David Mills fu corrotto come testimone da Silvio Berlusconi. La conferma dell’accusa? Sta in una circostanza-chiave sottolineata nelle motivazioni – rese note oggi – della conferma della condanna dell’avvocato inglese a quattro anni e mezzo per corruzione di atti giudiziari da parte della seconda sezione della Corte d’appello di Milano. La circostanza è questa: i 600mila dollari furono pagati sull’unghia alla data del 29 febbraio 2000, cioè la data “immediatamente successiva al momento in cui è celebrata la fase di appello del processo in cui Mills è stato assunto come teste. Proprio quando la Corte ha deciso di non rinnovare il dibattimento si ha la certezza che lo stesso non dovrà essere più sentito come teste e quindi la vicenda si può considerare conclusa”. E allora, voilà, il bonifico può partire “in coincidenza di tale momento storico, a conclusione del compito assolto da Mills”.
La confessione da parte del brasseur d’affaires di essere stato corrotto viene considerata anche dai giudici dell’Appello “genuina e credibile” soprattutto per il fatto che era contenuta in una lettera confidenziale, in data 2 febbraio 2004, scritta dallo stesso Mills ad un amico fiscalista per sistemare la grana insorta con il fisco inglese per la mancata denuncia tra i propri redditi del “premio” del Cavaliere. “Le persone di B. (cioè di Berlusconi, ndr) sapevano bene che la modalità con la quale io avevo reso la mia testimonianza teneva Mr B fuori da un sacco di problemi che gli sarebbero ricaduti addosso se solo avessi detto tutto quello che sapevo”.
E perché, contro la richiesta della difesa di Mills, i giudici dell’Appello hanno considerato “non necessaria” la testimonianza di Silvio Berlusconi ancora sotto processo come presunto corruttore? E che bisogno c’era di farlo, spiega la Corte, dal momento che ci sono “dichiarazioni notorie rese da Berlusconi a giornali e ad emittenti televisive nelle quali lo stesso ha riferito di non sapere chi fosse Mills, dando l’impressione di non conoscerne neppure il nome esatto”? D’altra parte il Cavaliere “non ha mai partecipato al giudizio di primo grado e nella veste di coimputato (salvato dal giudizio sino a ieri grazie al lodo Alfano, ndr) non avrebbe alcun obbligo di dire la verità”.