“Estrema destra 2.0. Cos’è e come combatterla” è il libro di Steven Forti, Castelvecchi editore, attorno al quale ruota questo secondo incontro del ciclo “Autoritarismi in democrazia“. Qui tutti gli appuntamenti 2025\2026.
Attraverso un’indagine documentata e appassionata, Forti ci insegna a riconoscere il nuovo volto dell’autoritarismo, analizza i nessi tra potere, tecnologia e propaganda, e ci fornisce gli strumenti per non abbassare la guardia.
La prefazione al libro è di Enric Juliana. Riportiamo il passaggio finale.
[…] Il fascismo venne duramente sconfitto, ma dagli anni Settanta del secolo scorso sembra voler tornare in auge. In Italia, dove la Costituzione repubblicana vieta espressamente la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista, ben presto sorse un movimento nostalgico del fascismo “sociale”, affiancato da piccoli gruppi violenti, che ottenne persino la protezione di una parte dei servizi segreti durante i duri anni di piombo dopo il maggio del Sessantotto. Tale rinascita pareva essersi arrestata con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, ormai più di trent’anni fa, e lo spettacolare trionfo della democrazia liberale.
Ora, nel mezzo della crisi strutturale del neoliberismo, stiamo assistendo a una seconda rinascita, più forte, più intensa e più ampia. «La storia non si ripete, ma fa rima» disse Mark Twain. Se guardiamo con maggior attenzione, più da vicino, possiamo vedere che ci sono alcuni versi che invece non rimano in questa seconda strofa storica. I Fasci di Combattimento nacquero per spezzare le gambe al collettivismo socialista. Sorsero per fermare l’onda d’urto della Rivoluzione d’Ottobre. Questo fu l’alibi quando le squadre in camicia nera si offrirono come servizio d’ordine ai ricchi proprietari terrieri agrari dell’Italia settentrionale e centrale. Questo fu l’alibi di Hitler e delle Sturmabteilungen (SA), le camicie brune, quando riuscirono a ottenere il sostegno finanziario della grande industria tedesca. Il socialismo rivoluzionario metteva allora in discussione la proprietà privata. I comunisti europei volevano seguire le orme dell’Unione Sovietica e alcuni socialisti riformisti erano attratti dall’idea. I sindacati volevano prendere il potere e organizzare l’economia. Cent’anni dopo, la massima aspirazione della sinistra in un Paese come la Spagna è quella di aumentare il salario minimo di quindici euro al mese, di cercare di mitigare l’escalation dei prezzi degli affitti, di moderare l’impennata del prezzo dell’elettricità, di ridurre la precarietà dei giovani, di approvare leggi a favore della parità di diritti per le donne e di proteggere la dignità umana di gay, lesbiche e transessuali. La sinistra del XXI secolo denuncia cento ingiustizie al giorno, di cui riesce a risolverne solo una o due all’anno, semplicemente perché i principali ingranaggi del mondo non sono più alla sua portata. Nessuna forza politica con un minimo di rappresentanza parlamentare nelle democrazie liberali propone oggi la collettivizzazione dei mezzi di produzione. Sulla sponda sinistra, la storia non si ripete.
Se il nemico rivoluzionario non esiste più, qual è l’ingranaggio che ha messo in moto questa seconda reincarnazione della destra autoritaria? Se la storia non fa più rima sulla sponda sinistra, perché la fa su quella destra? Queste sono due delle domande affrontate in questo eccellente libro dello storico Steven Forti, attraverso cui ci invita a riflettere su ciò che c’è di eterno nel fascismo. Oltre l’economia, i valori. Oltre la politica nazionale, la geopolitica. Oltre la propaganda, le reti. Oltre le masse, l’atomizzazione delle folle digitali. Al di là della nostalgia, ci troviamo di fronte a un’enorme capacità di mutazione in grado di sedurre anche settori della sinistra nostalgici di vetuste sovranità.
L’estrema destra 2.0 si propone come amministratore della rabbia e tecnologo della paura in un mondo ormai illeggibile. Un mondo molto difficile da comprendere, poiché la confusione è il prezzo che dobbiamo pagare per non dover andare in guerra. Per il momento.


