MILANO – “Questo è uno scandalo principalmente privato, non è gestito dalla politica”. Carlo Federico Grosso, ordinario di diritto penale a Torino, è convinto che quella di Mani Pulite sia tutt’altra storia, rispetto a questa di Bancopoli. Non fosse altro, dice l’ex vice presidente del Csm, per un motivo: “Negli Anni ’90 esisteva un primato della politica che oggi non c’è più. I poteri forti sono altrove, nel mondo finanziario ed economico, nei salotti buoni, non certo in Parlamento”.Eppure, professore, resta il dubbio: prenda Ricucci e il tentativo di scalata alla Rcs. Senza coperture politiche, che senso ha rastrellare il 20% in presenza di un patto di sindacato che controlla la maggioranza del capitale?“Questo non si riesce proprio a capire. Forse dobbiamo aspettare eventuali sviluppi delle indagini. Però non so, forse dipende solo dalla volontà di mettere un piede nel grande salotto dell’informazione”.Eppure, l’intreccio di interessi tra il finanziere Gnutti e la Montepaschi di Siena è ormai evidente e la vicenda Unipol è il portato di perversi intrecci fra politica e banche e sembra legata allo scandalo della Bpi…“Eppure, eppure… Certo, c’è ormai tutta una serie di filoni che dimostrano intrecci tra i due mondi, quello politico e quello finanziario, ma sembrano tutti mossi da interessi di natura prevalentemente economica. Forse puntavano alla creazione di un quinto grande polo finanziario-assicurativo.
Di certo, l’obiettico comune che muoveva furbetti e scalatori era economico. Ne sono sicuro: non credo che questa mia impressione venga smentita dal proseguo delle indagini. Oggi il bandolo del gioco è nelle mani delle banche”.C’è modo di regolare il rapporto tra politica e finanza? Come si può sciogliere eticamente il nodo?“Il presupposto fondamentale è quello della trasparenza. Sono d’accordo con Montezemolo quando dice che servono più mercato e più concorrenza. Sono rimasto particolarmente colpito, quasi sconcertato, dall’atteggiamento della politica dopo gli scandali Cirio e Parmalat. Per scuotere l’apatia parlamentare ci sono voluti quattro anni e solo nei giorni scorsi si è arrivati alla legge sulla tutela del risparmio”.Le intercettazioni pubblicate sui giornali in questi ultimi mesi hanno forse potuto di più …“Il tema delle intercettazioni è delicato, perché tocca direttamente le garanzie personali. E’ inutile oltre che indegno pubblicare stralci di conversazioni private. Ma sarei preoccupato se una eventuale legge cancellasse la possibilità di usare le intercettazioni”La legge sulla tutela del risparmio è stata approvata, ma anche qui i dubbi sono molti: il regime del falso in bilancio resta inefficace e poi la commissione per la tutela del risparmio è di nomina governativa. Riecco il rischio di interferenze politiche.“Ci sono grossi limiti in questa legge. Nel momento in cui si attribuisce al governo, senza contrappesi e bilanciamenti, un potere così rilevante, il rischio è già un ostacolo.
Ma esiste sempre l’opinione pubblica, esistono i giornali. La trasparenza, torno a dirlo, è l’unica salvezza. Dovrebbe essere l’obiettivo principale per ogni legge in materia penale e finanziaria”.
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