Nadia Urbinati

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Nadia Urbinati

E’ docente di Teoria politica nel Department of Political Science, Columbia University di New York, e insegna corsi alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e al”Università Bocconi. Ha insegnato a New York University, a New School for Social Research, a Science Po (Parigi) e all”Università UNICAMP (Brasile).

 

Si occupa di pensiero politico moderno e contemporaneo; le sue ricerche si sono concentrate sul liberalismo e il liberal-socialismo italiani ed europei, sul cosmopolitismo e le teorie politiche federaliste, sulla rappresentanza politica e la teoria democratica. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attività di ricerca sulle forme dell’opinione nelle democrazie rappresentative contemporanee, e in particolare il mito dell’impolitica e della competenza tecnica, le visioni populiste e il plebiscitarismo dell’audience.

 

Tra i suoi volumi più recenti:

 

La Vera Seconda Repubblica: l’ideologia e la macchina (insieme a David Ragazzoni) per Cortina (2016); Democrazia sfigurata: Il popolo tra verità e opinione (Egea Bocconi 2014, traduzione del testo originale inglese uscito per i tipi di Harvard University Press, 2014); Liberi e uguali (Laterza 2011) e La trasformazione antiegualitaria (Laterza 2012) e Democrazia in diretta (Feltrinelli 2014).  Sono in corso di preparazione un volume in inglese sul populismo per Polity Press e un volume in italiano sul lavoro per Einaudi.

Collabora ad alcuni quotidiani e settimanali italiani di politica, tra cui La Repubblica, Il Manifesto ed Left. Collabora al Movimento federalista europeo.

6 commenti

  • Gentilissima Professoressa Urbinati,
    Le scrivo per segnalarLe il contenuto del disegno di legge che riforma la legge quadro in materia di aree protette (legge 394 del 1991) all’esame della Commissione Ambiente del Senato.
    Infatti, l’intero disegno di legge presenta un insieme di disposizioni dirette a depotenziare le tutele fin qui approntate dall’ordinamento giuridico nazionale a favore delle aree protette.
    Indico, solo a titolo esemplificativo, le disposizioni che appaino particolarmente critiche.
    L’articolo 6 modifica l’articolo 11 della legge n. 394/1991, prevedendo che:
    – il regolamento del Parco possa derogare a tutta una serie di vincoli già previsti nell’articolo 11 medesimo (introduzione di specie vegetali o animali che possono alterare l’equilibrio naturale, modificazione del regime delle acque, apertura di discariche, coltivazione idrocarburi, costruzione impianti a biomassa);
    – sia affidata per legge unicamente alla Federparchi la titolarità della rappresentanza istituzionale in via generale degli enti dì gestione delle aree protette.
    L’articolo 9 modifica l’articolo 16 della legge 394 del 1991, istituendo sì dei “canoni” ma ammettendo su vasta scala la concedibilità di deviazioni d’acqua, l’introduzione di impianti di biomasse, la coltivazione di idrocarburi.
    L’articolo 9, comma 1-capoverso 1-undecies, contiene una disposizione dirompente per la storia dei beni pubblici di questo Paese. Infatti, in essa si prevede che i beni demaniali non già affidati a terzi al momento dell’entrata in vigore della legge siano dati – se richiesti – in concessione gratuita all’ente di gestione dell’area protetta che può concederli in uso a terzi contro il pagamento di un canone. .
    Spero che si possa dare avvio a una forte azione di sensibilizzazione sul provvedimento in considerazione della sua straordinaria rilevanza e della sua probabile imminente approvazione.
    Nel ringraziarLa per la cortese attenzione, Le porgo distinti saluti
    T. Martorella
    http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/testi/39420_testi.htm

  • Gent.ma Prof.ssa, può gentilmente fornirmi un riferimento della sua frase circa le Costituzioni per i pensatori del ‘700 (demoni e angeli…)
    Me ne hanno chiesto conto dopo averla diffusa, e mi piacerebbe poter replicare.
    La ringrazio infinitamente, a presto!

  • @Riccardo Cochetti

    Il riferimento fornito da Nadia Urbinati è: Madison e i federalisti in USA e Kant in Europa.

  • Alla sua cortesissima attenzione,
    Conoscendo da tempo la sua opinione e visione della società e del mondo, mi sento sollecitato e curioso di conoscere, su questo Manifesto che le invio, la sua personale opinione.
    Avendo un carattere riservato e modesto, preferisco l’anonimato.

    Nonno Italiano
    http://www.nonnoitaliano.it

  • Gentile Professoressa,
    ieri ho sentito le Sue opinioni durante la trasmissione “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, ma ciò che ha causato in me una riflessione profonda sono stati il titolo e il sottotitolo del Suo nuovo libro, che parla del sorteggio come possibile sostituzione del voto come strumento democratico. Inizialmente ho pensato a una provocazione, ma subito mi è sovvenuto che da anni sostengo che il consenso, la base di ogni sistema democratico, sia diventato merce, a disposizione tramite il marketing di chi paga di più. E che quindi sia necessario che tutti ci si ponga il problema di come riportare la volontà popolare al di fuori delle manipolazioni e dei condizionamenti formidabili a cui è correntemente soggetta.
    Posso immaginare (non ho ancora comprato il libro, ma lo farò quanto prima) che Lei sostenga una tesi simile alla mia: cioè che tra le votazioni basate sul consenso oggi vigenti, e un sorteggio tra i candidati, ci sia ben poca differenza, e che forse quella differenza giochi a favore del sorteggio, sottraendo il potere politico dalle mani di chi imbraccia le armi della propaganda e del marketing.
    Oggi ho di nuovo riflettuto su questo argomento, e mi é venuta un’idea di cui vorrei parlare con Lei. Con Lei, perché Sua è la provocazione che ha dato origine a questa riflessione, e con Lei in quanto, essendo pressoché nulla la mia competenza nel campo della Scienza della Politica, ho bisogno di raffinare questa idea con “qualcuno bravo”.
    In poche parole, penso ad una rappresentanza fondata sul Dissenso, invece che sul Consenso. Mentre il consenso si trova oggi ad essere fortissimamente manipolato, mi sembra che ancora nessuno sia in grado di controllare con precisione ciò che NON ci piace.
    Poi, credo che sia più facile esprimere le nostre antipatie, che focalizzare su una precisa persona le nostre simpatie. Anche Montale ammetteva questa caratteristica: mentre si chiamava fuori dal fornire soluzioni, si riteneva però capace di dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
    Immagino una votazione dove si voti per escludere alcuni candidati dalla possibilità di governare, e un sorteggio tra i pochi candidati (immagino tre per ogni lista) MENO votati. Penso anche che si dovrebbero escludere coloro che abbiano ricevuto meno di un numero minimo di voti, in quanto apparentemente sconosciuti o ininfluenti: questo eliminerebbe la possibilità di eleggere persone “buttate lì” proprio per sfruttare la loro assoluta novità.
    Insomma, mi piacerebbe parlarLe, gentile Professoressa. Mi dica dove posso trovarLa, e se posso ambire a prendere un caffè con Lei.
    Francesco Loffredo

  • Un’attività di qualità dei partiti in una società basata su una democrazia con rappresentanza parlamentare eletta dal popolo.

    Dopo aver letto la relazione della prof. Arianna Di Vittorio (università di Foggia) intitolata “LA QUALITÀ NEI SERVIZI PUBBLICI E NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE” che esprime in modo molto chiaro quale deve essere l’organizzazione dinamica per ottenere il miglioramento continuo del servizio nell’era del terzo millennio mi sono convinto che i partiti dovrebbero organizzarsi come sarebbe auspicabile che lo fossero le aziende di servizio. Solo così le istituzioni dello Stato invece di risultare la sintesi di poteri che impongono la propria visione del futuro senza vera partecipazione democratica, potrebbero diventare il risultato di una democrazia che aspira all’eccellenza proprio perché i cittadini parteciperebbero a creare le nuove proprie abitudini culturali che aspirino all’eccellenza.
    Si sentono frequentemente molti esponenti politici affermare di essere servitori dello Stato e quindi servitori dei cittadini. Poiché i partiti sono le organizzazioni attraverso le quali dovrebbe essere espletato il loro servizio, risulta necessario, per fissare i termini, definire questo servizio e come le attività di queste organizzazioni possano risultare efficaci e rivolte al proprio miglioramento ed a quello degli elettori (utenti). Il bene che il partito si propone di fornire ai cittadini dovrebbe essere completamente privo da qualsiasi materialità ma, nello stesso tempo, tale da esprimere, come risultati, effetti sia immateriali (crescita culturale) che materiali (crescita economica). Il partito dopo aver individuato l’obiettivo da raggiungere che consiste in un proprio ben definito modello della società dei cittadini ne fa il motivo della propria esistenza e si propone di fornire ai cittadini idee per la sua costruzione.
    Per avere la visione dei fenomeni connessi che si sviluppano nella realtà, dobbiamo tener presenti tutti i soggetti interessati, vale a dire:

    • La struttura logica progettuale del partito, costituita dalle sue idee fondamentali, che vorrebbe esprimere come risultato il proprio modello di società. Questa struttura logica progettuale subisce l’evoluzione naturale sia per l’avvicendarsi delle persone preposte alla sua formulazione, sia perché alle stesse viene imposto dalla realtà di tener conto dell’evoluzione della società stessa.
    • L’insieme dei cittadini a cui si rivolge l’offerta del servizio.
    (Sarebbe per me importante definire con regole precise quale deve essere l’insieme dei cittadini ai quali può rivolgersi l’offerta politica per impedire che i partiti cerchino di allevare i minori alle proprie idee istituendo proprie scuole o introducendo propaganda nelle scuole; la formazione politica degli studenti dovrebbe avvenire obbligatoriamente in modo indiretto e naturalmente il più possibile in modo oggettivo, con l’obiettivo di lasciare crescere spirito critico e vera libertà di pensiero. Naturalmente i partiti possono anzi debbono fare scuole interne per perfezionare la professionalità dei propri addetti)
    • L’insieme degli addetti, i politici, che mantengono relazioni con i cittadini.
    • La struttura dello Stato che compendia l’insieme di regole imposte nel momento presente alla società, regole che devono essere rispettate ma possono essere modificate solo quando un nuovo convincimento culturale s’impone nella società stessa. Anche le stesse modalità della trasformazione devono però fare parte delle idee fornite dal servizio (partiti) e diventare operanti solo in conseguenza del convincimento dei cittadini per potersi sviluppare nelle decisioni di attuazione. Chi governa (l’esecutivo) è il gestore della società secondo le regole vigenti di modo che il partito che ha vinto le elezioni, si può dedicare a modificare le regole seguendo il proprio programma, ma non deve trarre alcun vantaggio diretto dal fatto che esprime gli uomini del governo. La struttura dello Stato si dovrebbe intendere come completamente separata dai partiti. Gli eletti (deputati del parlamento e senatori) sottoporranno le idee di ciascun partito (già utilizzate nel processo di elaborazione della dialettica di partito) alle discussioni delle camere fino ad ottenere la formulazione delle leggi, che risultano pertanto essere sempre una rielaborazione finale di pareri diversi. L’esecutivo (ripeto: indipendente dai partiti) è il gestore delle leggi formulate, solo eccezionalmente propone leggi (attraverso decreti) che diventano definitive solo dopo l’approvazione delle due camere.

    A ciascuno dei punti precedenti possiamo far corrispondere qualcosa di analogo nelle società di servizi.

    La struttura logica, progetto del partito, corrisponde alla ragione sociale della società di servizio che comprende tutti gli apparati che elaborano i piani di penetrazione nel mercato insieme all’idea del prodotto più efficace.
    L’insieme dei cittadini elettori corrisponde alla clientela acquisita, da conservare, o potenziale, ancora estranea, che si vuole convincere a utilizzare il servizio proposto della società. Anche la clientela delle società di servizio dovrebbe essere salvaguardata da interventi di persuasione che travalichino la concorrenza corretta, come la pubblicità non veritiera, la prepotenza economica, il lavoro nero, prodotti di basso costo ma controproducenti per la società, ecc.
    Gli addetti alle relazioni esistono anche nelle società e sono i pubblicitari e i venditori.
    La struttura dello Stato con tutte le sue regole che dovrebbe essere tenuta presente con il dovuto rispetto da entrambe le organizzazioni.

    La differenza basilare fra il partito e il servizio sta nelle modalità di ciascuna delle due organizzazioni per il reperimento delle risorse economiche. La società di servizio ricava il sostentamento dalla vendita del servizio alla propria clientela e pertanto dipende da questa e deve attrezzarsi per soddisfarne i bisogni. I partiti politici invece acquisiscono potere economico dai cittadini che li eleggono solo nel momento delle votazioni (la sovvenzione è denominata in modo improprio, rimborso delle spese sostenute durante la campagna elettorale) e di questi solo una parte esigua continua a finanziarli in modo diretto; (è naturale che i politici soddisfino in modo più concreto chi gli dà il sostegno materiale diretto). Il meccanismo di finanziamento dei partiti falsa evidentemente la democrazia dando maggior peso politico a chi in qualche modo mantiene relazioni economiche con i politici e come vediamo dalle cronache questa modalità si presta ad intrallazzi e corruzioni. Secondo me, se si riuscisse a far diventare abitudine di tutti i componenti la società, una riforma che prevedesse una sovvenzione dello Stato ai partiti elargita in proporzione alle tessere (controllabili con codice fiscale trasmesso agli uffici del fisco nel momento del tesseramento e come avviene per un qualsiasi servizio, soggetto a diritto di recesso in qualsiasi momento con opportuno avviso agli stessi uffici) ed il divieto penale degli uomini politici e dei partiti di ricevere regali dei loro sostenitori e naturalmente di farli, gioverebbe molto a rendere pulita la politica.
    La mia ipotesi è che il partito dovrebbe ricevere la sovvenzione dello Stato periodicamente e sempre in modo proporzionale alle tessere in proprio possesso nel momento della elargizione e che tutti i politici che ne fanno parte dovrebbero ricevere il proprio stipendio dal proprio partito secondo regole interne al partito stesso. Rimarrebbero a carico diretto dello Stato gli stipendi di coloro che rivestono cariche pubbliche riguardanti compiti chiaramente esecutivi e cioè gli addetti alle funzioni di governo, sia della Nazione che delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Lo scopo di questa impostazione è di creare una struttura basata sul proposito della ricerca continua dell’eccellenza, che parte dalla capacità dei partiti di farsi conoscere dai propri sostenitori non solo per il proprio progetto ma anche per il modo con cui sono capaci di attuarlo nel tempo.
    È, inoltre significativa la differenza che esiste fra il cittadino, semplice elettore, che usufruisce dell’offerta dei partiti e il cliente dei servizi offerti da una società di servizi. Il cliente usufruisce di quanto gli viene offerto immediatamente appena usa il servizio e può esprimere immediatamente il proprio giudizio, il cittadino usufruisce di due effetti diversi, quello culturale che è immediato è tanto più realizzato, quanto più non si ferma a semplice informazione propagandistica unidirezionale ma è comunicazione bidirezionale con crescita culturale dei due soggetti e l’effetto finale che può sembrare anche completamente eluso ma che gli addetti alla comunicazione del partito dovrebbero avere la capacità di ridiscutere, sempre in modo costruttivo e reciproco, sia con i cittadini che con la gerarchia del partito alla ricerca di ulteriori miglioramenti delle nuove idee proposte.
    Dobbiamo anche prestare attenzione alle situazioni particolari in cui si trovano i partiti politici che esprimono, avendo vinto le elezioni, gli uomini di governo. Gli stessi avranno vantaggio, quando oggettivamente la società vive un periodo di sviluppo mentre inversamente un periodo di regressione, comporterà difficoltà di consenso.

    Nota Mi sembra di non aver considerato l’esistenza di servizi pagati dai cittadini in via indiretta. Mi riferisco ad adempimenti della pubblica amministrazione che riguardano una comunità nel suo insieme. Chiaramente quanto più l’operatore del servizio ha l’esclusività del compito, tanto più la responsabilità non può essere che politica, cioè di chi gli ha assegnato quel compito.
    Il pagamento può essere parzialmente diretto; questo avviene quando l’espletamento del compito è rivolto al singolo cittadino ma l’organizzazione deve essere pronta a dare risposta a chiunque nella comunità. Risulta di conseguenza che i cittadini sono più competenti quando usufruiscono o hanno usufruito direttamente del servizio. Come si sviluppa un miglioramento reale culturale della politica e dei cittadini? Con il criterio di dare semplicemente più potere alla maggioranza dei cittadini (comunque gli sia attribuito col solo voto o anche economico con la tessera) i politici cercheranno di soddisfare la maggioranza e il compito della buona risposta e dell’assolvimento a rispondere a chiunque si trovasse in futuro nello stato di necessità, verrebbe tranquillamente trascurato. Mi accorgo ora di aver dato in qualche modo già una risposta che riporto: “La tessera del partito renderebbe il ruolo del cittadino molto più importante, ma
    credo che sia comunque necessario, farlo crescere nelle competenze politiche e nella conoscenza dei fatti amministrativi e, perciò, come vien fatto in una regione
    della Francia, si potrebbero istituire delle camere basse in cui i cittadini tirati in
    sorte partecipano direttamente al controllo delle decisioni politiche per un periodo
    adeguato a creare esperienza e ad avere risultati efficaci. Il sistema dovrebbe
    funzionare facendo scalare i componenti l’assemblea in modo da sostituire man
    mano con nuovi sorteggiati gli uscenti e conservare così sempre persone che hanno
    acquisito esperienza.” Aggiungo che queste commissioni di controllo potrebbero essere specializzate per servizio.

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