Non so se il vertice del Partito democratico senta quanto sia profondo il turbamento di gran parte del suo elettorato rispetto alle scandalose esternazioni di Silvio Berlusconi. Qualcuno, all’inizio di questa sua quinta campagna elettorale, ci aveva spiegato che l’uomo era cambiato e oramai vestiva l’abito del padre della patria, o meglio ancora dello Statista.
Di fronte a questa sentenza, anche chi provava un po’ di ansietà rispetto alla prospettiva di larghe intese da stringere subito dopo le elezioni per varare alcune riforme, s’era taciuto.
Adesso, nel giro di pochissimi giorni, Berlusconi ha riconquistato il terreno che sembrava aver abbandonato e che invece evidentemente è quello in cui si trova più a suo agio. Il terreno del “chi se ne frega di tutti gli altri”, “io faccio e dico quello che mi pare” e “chi non è con me, comunista è”.
Dunque, riassumendo.1) Ha stracciato simbolicamente e concretamente il programma del suo avversario, facendolo in tanti pezzetti che si è divertito a gettare al vento, ostentando disprezzo e irrisione per le idee degli altri. 2) Ha stretto un accordo politico e ha candidato al parlamento della Repubblica italiana un fascistone di nome Ciarrapico che pochi si gloriano di frequentare e tantomeno di raccomandarne l’elezione in quelle istituzioni che il fascistone certamente disprezza, con questo anche spostando ancora più a destra il suo Popolo della libertà. Il partito popolare europeo a cui fa capo, protesta, ovviamente.
Berlusconi risponde: volete ricominciare? Allora io vi dico che siete tutti comunisti.3) Nel giorno in cui si toglie la vita un operaio che non riesce ad avere un posto fisso dopo anni di precariato, il nostro cavaliere fa lo spiritoso con una ragazza che gli chiede come fare per trovare un lavoro. Insulta milioni di italiani disperati, giovani e vecchi: ma, ci spiegano i cronisti televisivi, il cavaliere non sa, non può rinunciare a una battuta. E Veltroni dice che questa battuta rivela quanto egli sia lontano dalla gente.
Dicevo che molti elettori sono turbati. La domanda che si fanno è questa: come sarà possibile dopo le elezioni collaborare in un lavoro di riscrittura e ammodernamento delle regole che stanno alla base dello Stato, in quella che è stata definita una “legislatura costituente” con chi ignora e disprezza le regole più elementari di ogni civile convivenza?
Si può fare finta di nulla, minimizzare, voltarsi dall’altra parte fin tanto che si tratta di parole, discorsi, battute. Ma un bel giorno bisognerà mettersi al lavoro, mettere nero su bianco. Solo per fare qualche esempio, si tratterà di decidere se vogliamo davvero migliorare profondamente il sistema parlamentare che abbiamo oggi oppure avventurarci in un sistema che renda onnipotente una sola persona. Si tratterà di fare una nuova legge elettorale, di scegliere il grado di federalismo che questo paese è in condizione di sostenere senza sfasciarsi del tutto, di dimezzare deputati e senatori e così via…
Dire che gli elettori del centro sinistra sono turbati è proprio poco.
Nonostante le folle che accolgono Veltroni in giro per l’Italia, cresce il numero di coloro che, difornte a una prospettiva cupa, timorosi inoltre che questa strategia di fingerci un Paese normale non ci porterà da nessuna parte, dichiarano di volersi astenere. E il 13 aprile è ormai dietro l’angolo.
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