Non c’è nulla da rilanciare nell’azione del governo, si tratta solo di continuare. Quanto alla possibile cura dimagrante per la squadra, “se si tocca un mattone vien giù tutto il castello”. E’ ormai chiaro che Romano Prodi non cambierà nulla. LeG aveva chiesto un segnale forte di novità. La voce dell’associazione s’era levata assieme a quella di molti altri che avevano chiesto di alleggerire il pachidermico esecutivo che ha sfondato quota 100. L’idea era quella di invitare Prodi a riconsiderare i numeri dopo il 14 ottobre, all’indomani cioé della nascita del Partito democratico. La risposta di Palazzo Chigi suona però quasi come una sfida: se dopo quella data il neosegretario riterrà opportuno ridurre la squadra del Pd al governo, non sarà certo il premier a opporsi. Due partiti che diventano uno possono ben dimezzare le loro poltrone, il che gioverebbe all’immagine assai appannata dell’esecutivo.
LeG ne prende atto; la scelta poteva rappresentare un primo segnale forte dell’innovazione che il nuovo partito si propone di imprimere alla politica italiana.
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