Il Paese della Loggia T2

22 Settembre 2006

“In che Paese ci siamo ridotti a vivere?” è la domanda che assilla noi, insieme a Gustavo Zagrebelsky, appena ci si soffermi a ragionare sul caso Telecom e dintorni, il caso della Loggia T2 (con la T da Telecom, non Tronchetti) e si facciano paragoni con il passato e si cerchino risposte per il futuro.La centrale d’ascolto e spionaggio creata all’interno dell’azienda telefonica, al servizio di vari committenti e fra gli altri del Sismi, non può esser paragonata a niente di ciò che abbiamo già visto. E’ qualcosa di più e qualcosa di meno, qualcosa di nuovo e qualcosa di antico. A me pare che la pentola scoperchiata mostri i contorni di una moderna P2, una P2 all’insegna della alta tecnologia, alla quale manca per ora la presenza di un Venerabile del livello di Licio Gelli. E manca, almeno per ora, la presenza di un piano politico, di un progetto di occupazione sistematica dello Stato dal didentro, che fu la caratteristica principale del progetto gelliano. Sono però d’accordo con Zagrebelsky quando dice che nel caso attuale non c’è doppio Stato (cioè due Stati che operano parallelamente, uno occulto e l’altro alla luce del sole), ma c’è invece “una profonda immedesimazione: soggetti sociali e soggetti pubblici (o addirittura organi dello Stato come è detto in un passo dell’ordinanza), nel loro intreccio formano tutt’uno”.

Immedesimazione: cioè occupazione di organi dello Stato in nome di interessi privati anzi privatissimi. Se manca per adesso la presenza di un progetto politico sarebbe però molto riduttivo sostenere che ci si trova difronte a una banda di criminali e truffatori, preoccupati esclusivamente di fare qualche favore al potente di turno in cambio di un mucchio di soldi. A suo tempo ci fu chi tentò di far passare anche la P2 per un gruppo di affamati affaristi: oscurare il risvolto di eversione istituzionale e di ferita democratica è pur sempre redditizio.Dunque, una commistione pericolosissima di Stato e di privato, di Stato e di illegale.Ho detto che manca anche un Gelli. Ma la sua assenza (se sarà confermata) può esser spiegata proprio da quel carattere di “moderno” che ho dato alla associazione di Tavaroli, Mancini e Cipriani. In una organizzazione come la loro, basata sui risultati ottenuti con sofisticate intercettazioni e spiate, sul controllo di imprenditori e banchieri, di società quotate in borsa, di semplici cristi, forse non serve un Venerabile, anzi sarebbe d’intralcio. Loro si muovono con facilità all’interno dei segreti della Repubblica, non hanno bisogno di tessere relazioni con i big, di avere contatti ad altissimo livello, di frequentare i piani alti dei ministeri più delicati: tutti questi sono soprattutto oggetto di spionaggio. Non serve alla banda dei tre la compiacenza del segretario di partito o del segretario del segretario.Almeno fino ad ora, alla domanda “chi c’è sopra la Loggia T2” siamo costretti a rispondere: nessuno.

Ma, mi chiedo, durerà a lungo questa impressione o quando ne sapremo di più saremo anche costretti a rivederla profondamente?Mai esser sicuri di niente nel Paese in cui a sospettare ci si azzecca quasi sempre.Infine: come si combatte la moderna P2? Come sconfiggerla?Ahimè, perché non si fece tesoro delle prime deviazioni scoperte, della lunga catena di congiure al cuore dello Stato e della democrazia? Perché il Paese ha dimenticato o non volle vigilare? Perché quando si parla di legalità, quando si raccomanda trasparenza si finge di non capire che il problema è proprio questo, che è nelle pieghe del potere occulto che si annida il tarlo? E’ da qui che si dovrà ripartire, quando sapremo di più su quello che è stato e ha fatto la T2. Da un Paese che sa sciogliere i grovigli che strangolano, un Paese che non deve ogni volta stupirsi e chiedersi: allora ci risiamo? Un Paese che va fino in fondo e poi si dà strumenti efficaci di controllo sugli organismi più delicati, quelli che devono assicurare insieme i diritti fondamentali dei singoli cittadini e il funzionamento corretto della democrazia.

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