Alla fine è probabile che avrà ragione Bossi: i due troveranno un accordo, o una tregua, o semplicemente il modo di convivere. Perché né Fini né Berlusconi, i duellanti che occupano ormai stabilmente il centro della scena politica, hanno interesse alla rottura. Non adesso, almeno.Il Cavaliere sembra il più forte: ha consenso e potere e se volesse disfarsi dell’avversario riuscirebbe sicuramente a strappargli il grosso delle truppe, lasciandolo pressoché isolato. Ma il suo sarebbe un vantaggio momentaneo. Fini, infatti, pur “espulso” dal Pdl, può restare al suo posto di presidente della Camera. E questo gli offrirebbe una tribuna di tutto rispetto dalla quale sottrarre consensi al premier. Basta pensare all’effetto che avrebbe sull’elettorato di centro destra un Fini che si ponesse come punto di riferimento su temi come il testamento biologico (dove le posizioni cattoliche oltranziste sono in minoranza anche nel popolo berlusconiano) o la mancata riduzione delle tasse. Un’azione politica condotta con sapiente misura su questi terreni, e Fini ne è capace, costerebbe a Berlusconi un’emorragia di voti.Quanto al presidente della Camera, il famoso “fuori onda” è sicuramente un autogol. Non perché i concetti espressi siano dirompenti (“è quel che ho sempre sostenuto”, si è difeso il reo, ed ha ragione) ma perché sentirlo parlare in quel modo, e per di più con un magistrato, apre uno spiraglio da brivido sui rapporti interni al partito e stimola nelle genti berlusconiane una reazione di difesa che le compatta e si traduce nell’accusa di tradimento.
Non è dunque il momento per Fini di uscire dal Pdl e avventurarsi in mare aperto. L’ex capo di An ha sicuramente in testa un disegno politico ben diverso da quello berlusconiano. Non che pensi di allearsi col centro sinistra: dargli del “compagno” è una sonora sciocchezza. Fini pensa ad una destra che assomigli a quella di Sarkozy o ai conservatori inglesi: una destra laica, moderna, europea, e dotata di una robusta etica costituzionale. Una destra, perciò, ben lontana da quella attuale.Mercoledì, commemorando alla Camera Nilde Iotti, la giovane Giorgia Meloni si è lanciata in una calda perorazione proprio dell’etica politica: non dimentichiamo mai, ha detto in sintesi, perché abbiamo scelto di fare politica, non dimentichiamo la nostra passione, altrimenti daremo spazio all’individualismo e all’egoismo. Non c’è discorso più antiberlusconiano di questo. Un discorso che dimostra come l’idea che Fini ha della destra possa trovare spazio nell’elettorato. Ma per farla maturare ci vuole tempo e pazienza: una rottura improvvisa potrebbe ucciderla in culla. Ecco perché il presidente della Camera non ha interesse a portare oggi lo scontro col premier alle estreme conseguenze.Allo stato delle cose, dunque, la convivenza tra i due pare destinata a continuare, pur nell’inimicizia crescente. Naturalmente le elezioni anticipate potrebbero troncare il nodo. Ma non è facile arrivarci. Intanto entrerebbero in campo altri attori, da Bossi al presidente della Repubblica.
E poi diverrebbe evidente il fallimento del governo sul terreno economico e fiscale, quello che tocca più da vicino i cittadini elettori. Certo Berlusconi potrebbe contare sulla mancanza di un’alternativa, vista l’impreparazione del Pd e delle opposizioni tutte. Ma il rischio è alto ed è tutto da dimostrare che la sua coalizione voglia seguirlo compatta in questa estrema avventura.
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