In queste ore convulse, con la crisi di governo alle porte e l’incognita di elezioni anticipate, LeG sottolinea che l’aspetto più inquietante di una sistuazione che forse non ha precedenti nella storia italiana è la contemporaneità dell’attacco del presidente della Cei al governo italiano, con la decisione di Mastella di lasciare la maggioranza. LeG non ha elementi che provino una connessione concreta fra i due episodi, ma non può non esprimere la più forte inquietudine per la natura di questa crisi. Essa non può non apparire come strettamente collegata alla condanna espressa dalle più alte gerarchie ecclesiastiche per il governo e per l’autonomia delle scelte di questo Parlamento.Solo così infatti è possibile interpretare la prepotenza con cui l’alto prelato ha dettato sostanzialmente l’agenda del prossimo governo: contro lo sfilacciamento del Paese serve la revisione della legge sull’aborto, il rifiuto delle unioni di fatto e del divorzio breve, il voto secondo coscienza dei politici cattolici e la revisione di salari e pensioni. Chissà se nel prossimo governo troverà posto anche la “gratitudine” dell’esecutivo a Giuliano Ferrara?Secondo alcune ricostruzioni gionalistiche, Mastella, fulminato in piazza San Pietro, domenica scorsa aveva informato Berlusconi e Casini della sua decisione. Come diceva quel politico che la Chiesa ha frequentato e conosciuto meglio di qualunque altro, nella storia del Dopoguerra, Giulio Andreotti: “A pensar male, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Noi, peccatori di LeG pensiamo che la coincidenza fra l’attacco della Cei e il siluro di Mastella non sia fortuita, ci piacerebbe essere smentiti sull’ingerenza vaticana nella crisi di governo.
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