La regia

23 Febbraio 2006

Tanto, tantissimo materiale girato e una domanda che ci siamo posti fin dal primo momento: come tracciare il profilo del personaggio più controverso dell’Italia moderna senza cadere nel banale? Ore e ore di discussione hanno caratterizzato la tabella di marcia della prima fase di questo lavoro. Dall’esterno, i pochi che sapevano quello che si stava realizzando in grande riservatezza ci facevano sentire, quasi come se fossero un peso, i precedenti lavori realizzati sul cittadino Berlusconi. Era chiaro che, nel bene e nel male, il nostro prodotto doveva essere diverso. Nei molti mesi di lavoro e specialmente durante il montaggio, il momento in cui pensieri, musica e immagini vengono cristallizzate, la scelta di sequenze e immagini è divenuta il vero crocevia. La prima versione, della durata di più di due ore, ci ha messo di fronte alla necessità di cercare vie nuove. La classica costruzione del documentario, o docu-film, in cui l’ordine cronologico degli avvenimenti ha la precedenza e impone centinaia d’immagini, rallentava notevolmente il ritmo e rendeva troppo freddo il tutto. La nostra intenzione, oltre a raccontare i punti salienti della vita del premier, era quella di riuscire a comunicare i sentimenti forti che l’hanno animata e che, purtroppo, hanno segnato troppi anni delle nostre vite. È stato anche per questo che la seconda fase del lavoro ci ha imposto un cambio di rotta. Dovevamo riuscire a raccontare i fatti più salienti e oscuri in un clima tranquillo.

Un modo per far sentire al pubblico quello che avevamo sentito noi, mentre ci addentravamo nella storia di Silvio Berlusconi. Le fotografie, trattate graficamente con grande maestria da Felix Petruska, hanno fatto sì che il racconto fosse molto più fluido e che le immagini entrassero al momento giusto, senza perderne l’intensità. Ancor oggi ci chiediamo quale sia la parola tecnica azzeccata per definire questo lavoro. Personalmente credo che abbiamo usato diverse estetiche e che nulla è stato lasciato al caso. Rivedendo il lavoro finito, percepisco come tutti coloro che hanno lavorato al film abbiano lasciato la loro impronta e come il lavorare in un clima di grande collaborazione e libertà dia sempre i suoi frutti.
Ruben H. Oliva è nato a Rosario, Argentina, nel 1958. Giornalista, ha lavorato per Radio Popolare, Il Giorno, Repubblica. Collabora con Diario. Come regista e film-maker ha realizzato decine di documentari. Attualmente sta lavorando ad un’inchiesta sulla camorra.

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