pannella! un uomo col quale Giovanni aveva condiviso molte battaglie laiche si trovava, ora, dall’altra parte. Ripensai a quella sera del 1995 in un’altra sera di giugno, l’anno scorso, subito dopo la vittoria del referendum costituzionale. Giovanni e Sandra realizzavano proprio quanto detto da Scalfaro al comizio finale della vigilia: se non ci fosse chi ha il coraggio di intraprendere battaglie senza sapere come vanno a finire, non si vincerebbe mai.
Giovanni era convintissimo della battaglia contro la costituzione di Berlusconi, della quale aveva segnalato il gravissimo pericolo fin dall’inizio; anche prima di questa battaglia, non aveva perso un solo evento di Libertà e Giustizia. Al posto suo un altro, al momento della pensione di Sandra, dopo il Tirreno, avrebbe forse pensato di godersi, finalmente, un po’ di vita tranquilla con lei. Ma lui no, era fierissimo dell’impegno preso da Sandra con Libertà e Giustizia, e la seguiva ovunque. Ricordo incontri con lui e Sandra che correvano come due colombi, coi loro trolley, nelle piú varie stazioni ferroviarie; ricordo i suoi interventi alle scuole e ai convegni. Diversamente da molti, conservava intatti nel cuore gli ideali democratici, laici, liberali ed egualitari della sua giovinezza, e credeva nell’incontro con gli altri, nella vita associata, nell’importanza di uno spazio pubblico di confronto nel quale nessuno è piú uguale degli altri. E sapeva sorridere e far sorridere. Una volta, mentre portavo al tavolo della presidenza di un convegno un vassoio di caffé, disse che da quel momento in poi, a chi gli chiedeva cos’è Libertà e Giustizia, avrebbe risposto che è un club dove il caffè è servito da professori di Fisica Teorica. Un mese fa, a cena dal presidente Scalfaro, ci raccontava con entusiasmo del suo ultimo libro sul fratello Maurizio: siamo stati sempre diversissimi, ci diceva, ma nel tempo ho capito, e sento il bisogno di raccontare, quello che univa e rendeva grande l’Italia di allora.
L’Italia di oggi è rimasta grande anche per il contributo di uomini come Giovanni. Se ognuno di noi saprà conservare almeno un pezzetto di quello che ci ha insegnato, con la parola e con la vita, forse anche l’Italia di domani potrà essere grande.
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